NATALE A PIUMAZZO 2024
BOLLETTINO PARROCCHIALE NR.379 NATALE 2024
ORARIO SANTE MESSE
Orari Sante messe :
Feriali: ore 18,30 Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì
ore 20,00
Mercoledì
Prefestiva: ore 18.00
Festiva: ore 09.45 e ore 11.00
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CALENDARIO LITURGICO SETTIMANALE
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Tutti i mercoledì
SANTA MESSA ORE 20.00 E A SEGUIRE LA RECITA DELLA CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA
TUTTE LE DOMENICHE
ALLE ORE 16.00 ADORAZIONE EUCARISTICA E RECITA DEL SANTO ROSARIO
IL PENSIERO DELLA SETTIMANA
PREGHIERA DELLA SETTIMANA
Preghiera del 13. ottobre 2024
LA FOTO DELLA SETTIMANA
La foto del 13.ottobre 2024
CANTARE INSIEME FA BENE!
Vedere Dio
(Bruno Ferrero, Il canto del grillo)
Una volta un re, convocò tutti i maghi, i sapienti e i sacerdoti del suo regno. Li minacciò dei castighi più terribili se
non gli mostravano Dio. Quei poveretti si disperavano e si strappavano i capelli senza saper cosa fare, quando arrivò un pastore che annunciò a tutti di essere in grado di risolvere il
problema.
Si affrettarono a presentarlo al re. Il pastore allora condusse il sovrano su un terrazzo e gli indicò il
sole.
«Guardalo!», disse.
Dopo un istante, il re abbassò gli occhi, gridando: «Vuoi accecarmi?».
«Mio Signore», disse il pastore, «il sole è solo una piccola cosa del Creatore, neanche una scintilla del suo splendore...
come puoi pensare di posare gli occhi su Lui in persona?».
Ogni giorno il discepolo poneva la stessa domanda: «Come posso trovare Dio?». E ogni giorno riceveva la stessa
misteriosa risposta: «Devi desiderarlo».
«Ma io lo desidero con tutto il mio cuore, no? Allora perché non lo trovo?».
Un giorno, il maestro si stava bagnando nel fiume con il discepolo. Spinse la testa del giovane sott'acqua e ve la tenne mentre il poveretto si dibatteva disperatamente per
liberarsi.
XXVIII DOMENICA DI TEMPO ORDINARIO
Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.
13.OTTOBRE 2024
Per chi vuole appartenere totalmente a Cristo, le ricchezze terrene sono un ostacolo e la giustizia della legge è sufficiente. Per seguirlo da vicino bisogna rinunciare a tutte le sicurezze umane e abbandonarsi all’azione di Dio.
Maestro buono, concedimi sempre di bere l’acqua viva del tuo Spirito. Desidero seguirti, Gesù, per entrare nel regno di Dio e ricevere la vita eterna, anche se so che devo donarmi totalmente, perché tu ti sei donato totalmente a noi. So che non sarà facile, ma a mano a mano che avanzerò con te nel cammino, mi sentirò più libero per porre il mio cuore in ciò che veramente conta e dura, nell’amore del Padre che tu ci hai mostrato. Amen
NON DI SOLO PANE NR.1150
PREGHIERA IN FAMIGLIA
Riflessione Vangelo: XXVIII DOMENICA DI TEMPO ORDINARIO ANNO B
Nei Vangeli, generalmente, chi si avvicina a Gesù e corre da Lui, è colui che ha bisogno di essere guarito e sanato. Persone ammalate e afflitte, che vedono in Cristo il guaritore e il taumaturgo, capace di far ritrovare la salute del corpo o la liberazione dal maligno. Il giovane che incontriamo oggi no, non alcuna necessità di essere guarito da malattia o infermità, cerca e incontra Gesù perché gli manca qualcosa dentro, nel cuore, e cerca qualcosa in più di quello che è la vita terrena e materiale. E' ricco, giovane, stimato, possidente di molti beni. Eppure, eppure non è soddisfatto: è alla ricerca di un equilibrio, di una armonia intima che non trova nella ricchezza e nel benessere materiale. "Maestro - dice - cosa devo fare per avere la vita eterna?". Manca, a quel giovane, una vera relazione e un effettivo rapporto con Dio, pur nella correttezza della sua vita e nell'osservanza scrupolosa della legge. Rimane zavorrato e paralizzato dai beni materiali che gli impediscono di rispondere a quel "vieni e seguimi" di Cristo e "se ne andò, afflitto, perché aveva molti beni". Rapporto mancato e fallito, delusione e tristezza. "Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri" - La vera nostra ricchezza è proprio questa: gli altri, i fratelli, che sono il legame che ci annoda a Dio e ci fa diventare di cento volte più ricchi e destinati alla vita eterna.
