MISSIONI AL POPOLO PIUMAZZO 13-27. OTTOBRE 2024

BOLLETTINO PARROCCHIALE NR.378 OTTOBRE/ NOVEMBRE 2024

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ORARIO SANTE MESSE

Orari Sante messe :

 

Feriali: ore 18,30 Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì  

             ore 20,00  Mercoledì  

Prefestiva: ore 19.00   

Festiva: ore 10.00

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CALENDARIO LITURGICO SETTIMANALE

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Tutti i mercoledì

  

 

SANTA MESSA ORE 20.00 E A SEGUIRE LA RECITA DELLA CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA 

TUTTE LE DOMENICHE

 

 

 

ALLE ORE 16.00 ADORAZIONE EUCARISTICA E RECITA  DEL SANTO ROSARIO

IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

PREGHIERA DELLA SETTIMANA

Preghiera del 13. ottobre 2024

LA FOTO DELLA SETTIMANA

La  foto del  13.ottobre 2024

CANTARE INSIEME FA BENE!

CORO SAN GIACOMO
CORO SAN GIACOMO
Cantare in coro fa bene perchè stimola la creatività, le relazioni sociali e affettive, sviluppa l'ascolto, l'attenzione, l'espressione e la comunicazione e fa' apprendere un nuovo linguaggio, quello musicale.
Nel coro non ci sono differenze, alti e bassi, grassi o magri, giovani e meno giovani, tutti sono ugualmente importanti e ognuno contribuisce con la propria voce a creare un suono magico e meraviglioso, il suono del CORO.
Il Coro S. Giacomo di Piumazzo, presente in parrocchia da 25 anni anima le celebrazioni liturgiche della comunità e organizza concerti e attività culturali e musicali.
Stiamo cercando nuove voci, femminili e maschili, e una potrebbe essere proprio la tua!
Per informazioni rivolgersi a don Remo o alla direttrice Maria Teresa. Ti aspettiamo! 
Elenco dei prossimi appuntamenti del Coro S. Giacomo: 

Vedere Dio

(Bruno Ferrero, Il canto del grillo)

Una volta un re, convocò tutti i maghi, i sapienti e i sacerdoti del suo regno. Li minacciò dei castighi più terribili se non gli mostravano Dio. Quei pove­retti si disperavano e si strappavano i capelli senza saper cosa fare, quando arrivò un pastore che annun­ciò a tutti di essere in grado di risolvere il problema. 
Si affrettarono a presentarlo al re. Il pastore allo­ra condusse il sovrano su un terrazzo e gli indicò il sole. 
«Guardalo!», disse. 
Dopo un istante, il re abbassò gli occhi, gridan­do: «Vuoi accecarmi?». 
«Mio Signore», disse il pastore, «il sole è solo una piccola cosa del Creatore, neanche una scintilla del suo splendore... come puoi pensare di posare gli oc­chi su Lui in persona?». 

Ogni giorno il discepolo poneva la stessa doman­da: «Come posso trovare Dio?». E ogni giorno ri­ceveva la stessa misteriosa risposta: «Devi deside­rarlo». 
«Ma io lo desidero con tutto il mio cuore, no? Al­lora perché non lo trovo?». 
Un giorno, il maestro si stava bagnando nel fiu­me con il discepolo. Spinse la testa del giovane sot­t'acqua e ve la tenne mentre il poveretto si dibatteva disperatamente per liberarsi. 

XXVIII DOMENICA DI TEMPO ORDINARIO

Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.

13.OTTOBRE 2024

Per chi vuole appartenere totalmente a Cristo, le ricchezze terrene sono un ostacolo e la giustizia della legge è sufficiente. Per seguirlo da vicino bisogna rinunciare a tutte le sicurezze umane e abbandonarsi all’azione di Dio.

