Diario del Giubileo
21 Dicembre 2015 Lunedi
"Amati infinitamente da Dio" E' il pensiero del risveglio. Durante la preghiera del mattino, alla lettura della Visitazione, viene alla mente una parrocchiana, particolarmente provata da un lutto: "Come sarà il suo Natale?". Determinazione di andarla a trovare e l'incontro che ne segue è oltremodo affettuoso, di grande consolazione reciproca. Nel saluto di congedo dice commossa: "Se anche oggi non farà più niente, ha già fatto una opera straordinaria!"
Mattina con Alina, assistente ucraina di Dina e Augusto, buona, composta, forte; con Vanna, appena tornata dall'Ospedale dopo una ennesima caduta; con Sergio che mostra il suo piccolo presepe, ringraziando i giovani della visita sabato. Vivere ogni istante come dono d'amore. Un "sacrificio" continuo, che non significa "cosa fatta con fatica", ma "cosa fatta con amore", come "offerta sacra". Offro al Signore anche un antiestetico lavoro dei fontanieri, nel cantiere-chiesa, che stendono un tubo bruttino davanti alla cripta. Ottava opera di misericordia spirituale: "sopportare pazientemente le cose sistemate a caso". Anche io spesso lo faccio ...
L'estetica! Imparo della mostra a Reggio Emilia sulle "Tavole apparecchiate a tema". Fare di questo gesto di accoglienza, una raffinata arte, una espressione di fantasia ed eleganza, è davvero meraviglioso! Unire l'estetica, la cultura, con la bontà del cuore, è quanto di meglio l'animo umano possa esprimere. Il disagio a molti pranzi comunitari, sta propria in questa approssimazione estetica, in questo incauto predominio del cibo, rispetto alla tavola. Diversa è la merenda del lavoratore, o lo spuntino del viandante, circondato dalla più bella apparecchiatura che esiste, la natura. Ma, nelle nostre case, come sarebbe bello coltivare questa umanissima, gratificante, gentile e sacra arte dell'apparecchio! Anche la divina Eucaristia è una mensa!
S. Ambrogio commenta così il vangelo della Visitazione: "Come Maria generò Gesù nella carne, così ogni anima può generare il Figlio di Dio, attraverso la fede, a condizione che si mantenga casta, con intemerato pudore". Mi si illumina la mente, su questa bella parola "pudore", indicativa di tutta una serie di accortezze, per proteggere l'amore unico e grande della propria vita, l'amore di Dio. Grazie, Signore, di amarmi infinitamente e di darmi la possibilità di corrispondervi, con la cura dei piccoli atti di "pudore". Se devo riassumere la giornata di oggi in una opera di misericordia, direi la quarta, di quelle spirituali: "Consolare gli afflitti".
22 Dicembre 2015 Martedi
Ispira vivere oggi la settima opera delle opere di misericordia spirituale: "Pregare Dio, per i vivi e per i morti" Forse a ragione della età, del ministero pastorale a fianco di anziani e malati, l'orizzonte dei pensieri attuali è la esperienza del declino, il venire meno delle forze, della salute, di tutto quello che chiamiamo "vita". Solo l'anima rimane intatta. Per soffrire quasi di più. Che senso ha questo? Come sottrarsi alla angoscia della "perdita"?
Prego per le persone buone che, immeritatamente, si ricordano del loro parroco e amico, col rito degli auguri. Al loro affetto corrisponda una gratitudine non minore da parte mia, con l'orazione questo intreccio ci sarà. Trascrivo ora alcune parole di Papa Francesco, sulle "virtù necessarie " per chi lavora al servizio della chiesa:
1. Missionarietà e pastoralità. La missionarietà è ciò che rende, e mostra, la curia fertile e feconda; è la prova dell’efficacia, dell’efficienza e dell’autenticità del nostro operare. La fede è un dono, ma la misura della nostra fede si prova anche da quanto siamo capaci di comunicarla [3]. Ogni battezzato è missionario della Buona Novella innanzitutto con la sua vita, con il suo lavoro e con la sua gioiosa e convinta testimonianza. La pastoralità sana è una virtù indispensabile specialmente per ogni sacerdote. È l’impegno quotidiano di seguire il Buon Pastore, che si prende cura delle sue pecorelle e dà la sua vita per salvare la vita degli altri. È la misura della nostra attività curiale e sacerdotale. Senza queste due ali non potremo mai volare e nemmeno raggiungere la beatitudine del “servo fedele” (cfr Mt 25,14-30).