VIDEO VANGELO PER I BAMBINI
+ Dal Vangelo secondo Marco
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In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: ganto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
IL VIDEO DEL MESE
Per una missione condivisa – Il Video del Papa 10 – ottobre 2024
Il video con l'intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di ottobre 2024: Preghiamo perché la Chiesa continui a sostenere in ogni modo uno stile di vita sinodale, nel segno della corresponsabilità, promuovendo la partecipazione, la comunione e la missione condivisa tra sacerdoti, religiosi e laici. A cura della Rete Mondiale di Preghiera del Papa - Apostolato della Preghiera. In lingua spagnola con traduzione e sottotitoli in italiano.
NOTIZIE DAL MONDO
Parole e vita. Citazioni beate: alla sorgente delle frasi più celebri di Carlo Acutis
«Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie», ma anche «la tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio», sono due frasi fulminanti, ormai inscindibili dal modo di vivere e di credere portato avanti dal beato Carlo Acutis. Frequentemente citate a suo riguardo, in realtà non sono state coniate direttamente da lui. Rimane comunque impossibile capire da dove le avesse tratte: forse da qualche lezione scolastica, dai consigli di qualche sacerdote, o ancora da letture portate avanti autonomamente.
La frase sugli originali e le fotocopie trova corrispondenza nel saggio “Conjectures on Original Composition” (“Congetture sulla composizione originale”), opera del pastore anglicano Edward Young, edito nel 1759. Meditando sul rapporto tra autori del suo tempo e modelli classici, l’autore, che era anche poeta e critico letterario, sosteneva che lo spirito d’imitazione contrasta il disegno della natura, che porta gli uomini nel mondo «completamente originali. Non ci sono due volti né due menti simili; ma tutti portano l’evidente marchio di separazione della natura su di essi. Nati originali, come accade che moriamo copie?».
La seconda espressione si ritrova invece praticamente identica nell’opera “Silence cartusien” (“Silenzio certosino”) di dom Augustin Guillerand, già priore della Certosa di Vedana, morto nella Grande Certosa a Saint-Laurent-du-Pont nel 1945. A sua volta l’ha ricavata da un autore anonimo, stando a quello che scrive: «Ti ho citato una bella massima che ho copiato già da lunghi anni e che molto spesso mi rammento: “La tristezza è lo sguardo su di sé; la gioia è lo sguardo su Dio!”. Medita queste parole, e vi troverai il segreto della felicità. Le anime soffocano perché sono strette; e sono strette perché restano nei limiti del loro piccolo “io”. È più che naturale che manchino d’aria in questa prigione. Bisogna uscirne. Noi siamo più grandi di noi; ecco perché soffriamo quando rimaniamo in noi. Noi siamo grandi come Dio, ma a condizione di entrare in lui».
Il fatto che abbia attinto ad autori più antichi non sminuisce, però, la caratura della sua testimonianza. È molto più importante, infatti, riconoscere come Carlo abbia reinterpretato quegli insegnamenti, associandoli alla sua vita ordinaria di figlio e di studente.
Alla natura teorizzata dal pensatore inglese, il ragazzo ha sostituito Dio, anche se in maniera non esplicita. In questo modo, ha trovato la propria originalità e l’ha messa in campo con tutti i mezzi a disposizione, a cominciare dall’interesse per l’informatica. Invece di conformarsi a quello che la società poteva chiedere a uno come lui, è andato dritto per la sua strada, convinto che Dio fosse dalla sua parte.