Maestro buono, concedimi sempre di bere l’acqua viva del tuo Spirito. Desidero seguirti, Gesù,  per entrare nel regno di Dio e ricevere la vita eterna, anche se so che devo donarmi totalmente, perché tu ti sei donato totalmente a noi. So che non sarà facile, ma a mano a mano che avanzerò con te nel cammino, mi sentirò più libero per porre il mio cuore in ciò che veramente conta e dura, nell’amore del Padre che tu ci hai mostrato. Amen

 

NON DI SOLO PANE NR.1150

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PREGHIERA IN FAMIGLIA

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Riflessione Vangelo: XXVIII DOMENICA DI TEMPO ORDINARIO ANNO B

Nei Vangeli, generalmente, chi si avvicina a Gesù e corre da Lui, è colui che ha bisogno di essere guarito e sanato. Persone ammalate e afflitte, che vedono in Cristo il guaritore e il taumaturgo, capace di far ritrovare la salute del corpo o la liberazione dal maligno. Il giovane che incontriamo oggi no, non alcuna necessità di essere guarito da malattia o infermità, cerca e incontra Gesù perché gli manca qualcosa dentro, nel cuore, e cerca qualcosa in più di quello che è la vita terrena e materiale. E' ricco, giovane, stimato, possidente di molti beni. Eppure, eppure non è soddisfatto: è alla ricerca di un equilibrio, di una armonia intima che non trova nella ricchezza e nel benessere materiale. "Maestro - dice - cosa devo fare per avere la vita eterna?". Manca, a quel giovane, una vera relazione e un effettivo rapporto con Dio, pur nella correttezza della sua vita e nell'osservanza scrupolosa della legge. Rimane zavorrato e paralizzato dai beni materiali che gli impediscono di rispondere a quel "vieni e seguimi" di Cristo e "se ne andò, afflitto, perché aveva molti beni". Rapporto mancato e fallito, delusione e tristezza. "Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri" - La vera nostra ricchezza è proprio questa: gli altri, i fratelli, che sono il legame che ci annoda a Dio e ci fa diventare di cento volte più ricchi e destinati alla vita eterna. 

VIDEO VANGELO PER I BAMBINI

 

Dal Vangelo secondo Marco

Mc 10,17-30
Vendi quello che hai e seguimi.

   

 

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: ganto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

IL VIDEO DEL MESE

Per una missione condivisa – Il Video del Papa 10 – ottobre 2024

Il video con l'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di ottobre 2024: Preghiamo perché la Chiesa continui a sostenere in ogni modo uno stile di vita sinodale, nel segno della corresponsabilità, promuovendo la partecipazione, la comunione e la missione condivisa tra sacerdoti, religiosi e laici. A cura della Rete Mondiale di Preghiera del Papa - Apostolato della Preghiera. In lingua spagnola con traduzione e sottotitoli in italiano.

NOTIZIE DAL MONDO

Parole e vita. Citazioni beate: alla sorgente delle frasi più celebri di Carlo Acutis

«Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie», ma anche «la tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio», sono due frasi fulminanti, ormai inscindibili dal modo di vivere e di credere portato avanti dal beato Carlo Acutis. Frequentemente citate a suo riguardo, in realtà non sono state coniate direttamente da lui. Rimane comunque impossibile capire da dove le avesse tratte: forse da qualche lezione scolastica, dai consigli di qualche sacerdote, o ancora da letture portate avanti autonomamente.

La frase sugli originali e le fotocopie trova corrispondenza nel saggio “Conjectures on Original Composition” (“Congetture sulla composizione originale”), opera del pastore anglicano Edward Young, edito nel 1759. Meditando sul rapporto tra autori del suo tempo e modelli classici, l’autore, che era anche poeta e critico letterario, sosteneva che lo spirito d’imitazione contrasta il disegno della natura, che porta gli uomini nel mondo «completamente originali. Non ci sono due volti né due menti simili; ma tutti portano l’evidente marchio di separazione della natura su di essi. Nati originali, come accade che moriamo copie?».

La seconda espressione si ritrova invece praticamente identica nell’opera “Silence cartusien” (“Silenzio certosino”) di dom Augustin Guillerand, già priore della Certosa di Vedana, morto nella Grande Certosa a Saint-Laurent-du-Pont nel 1945. A sua volta l’ha ricavata da un autore anonimo, stando a quello che scrive: «Ti ho citato una bella massima che ho copiato già da lunghi anni e che molto spesso mi rammento: “La tristezza è lo sguardo su di sé; la gioia è lo sguardo su Dio!”. Medita queste parole, e vi troverai il segreto della felicità. Le anime soffocano perché sono strette; e sono strette perché restano nei limiti del loro piccolo “io”. È più che naturale che manchino d’aria in questa prigione. Bisogna uscirne. Noi siamo più grandi di noi; ecco perché soffriamo quando rimaniamo in noi. Noi siamo grandi come Dio, ma a condizione di entrare in lui».