2. Idoneità e sagacia. L’idoneità richiede lo sforzo personale di acquistare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propri compiti e attività, con l’intelletto e l’intuizione. La sagacia è la prontezza di mente per comprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creatività. Idoneità e sagacia rappresentano anche la risposta umana alla grazia divina, quando ognuno di noi segue quel famoso detto: “fare tutto come se Dio non esistesse e, in seguito, lasciare tutto a Dio come se io non esistessi”. È il comportamento del discepolo che si rivolge al Signore tutti i giorni con queste parole della bellissima Preghiera Universale attribuita a Papa Clemente XI: «Guidami con la tua sapienza, reggimi con la tua giustizia, incoraggiami con la tua bontà, proteggimi con la tua potenza. Ti offro, o Signore: i pensieri, perché siano diretti a te; le parole, perché siano di te; le azioni, perché siano secondo te; le tribolazioni, perché siano per te» [4].
Sono contento della ripresa di un tema che accompagna questi giorni, "vivere offrendo tutto", e della conclusione, su quella offerta eccellente che è l'"offrire le tribolazioni". Rileggendo le opere della misericordia spirituale, scopro che partono da un senso di sicurezza, da una posizione di forza, che si china verso chi è debole: "Consigliare i dubbiosi " "Insegnare agli ignoranti", "Ammonire i peccatori". Poi piano piano si colloca in una posizione più mesta, umile, quasi di partecipazione ad una debolezza, ad una fragilità degli altri, ed ecco fiorire le ultime, commoventi opere: "Perdonare le offese" "Sopportare pazientemente le persone moleste" "Pregare Dio per i vivi e i morti". Chiamati ad essere Missionari e Pastori, con Idoneità e Sagacia, arriva il momento in cui siamo deboli con i deboli e allora risplendono le ultime opere di misericordia, specie la più bella: la preghiera universale.
25 Dicembre 2015 NATALE
Nel pomeriggio del giorno di Natale, dopo provvidenziale riposo, sosta solitaria in teatro a fianco del Santissimo. Il luogo è deserto, la gente affolla l'Oratorio col presepe, le mostre, e io pure vi faccio una visita, per condividere un clima, per ringraziare chi lavora. Compiaciuto per il grande numero di visitatori, provo un pò di disagio alla voce del commentatore, che mi pare distolga dal raccoglimento e magia di quell'eccezionale capolavoro. Ci può stare, in qualche momento appositamente dedicato, con gruppi interessati, entrare nei dettagli tecnici, simbolici, artistici; ma normalmente è molto più efficace lasciare che ognuno entri da solo nell'incanto dell'opera e veda quello che i propri occhi vogliono vedere, oda quello che il presepe stesso comunica: musica, voci di animali, rumore di mestieri e quel meraviglioso silenzio che tutto avvolge. L'intenzione di Fausto e amici è ottima, generosa, ma credo sia consigliabile non abusare di questo ritrovato. Qualche breve e saltuario intervento è più che sufficiente. Credo di trarne una lezione più ampia, sulla natura della comunicazione, su valore e limite di amplificazioni sonore e didascalie.
La notte e le messe del mattino sono molto belle, serene, partecipate. La mancanza di Jasmin per famiglia e di Fiorino per salute è compensata da un bellissimo gruppo di nuovi giovani attorno all'altare. Evidenzio che viviamo un Natale nel Giubileo della Misericordia, il primo col nuovo Vescovo Matteo, per il quale vogliamo pregare insieme. Concludo la messa della notte con un acrostico della parola Natale, sul nostro "sogno comunitario". Con questo gioco, emerge l'orizzonte di una comunità: Nuova, Aperta, Trainante, Amorevole, Lenitiva, Entusiasta.