Inoltre, piuttosto che riprodurre in ogni dettaglio un prototipo di bambino o ragazzo santo, come tanti vissuti in epoche più o meno remote – basti pensare ai santi Francesco e Giacinta Marto, che per Carlo erano comunque dei punti di riferimento – ha cercato come esserlo lui tra la fine del Ventesimo secolo e l’inizio del Ventunesimo, badando a sé stesso e a quello che il Signore gli suggeriva tramite i fatti della vita, aiutato da alcune guide spirituali e mosso dalla sua insaziabile curiosità.
Il suo sguardo, poi, secondo le testimonianze più volte ascoltate in questi anni, non è mai stato ripiegato su di sé, neanche quando ha affrontato prove piccole o grandi, non ultima la malattia che l’ha portato alla morte. Contemplava Gesù nell’Eucaristia, ma riusciva a riconoscerlo presente anche visitando i senzatetto o collaborando a insegnare il catechismo. Faceva ricerche sulle indulgenze e sui Novissimi, ma non per andare dritto in Paradiso lui da solo. In modo sorprendente e incredibilmente rapido, è dunque diventato a sua volta una fonte d’ispirazione per tanti, non solo giovani, che attendono ormai solo l’annuncio del giorno della canonizzazione.
IL LIBRO DELLA SETTIMANA
Diario di santa Maria Faustina Kowalska - La misericordia Divina nella mia anima
Descrizione
Gesù ha affidato a questa religiosa semplice, senza istruzione, ma forte e infinitamente fiduciosa in Dio, una grande missione: il messaggio della Divina Misericordia rivolto al mondo intero.
La missione di Santa Faustina consiste nel ricordare una verità di fede da sempre conosciuta, ma dimenticata, riguardante l'amore misericordioso di Dio per l'uomo e la trasmissione di nuove forme di culto della Divina Misericordia, la cui pratica dovrebbe portare al rinnovamento della vita di fede nello spirito di fiducia e misericordia cristiana.
Il culto della Divina Misericordia consiste nella fiducia nella infinità bontà di Dio e nelle opere di misericordia verso il prossimo.
La missione di Santa Faustina trova una forte ispirazione nella Sacra Scrittura e si riflette nei documenti della Chiesa.
DIOCESI DI BOLOGNA
Per seguire le celebrazioni del cardinal Zuppi collegarsi a questo link: www.youtube.it/user/12portebo
Prossimi appuntamenti
mercoledì 30 Ottobre 17:30
Prolusione Anno Accademico della Facoltà
teologica dell’Emilia-Romagna
giovedì 31 Ottobre 09:30
Consiglio Presbiterale
venerdì 1 Novembre 10:30
Messa e Cresime nella parrocchia di Monte San
Giovanni
venerdì 1 Novembre 16:30
Messa e Cresime nella parrocchia di
Sant’Antonio da Padova alla Dozza
sabato 2 Novembre 11:00
Commemorazione di tutti i fedeli defunti alla
Certosa
domenica 3 Novembre 18:30
A Castelfranco Emilia
Messa per l’80° dell’uccisione a Monte Sole di don Ferdinando Casagrande
LE PAROLE DEL PAPA
Noi preghiamo Gesù, il Padre, la Madonna, ma non parliamo spesso nella preghiera con lo Spirito Santo. E invece è lo Spirito Santo che cambia il nostro cuore, ci unge con la sua presenza, ci fa capire bene la realtà della Chiesa e il mistero di Dio. #AnnodellaPreghiera
PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 23 ottobre 2024
Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 10. “Lo Spirito dono di Dio”. Lo Spirito Santo e il sacramento del matrimonio
ari fratelli e sorelle, buongiorno!
Abbiamo spiegato la volta scorsa ciò che, dello Spirito Santo, proclamiamo nel credo. La riflessione della Chiesa, però, non si è fermata a quella breve professione di fede. Essa è proseguita, sia in Oriente che in Occidente, per opera di grandi Padri e Dottori. Oggi, in particolare, vorremmo raccogliere qualche briciola della dottrina dello Spirito Santo sviluppatasi nella tradizione latina, per vedere come essa illumini tutta la vita cristiana e in modo particolare il sacramento del matrimonio.