Il fatto che abbia attinto ad autori più antichi non sminuisce, però, la caratura della sua testimonianza. È molto più importante, infatti, riconoscere come Carlo abbia reinterpretato quegli insegnamenti, associandoli alla sua vita ordinaria di figlio e di studente.

Alla natura teorizzata dal pensatore inglese, il ragazzo ha sostituito Dio, anche se in maniera non esplicita. In questo modo, ha trovato la propria originalità e l’ha messa in campo con tutti i mezzi a disposizione, a cominciare dall’interesse per l’informatica. Invece di conformarsi a quello che la società poteva chiedere a uno come lui, è andato dritto per la sua strada, convinto che Dio fosse dalla sua parte.

Inoltre, piuttosto che riprodurre in ogni dettaglio un prototipo di bambino o ragazzo santo, come tanti vissuti in epoche più o meno remote – basti pensare ai santi Francesco e Giacinta Marto, che per Carlo erano comunque dei punti di riferimento – ha cercato come esserlo lui tra la fine del Ventesimo secolo e l’inizio del Ventunesimo, badando a sé stesso e a quello che il Signore gli suggeriva tramite i fatti della vita, aiutato da alcune guide spirituali e mosso dalla sua insaziabile curiosità.

 

Il suo sguardo, poi, secondo le testimonianze più volte ascoltate in questi anni, non è mai stato ripiegato su di sé, neanche quando ha affrontato prove piccole o grandi, non ultima la malattia che l’ha portato alla morte. Contemplava Gesù nell’Eucaristia, ma riusciva a riconoscerlo presente anche visitando i senzatetto o collaborando a insegnare il catechismo. Faceva ricerche sulle indulgenze e sui Novissimi, ma non per andare dritto in Paradiso lui da solo. In modo sorprendente e incredibilmente rapido, è dunque diventato a sua volta una fonte d’ispirazione per tanti, non solo giovani, che attendono ormai solo l’annuncio del giorno della canonizzazione.

IL LIBRO DELLA SETTIMANA

Diario di santa Maria Faustina Kowalska - La misericordia Divina nella mia anima

Descrizione

Gesù ha affidato a questa religiosa semplice, senza istruzione, ma forte e infinitamente fiduciosa in Dio, una grande missione: il messaggio della Divina Misericordia rivolto al mondo intero.

La missione di Santa Faustina consiste nel ricordare una verità di fede da sempre conosciuta, ma dimenticata, riguardante l'amore misericordioso di Dio per l'uomo e la trasmissione di nuove forme di culto della Divina Misericordia, la cui pratica dovrebbe portare al rinnovamento della vita di fede nello spirito di fiducia e misericordia cristiana.

Il culto della Divina Misericordia consiste nella fiducia nella infinità bontà di Dio e nelle opere di misericordia verso il prossimo.

 

La missione di Santa Faustina trova una forte ispirazione nella Sacra Scrittura e si riflette nei documenti della Chiesa. 

DIOCESI DI BOLOGNA

Per seguire le celebrazioni del cardinal Zuppi collegarsi a questo link:   www.youtube.it/user/12portebo

Prossimi appuntamenti

LE PAROLE DEL PAPA

Fratelli e sorelle, la guerra è un’illusione, è una sconfitta, non porterà mai la pace, non porterà mai la sicurezza, è una sconfitta per tutti, soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi, per favore!


PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 9 ottobre 2024

Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 8. «Tutti furono colmati di Spirito Santo». Lo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel nostro itinerario di catechesi sullo Spirito Santo e la Chiesa, oggi facciamo riferimento al Libro degli Atti degli Apostoli.

Il racconto della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste inizia con la descrizione di alcuni segni preparatori – il vento fragoroso e le lingue di fuoco –, ma trova la sua conclusione nell’affermazione: «E tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4). San Luca – che ha scritto gli Atti degli Apostoli – mette in luce che lo Spirito Santo è Colui che assicura l’universalità e l’unità della Chiesa. L’effetto immediato dell’essere “colmati di Spirito Santo” è che gli Apostoli «cominciarono a parlare in altre lingue» e uscirono dal Cenacolo per annunciare Gesù Cristo alla folla (cfr At 2,4ss).