Alla messa del giorno, collego il mistero del Natale alla attesa della nuova chiesa. Coniugando speranza e umiltà, ispira leggere, a fine omelia, un testo dettato da Papa Francesco:
"Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte
di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene"
( dedicato al Beato Oscar Romero)
"Maria custodiva queste cose, meditandole nel suo cuore". Prego lo Spirito di custodire questo Natale, rinascita ad una rinnovata conversione al dono di sè. "Small change can make big difference", lo ripeto quasi ossessivamente, eppure questo small change tarda ad arrivare.
In tv ridanno "i dieci comandamenti" commentati da Benigni. Ascolto, lo trovo bellissimo, penso a quanto sia accattivante la vita spirituale, capita e insegnata bene. Mi colpiscono vari passaggi "In ogni frammento di silenzio c'è la voce di Dio che parla" oppure " A Dio piace essere nominato" e la spiegazione inusuale, acuta, dell'ultimo comandamento "Non desiderare", apertura alla dimensione della coscienza, che non vieta i desideri, motori positivi dell'esistenza, ma "non desiderare quello che non è tuo", cioè che non appartiene alla tua natura, storia, identità. Non solo il rispetto delle cose altrui, ma la scoperta esaustiva di ciò che tu unicamente sei.
26 dicembre 2015 Sabato S. Stefano
Allo specchio vedo una facciotta lunare, all'addome una ciambella adiposa, sul volto due occhietti stanchi. Occorre convertirsi, non solo alla preghiera, ma anche alla temperanza. Al battesimo di Edoardo celebro pure l'anniversario del mio: motivo in più per rendere fervido, laborioso e speranzoso questo giorno. "L'uomo più ricco è quello che possiede se stesso".
Celebrazione partecipata a S. Stefano e concerto di Natale gremito al pomeriggio. "Il suono della Banda ha il potere di toccare le corde del cuore, quando è ascoltato in momenti speciali" dico sinceramente a fine esecuzione. Penso alla festa del 26 dicembre, che segue il Natale, ma ancora di più a quelle volte che capita di incrociare un concerto di Banda, durante una tappa del Cammino. Quella musica popolare, allegra, struggente, muove l'anima, più di ogni altra. E' parimenti adatta ad esprimere gioia e dolore, amicizia e distacco, solitudine e festa; musica conclusiva, poco adatta agli inizi, perfetta per una fine.
"Il Signore ascolta" significa il bel nome Samuele. Ogni volta che incontriamo un Samuele, e ce ne sono tanti, dovremmo ricordarci di questa verità: Dio ascolta! La sua mamma Anna ringrazia per averlo ricevuto, dopo averlo impetrato. Già questo è molto bello, ma ancor più stupefacente quello che segue: appena possibile, quando è divezzato, lo ridona al Signore, lo lascia al tempio. A parte il tema educativo, affettivo, se poi il piccolo Samuele sia contento di questo "dono"; al fondo sta la convinzione che essere dono a Dio non è mai un male, una limitazione. Il tema è quello della "offerta", della relazione con Dio attraverso il "sacrificio", donare a Dio tutto, anche la cosa più sacra, quella cui teniamo di più, quella che è la nostra felicità, quella che abbiamo impetrato. Si capisce che il senso finale non è il "per sè", ma che la dinamica dell'amore è una circolazione, fra il chiedere e il donare, con al vertice il secondo.