L’artefice principale di tale dottrina è sant’Agostino, che ha sviluppato la dottrina sullo Spirito Santo. Egli parte dalla rivelazione che «Dio è amore» ( 1Gv 4,8). Ora l’amore suppone uno che ama, uno che è amato e l’amore stesso che li unisce. Il Padre è, nella Trinità colui che ama, la fonte e il principio di tutto; il Figlio è colui che è amato, e lo Spirito Santo è l’amore che li unisce [1]. Il Dio dei cristiani dunque è un Dio “unico”, ma non solitario; la sua è una unità di comunione, di amore. In questa linea, qualcuno ha proposto di chiamare lo Spirito Santo, non “la terza persona” singolare della Trinità, ma piuttosto “la prima persona plurale”. Egli, in altre parole, è il Noi, il Noi divino del Padre e del Figlio, il vincolo di unità tra diverse persone [2], principio stesso dell’unità della Chiesa, che è appunto un “corpo solo” risultante da più persone.
Come ho detto, oggi vorrei riflettere con voi in particolare su ciò che lo Spirito Santo ha da dire alla famiglia. Che cosa può avere a che fare lo Spirito Santo con il matrimonio, per esempio? Moltissimo, forse l’essenziale, e cerco di spiegare perché! Il matrimonio cristiano è il sacramento del farsi dono, l’uno per l’altra, dell’uomo e della donna. Così lo ha pensato il Creatore quando «creò l'uomo a sua immagine […]: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27). La coppia umana è perciò la prima e più elementare realizzazione della comunione d’amore che è la Trinità.
Anche gli sposi dovrebbero formare una prima persona plurale, un “noi”. Stare l’uno davanti all’altro come un “io” e un “tu”, e stare di fronte al resto del mondo, compresi i figli, come un “noi”. Come è bello sentire una madre che dice ai figli: «Tuo padre ed io…», come disse Maria a Gesù, quando lo ritrovarono dodicenne nel tempio insegnando ai Dottori (cfr Lc 2,48), e sentire un padre che dice: «Tua madre ed io», quasi fossero un unico soggetto. Quanto bisogno hanno i figli di questa unità - papà e mamma insieme -, unità dei genitori e quanto soffrono quando essa viene meno! Quanto soffrono i figli dei padri che si separano, quanto soffrono!
Per corrispondere a questa vocazione, però, il matrimonio ha bisogno del sostegno di Colui che è il Dono, anzi il donarsi per eccellenza. Dove entra lo Spirito Santo la capacità di donarsi rinasce. Alcuni Padri della Chiesa hanno affermato che, essendo il dono reciproco del Padre e del Figlio nella Trinità, lo Spirito Santo è anche la ragione della gioia che regna tra essi, e non hanno avuto paura di usare, parlandone, l’immagine di gesti propri della vita coniugale, quali il bacio e l’abbraccio [3].
Nessuno dice che tale unità sia un traguardo facile, meno che meno nel mondo d’oggi; ma questa è la verità delle cose come le ha pensate il Creatore ed è perciò nella loro natura. Certo, può sembrare più facile e più sbrigativo costruire sulla sabbia che non sulla roccia; ma Gesù ci dice qual è il risultato (cfr Mt 7,24-27). In questo caso, poi, non abbiamo bisogno neppure della parabola, perché le conseguenze dei matrimoni costruiti sulla sabbia sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti e a farne le spese sono soprattutto i figli. I figli soffrono la separazione o la mancanza di amore dei genitori! Di tanti sposi si deve ripetere quello che Maria disse a Gesù, a Cana di Galilea: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Lo Spirito Santo è colui che continua a fare, sul piano spirituale, il miracolo che fece Gesù in quella occasione, e cioè cambiare l’acqua dell’abitudine in una nuova gioia di stare insieme. Non è una pia illusione: è ciò che lo Spirito Santo ha fatto in tanti matrimoni, quando gli sposi si sono decisi a invocarlo.
Non sarebbe male, perciò se, accanto alle informazioni di natura giuridica, psicologica e morale che si danno, nella preparazione dei fidanzati al matrimonio si approfondisse questa preparazione “spirituale”, lo Spirito Santo che fa l’unità. “Tra moglie e marito non mettere il dito”, dice un proverbio italiano. C’è invece un “dito” da mettere tra moglie e marito, ed è proprio il “dito di Dio”: cioè lo Spirito Santo!