Così facendo, Luca ha voluto mettere in risalto la missione universale della Chiesa, come segno di una nuova unità tra tutti i popoli. In due modi vediamo che lo Spirito lavora per l’unità. Da un lato, spinge la Chiesa verso l’esterno, perché possa accogliere un numero sempre maggiore di persone e di popoli; dall’altro lato, la raccoglie al suo interno per consolidare l’unità raggiunta. Le insegna a estendersi in universalità e a raccogliersi in unità. Universale e una: questo è il mistero della Chiesa.

Il primo dei due movimenti – l’universalità – lo vediamo in atto nel capitolo 10 degli Atti, nell’episodio della conversione di Cornelio. Il giorno di Pentecoste gli Apostoli avevano annunciato Cristo a tutti i giudei e gli osservanti della legge mosaica, a qualsiasi popolo appartenessero. Ci vuole un’altra “pentecoste”, molto simile alla prima, quella in casa del centurione Cornelio, per indurre gli Apostoli ad allargare l’orizzonte e far cadere l’ultima barriera, quella tra giudei e pagani (cfr At 10-11).

A questa espansione etnica si aggiunge quella geografica. Paolo – si legge sempre negli Atti degli Apostoli (cfr 16,6-10) – voleva annunciare il Vangelo in una nuova regione dell’Asia Minore; ma, è scritto, «lo Spirito Santo glielo aveva impedito»; voleva passare in Bitinia «ma lo Spirito di Gesù non lo permise». Si scopre subito il perché di questi sorprendenti divieti dello Spirito: la notte seguente l’Apostolo riceve in sogno l’ordine di passare in Macedonia. Il Vangelo usciva così dalla nativa Asia ed entrava in Europa.

Il secondo movimento dello Spirito Santo – quello che crea l’unità – lo vediamo in atto nel capitolo 15 degli Atti, nello svolgimento del cosiddetto concilio di Gerusalemme. Il problema è come far sì che l’universalità raggiunta non comprometta l’unità della Chiesa. Lo Spirito Santo non opera sempre l’unità in maniera repentina, con interventi miracolosi e risolutivi, come a Pentecoste. Lo fa anche – e nella maggioranza dei casi – con un lavorio discreto, rispettoso dei tempi e delle divergenze umane, passando attraverso persone e istituzioni, preghiera e confronto. In maniera, diremmo oggi, sinodale. Così infatti avvenne, nel concilio di Gerusalemme, per la questione degli obblighi della Legge mosaica da imporre ai convertiti dal paganesimo. La sua soluzione fu annunciata a tutta la Chiesa con le ben note parole: «Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi...» (At 15,28).

Sant’Agostino spiega l’unità operata dallo Spirito Santo con una immagine, divenuta classica: «Ciò che è l’anima per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa» [1]. L’immagine ci aiuta a capire una cosa importante. Lo Spirito Santo non opera l’unità della Chiesa dall’esterno; non si limita a comandare di essere uniti. È Lui stesso il “vincolo di unità”. È Lui che fa l’unità della Chiesa.

Come sempre, concludiamo con un pensiero che ci aiuta a passare dall’insieme della Chiesa a ciascuno di noi. L’unità della Chiesa è l’unità tra persone e non si realizza a tavolino, ma nella vita. Si realizza nella vita. Tutti vogliamo l’unità, tutti la desideriamo dal profondo del cuore; eppure essa è tanto difficile da ottenere che, anche all’interno del matrimonio e della famiglia, l’unione e la concordia sono tra le cose più difficili da raggiungere e più ancora da mantenere.

Il motivo – per cui è difficile l’unità tra noi – è che ognuno vuole, sì, che si faccia l’unità, ma intorno al proprio punto di vista, senza pensare che l’altro che gli sta davanti pensa esattamente la stessa cosa circa il “suo” punto di vista. Per questa via, l’unità non fa che allontanarsi. L’unità di vita, l’unità di Pentecoste, secondo lo Spirito, si realizza quando ci si sforza di mettere al centro Dio, non sé stessi. Anche l’unità dei cristiani si costruisce così: non aspettando che gli altri ci raggiungano là dove noi siamo, ma muovendoci insieme verso Cristo.

Chiediamo allo Spirito Santo che ci aiuti ad essere strumenti di unità e di pace.