Cosa dono a Dio? Elenco dei miei piccoli "regali": 1. Interruzione film su you tube 2. Meditazione Vangelo di domani 3. Buonanotte ai genitori (per risarcire il babbo che, la sera di Natale, rientrato un pò prima dal bar, rimane fuori al freddo, ad aspettare che i suoi lo aprano) 4. Compieta 5. Lettura libro di Sparks (non è un gran che, ma adesso mi va quello)
27 Dicembre 2015 Domenica - Sacra Famiglia
"Il sogno di arrivare a tutti". Un piccolo passettino oggi, con una meta grandissima nel cuore. Il Vangelo della Perdita di Gesù nel Tempio, mostra la doppia dimensione delle "relazioni forti": Gesù sembra allontanarsi dai genitori, in realtà costruisce un rapporto più profondo con loro, attraverso il suo "dedicarsi alle cose del Padre". Strada che "l'uomo naturale" non capisce, "Tuo padre e io angosciati ti cercavamo", ma Gesù testimonia, nella sua ingenua e appassionata libertà, la via che dobbiamo tutti percorrere. "Chi non odia suo padre e sua e perfino la propria vita, non è degno di me". Sembra una distanza, un cinismo, in realtà è un amore più profondo, anche verso i genitori e tutti gli uomini. "Stava loro sottomesso, crescendo in sapienza età e grazia". Si cresce coltivando entrambe queste relazioni, "dialettiche", con Dio e i famigliari.
"Il sogno di arrivare a tutti". Finite le feste, almeno la grande Festa di Natale, inizia lo sguardo avanti. Oggi studierò il programma del Catechismo, delle Benedizioni e della Quaresima. Eppure sento che pur tanto questo lavoro non basta. Occorre mettere una nuova creatività in questo straordinario anno che comincia.
Pensieri al Concerto natalizio della Banda: "E' molto fortunato chi sa suonare e lo può fare assieme agli altri". Bella la possibilità per i ragazzi di imparare uno strumento e potere suonare in una orchestra, una banda, un complesso, Cose che nascono un pò da sole, secondo lo spirito dell'aria, ma possono anche essere suggerite, stimolate. I ragazzini non hanno adesso il desiderio di una "orchestra", che richiede sacrificio, applicazione, tempo, pazienza. Come cercare una felicità che non conosci? Eppure il loro animo si commuove ancora, per i piccoli successi buoni, come i due giovani, con tromba e clarinetto, che suonano Amazing Grace.
Non buttare l'idea di una scuola di musica per i bambini o giovani, con l'obiettivo di una piccola orchestra. Sarebbe un segno, che coinvolgerebbe pochi, ma tanto simbolicamente educativo: fare una cosa insieme, per la gioia nostra e altrui. Musica via di comunione. Con Paolo Zappacosta, che conosce tanti musicisti, idea di costruire un programma liturgico, nel contesto della nuova chiesa, di lode a Dio, attraverso la musica "colta", interventi periodici, preparati, attesi ... Pensieri da mettere in preghiera, con "Il sogno di arrivare a tutti".
Il sogno di arrivare a tutti, si coniuga con l'impegno di donare la totalità del cuore a ciò che sta davanti a te ora. Chiedendosi sempre, se ciò a cui stai pensando "esiste" veramente, o sia qualcosa di artificioso, falso, deviante. Una preghiera sincera è la via per non sbagliarsi.
Il Vescovo Zuppi, il giorno di Natale, celebra in Cattedrale, poi in carcere alla Dozza. Pranza coi sacerdoti anziani e cena alla mensa della Caritas. Ormai i giornali non sanno più cosa dire di lui: assaltato dai cronisti i primi giorni, ora scoprono che non c'è molto di nuovo, molto di sensazionale. Poveri, carcerati, malati ... sembra che il suo mondo sia tutto lì, alla fine quasi noioso. Presumibilmente incontra anche altre categorie, legge i giornali e si interroga sulla politica, la cultura e le banche ... Ma tutto vede con lo sguardo dei poveri. Ecco che cosa ci sta insegnando, la nuova libertà che sta testimoniando, la allegria semplice, sconosciuta al mondo, le lacrime vere che rendono umani, il sonno sereno di chi ha amici, di chi lavora per una giusta causa, le preghiere belle che piacciono a Gesù: quelle per qualcuno cui si vuole bene.
28 Dicembre 2015 Lunedi
Scrivo al segretario del vescovo per cominciare a preparare l'inaugurazione della chiesa. Mi chiedo quale ottica lo guiderà, arrivando. Sarà attento alla sua bellezza, alla solennità, alla fatica della attesa, alla gioia del luogo ritrovato. Poi si chiederà: quale è il suo fine? Sarà un luogo per testimoniare la presenza di Dio e l'accoglienza dei poveri? Accanto all'aspetto tecnico, finanziario, architettonico, tradizionale, si interrogherà sul futuro della nostra fede e comunità.
Le feste di Natale sono andate bene. Primo, non mi sono ammalato, come succede quasi sempre; piccole malattie, più che altro psicogene, da ansia; quest'anno niente, finora. Con l'arrivo del freddo rimango fedele alla bicicletta e questo aiuta. Poi le feste vissute con un programma liturgico catechistico ben strutturato, pure questo aiuta. L'anno della Misericordia dà sostanza, l'inizio dei lavori alla chiesa dà speranza. Ci si ammala anche di disperazione. Forte di questo benessere, guardo avanti, cercando di fare della preghiera il perno. Non la carità, ma la preghiera. L'una e l'altra, isolate, hanno i loro rischi, è importante vivere l'unità dei due comandamenti, partendo dal primo: "ama Dio con tutto il tuo cuore".
La preghiera più grande è l'eucaristia, "l'offerta". Culmine, ma alla fine è anche la più semplice: fare di ogni dettaglio della propria vita un dono a Dio: gioie e dolori, virtù e peccati, cose piccole e grandi. "Ecco ti offro questo, Signore!". Farlo continuamente, cercando di scoprire cosa piace di più al Signore. Lui lo fa capire, attraverso lo Spirito Santo. Poi vanno bene tutte le altre preghiere: lodi, domande, meditazioni ... unite dal motivo del "dono".
Il Papa nell'Angelus di Natale fa elenco dei luoghi su cui invocare maggiormente la grazia del Natale. E' amore ricordare quei nomi: Palestina, Israele, Siria, Libia, Iraq, Yemen, Africa subsahariana, Egitto, Beirut, Parigi, Bamako, Tunisi, Repubblica democratica del Congo, Burundi, Sud Sudan, Ucraina. Fa l'elenco delle nuove schiavitù: "bambini soldato, donne che subiscono violenza, vittime della tratta di persone, narcotraffico"; profughi, migranti, rifugiati.
30 dicembre 2016 Mercoledi
Buon giorno, Gesù! Buon giorno, Angeli! Buon giorno Maria e Giuseppe! Buon giorno, uccellini di Erminio! Buon giorno, angeli custodi delle Suore! Buon giorno stelle che vi ritirate al sole!
Con il segretario del vescovo si ipotizza il 18 Settembre per la inaugurazione della chiesa. Con Andrea Mazzucchi si valuta l'ultima settimana di luglio per un grande pellegrinaggio a Roma in bicicletta, collegato ad una opera di solidarietà. Si comincia così a riempire il calendario 2016. Nelle preghiere chiedo luce interiore, per dare unità e senso agli eventi che la vita propone, sapendone aggiungere, prudentemente, secondo necessità e amore. La vita mossa dallo Spirito è passiva e attiva, umile e creativa, umana e divina; a noi è impossibile distinguere, separare, controllare questo movimento. Possiamo solo "lavorare", con limpida intenzione, generosa volontà, sapiente scelta. "Vieni Spirito Santo, manda a noi dal cielo, un raggio della tua luce"
In Ospedale a Castelfranco, dialogo col caposala Luigi, sulla trasformazione dell'istituto in Ospedale di Comunità (OSCO) "Struttura intermedia, fra casa e ospedale tecnologico, per l'accompagnamento infermieristico del malato, a supporto del medesimo e del famigliare con ruolo di "caregiver" (portatore di cura)". Lo trovo sincero nel suo racconto, convinto della opportunità della riforma. Attorno, camere linde, atmosfera ovattata, movimenti delicati lungo le corsie. Non è affatto un luogo in abbandono, somiglia più ad una casa di riposo, per i suoi ritmi abitudinari, l'aria rilassata, rara negli ospedali classici. Di converso c'è cura mirata, attenzione terapeutica, per un fine di vera guarigione. Sono tutti anziani gli ospiti, alcuni smarriti, abbandonati alla gentilezza o alla frettolosità di chi si fa loro vicino. Mi è facile immaginare quando saremo al loro posto, il bisogno di una tenerezza seria, costante, il bisogno di una fede, che sappia vedere dentro, vedere oltre, vedere lontano ... I malati ci aiutano a vedere Dio.
Alfonso di Castelfranco sta per tornare a casa e sua figlia racconta: "il babbo ogni sera dice le preghiere, mai le scorda" e lui, anzianissimo, con voce flebile: "me le ha insegnate la mamma". Renata, del Minizoo di Castelfranco, col marito Leo dicono: "come è bella la visita di uno della chiesa ... di un sacerdote!" Maria Teresa Della Via, vissuta quindici anni in Australia, direttrice di una maglieria a Carpi, ora fatica a ricordare dove abita, con chi ... fa tanta pena; Vincenzo Bonfiglioli di Cavazzona compie 100 anni l'ultimo giorno dell'anno; il suo vicino di "banco" è Enzo di Castelfranco; Concetta di Bastiglia, cui racconto la bellezza della ciclabile, che da Bomporto va a Modena passando da Bastiglia. In principio non è molto convinta, perchè viene da Afragola, dove ci sono tante cose belle e la bicicletta non è di queste. Ma la passione con cui le parlo è tale, da farle sentire qualcosa del suo allegro, irrazionale e sentimentale sangue partenopeo.
Il babbo chiede continuamente dove sono, cosa faccio. Si preoccupa quando esco la sera, come quella volta che, dopo cena, andai a pedalare un pò sotto la luna. Al ritorno, tutto agitato chiese dove ero stato e gli risposi sinceramente: "a vivere un momento di poesia". Normalmente conosco le sue risposte, irripetibili in un sito educato. Invece tacque e piano sussurrò: "anch a me a un piesèva andèr fora la sira, col sregn, col strel ... e ad dirò, cha a me semper piasò anche i tempuri, quand al piuvèva fort ... ma qùi, ai preferèva da quèrt, in cà, al chèld" (anche a me piaceva andar fuori la sera, col sereno, le stelle; e ti dirò che mi son sempre piaciuti anche i temporali, quando pioveva forte ... ma quelli preferivo goderli al coperto, in casa, al caldo)
Sabato 9 Gennaio incontrerò i catechisti per guardare al programma fino a Pasqua. Si impone uno sguardo al Giubileo. Cosa significa per me? Cosa voglio condividere coi parrocchiani?
1. La Porta Santa invita a vivere la dimensione della apertura, a Dio e agli altri, in una prospettiva di Perdono. 2. Papa Francesco e il vescovo Matteo Zuppi invitano ad aprire gli occhi e il cuore verso i Poveri 3. Il programma del Giubileo, volendo arrivare a tutti, stimola una rinnovata Pastoralità. Perdono. Poveri. Pastoralità.
"Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per tutti voi" Col 2,1. Il Giubileo è un tempo per mettersi nella prospettiva della "dura lotta". Se la nostra giornata non ha la caratteristica della "dura lotta", non è giornata da giubileo. Lottare con la preghiera, col lavoro, coi sacrifici. Lottare contro se stessi e contro la tentazione del maligno. Prima di tutte lo scoraggiamento. "la gioia del Signore è la nostra forza" è il motto del vescovo Matteo. Lotta e gioia siano accostati. Lottare contro il proprio egoismo, contro una felicità superficiale, è come stracciare la carta del pacco regalo, la parte esteriore, bella, ma coprente. La lotta che piace a Gesù è quella umile, di cui è maestra S. Teresina di Gesù Bambino, con la sua continua ricerca delle azioni piccole da offrire a Gesù, mortificando l'amor proprio. La lotta per il Regno dei Cieli si consuma nel metro quadro della propria sedia, negli istanti del proprio presente.
"(la profetessa Anna) era molto avanzata negli anni, non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio, notte e giorno, con digiuni e preghiere". Tutti l'avevano vista, da decenni, nessuno più faceva caso a lei, come fosse una pietra del tempio. Nascosta e scontata, viveva in una sobrietà totale, di sguardi, parole, pensieri, azioni. Sobrietà anche interiore, di affetti, volontà, possessi. Era solo preghiera e servizio, immaginiamo umilissimo, sempre quello, senza mai un grazie, come non si ringraziano le pietre della casa. Ci sono e basta. Eppure questa vita così povera e possiamo pensare così piena, ha un breve momento di manifestazione, che ne dice il senso: "parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano il conforto di Israele". E' bello vivere ogni tanto la dimensione essenziale e forte di Anna. Esistere solo per lo sguardo di Dio. Suprema fatica, suprema libertà, suprema gloria, suprema utilità.
Anno 2016
1 Gennaio 2016 Giovedi S. Madre di Dio
Rileggendo i diari vedo il 2015: Anno della Chiesa, autorizzata a Febbraio e inizio lavori in Ottobre. Anno della vita consacrata iniziato il 2 Febbraio. L'anno della proclamazione del Giubileo il 13 Marzo. L'anno della Via de la Plata in Aprile. L'anno della moto, acquistata a Maggio e portata a casa a fine Giugno. Anno della Enciclica Laudato Sì a Giugno. L'anno del ricovero ospedaliero di papà a Bentivoglio in Luglio. L'anno dei tre libri: Notre Dame de Paris, I Miserabili, la Montagna incantata. L'anno del lavoro al Catechismo Elementare. L'anno della Famiglia: Anno del saluto a Caffarra e arrivo del Vescovo Zuppi.
Rileggendo i diari mi pare di vedere povertà di direzione, se non come "ricerca" e "attesa".
Nella adorazione del 31 Dicembre, sotto lo sguardo di Gesù, al solito lamento di "non vedere la direzione", il cuore dice "smettila! La sai benissimo la direzione, seguila!"
Rileggendo i diari mi colpisce quanto riportato il 23 Settembre, su Antonio Rosmini:
Io prego e supplico tutti voi nelle viscere di Gesù Crocifisso, che nessuno voglia
divergere né a destra né a sinistra, ma che direttamente tenda a quello a che è chiamato, cioè a procacciare a sé medesimo la
santità che non consiste in veruna opera d'ingegno, né in
alcuna prodezza o gloria umana, né buon riuscimento delle imprese esteriori; ma bensì nel praticare quelle virtù che Gesù Cristo, Salvatore e forma delle anime nostre, ha mostrato in se stesso,
massime pendente dalla croce: le quali sono l'umiltà, la povertà, l'abnegazione e l'ubbidienza, la mortificazione e la pazienza, e la carità ardente che tutte le contiene e non si perde in
sottigliezze, ma cammina con semplicità e non cerca le cose proprie, ma quelle di Dio e del prossimo" (Lett.530).
"Ritenete sempre il gran pensiero che la santità consiste nel gusto di essere contraddetto ed
umiliato a torto o a ragione, nel gusto di ubbidire, nel gusto di aspettare con gran pace, nell'essere indifferente a tutto ciò che piace à Superiori e veramente senza volontà, nel riconoscere i
benefizi che si ricevono e la propria indegnità, nell'avere una gratitudine grande, nel rispetto alle altrui persone e specialmente ai ministri di Dio, nella carità sincera, tranquillità,
rassegnazione, dolcezza, desiderio di far bene a tutti e laboriosità" (Lett.665).
La povertà più grave per gli uomini è la mancanza di Dio. A questa povertà massima, si correla l'altra, la mancanza di una famiglia unita, in cui esse amati e educati. A volte Dio può essere sostituito da qualcosa che gli è molto vicino, come l'impegno per la pace, la libertà, lo sviluppo, ma in certe prove, anche questi valori preziosi e sacri, mostrano il loro limite. Sia dunque nostro impegno massimo, in questo anno della misericordia, dare il "pane" e "l'acqua", "l'abito" e la "casa", più importante: la fede in Dio. Questa misericordia non si oppone mai a quella basica, materiale o spirituale. "La fede è lo stelo, su cui sempre sboccia il fiore della carità"
Il 2 Febbraio 2016 termina l'anno della Vita Consacrata. Sia nostro massimo impegno concentrarsi in questo mese di Gennaio su questo dono, che ha rapporto stretto con la fede, col "cuore", in riferimento alla nostra comunità di Piumazzo, per amare, invocare, capire, ringraziare
6 Gennaio 2016 - Epifania del Signore
Dal 11 al 14 Gennaio andrò all'Incontro residenziale Invernale, coi sacerdoti e il nuovo vescovo, a Brescia. Valutando l'ipotesi del viaggio in bicicletta, scopro una soluzione ragionevole ed entusiasmante: a Piacenza in treno, poi in bici a Cremona, da qui a Brescia su pista ciclabile. Tornare a casa su percorso diverso, per Parma.
Questa specie di ossessione per la bici, in realtà è un piccolo stratagemma per tenere a bada l'ansia, la mia nemica. E' una terapia antidepressiva, efficace ed economica, che a sua volta si apre a inaspettata creatività. Bellissimo studiare i percorsi! Trasforma la vita in liturgia di gioia.
Il senso della vita è "essere pieni". Non funzioniamo quando sentiamo il "vuoto". Dove trovo io "il pieno"? Nella preghiera, nella cura equilibrata di me stesso, nel servizio agli altri. Provo a declinare questi elementi: la preghiera è la relazione con Dio. Si vive il "pieno" quando in questa relazione al centro non mettiamo noi stessi, neppure i nostri bisogni più profondi, ma la persona di Gesù. E' Lui "la pienezza", lo dice anche la Scrittura, sia S. Paolo che S. Giovanni, chiamano Gesù "pleroma", "pienezza". Poi la cura a se stessi, nel cibo, nel sonno, per me nella bicicletta, per raccogliere le energie e poterle donare.
Infine gli altri. La relazione con Dio e la relazione con gli altri si richiamano a vicenda. O funzionano bene entrambe o vanno male entrambe. Gli altri sono difficili, come noi lo siamo con gli altri. Gli altri sono pesanti, eppure il senso finale di tutto è proprio l'amore fraterno. La parola "amore" necessita di una declinazione, da sola rimane generica. Come ha amato Gesù? Lo chiamavano "maestro" e dunque ama educando. Molto significativo è il titolo di "buon pastore",
Nella grazia del Giubileo chiedo e mi propongo una rinnovata "pastoralità". Il mio "pieno", come parroco, è vivere da buon pastore. Starei meglio con pecore vere, quelle a quattro zampe, su per le colline, nel silenzio della campagna e nelle notti stellate. Ma Gesù dice "vi farò diventare pescatori di uomini". Anche attraverso l'ansia e il suo controllo, ravvivare la beatitudine di questa vocazione e missione. Così preparo il tema del prossimo anno.
Le relazioni sono fatte di quotidianità, tempo e affetto. Come viverle con 5000 persone? Innanzitutto in modo "simbolico", come stanno facendo Papa Francesco e il Vescovo Zuppi. Dedicandosi in maniera piena a qualcuno, come "segno" per tutti. Poi con la Liturgia delle Ore: è il modo mistico, per vivere attraverso Dio la relazione universale. Infine con l'arte del "formare e mandare", come Gesù con i dodici e i discepoli. Questa è la prospettiva operativa più importante del tempo presente. Dove non arrivi tu, forma e manda qualcun'altro.
E' morta Pepa. Vivace e affettuosa, sensibile e fragile, chiede la presenza del sacerdote nella malattia estrema. Dopo tante crescentine fatte, tanti caffè bevuti in compagnia da Gerry, tante apprensioni e timori, ora la pace. Gesù le offre oro, incenso e mirra.
Il segretario del Vescovo chiede di rettificare la data di inaugurazione chiesa, anticipandola alla domenica 11 Settembre 2016. Naturalmente assecondiamo subito la proposta, consapevoli che la elasticità, la prontezza a cambiare prospettiva, è segno di rispetto, intelligenza e bontà.
7 Gennaio 2016 Giovedi.
Una Epifania serena e dolce. Tutto si svolge con garbo: le messe, il presepe vivente, la befana, la tombola, il saluto pomeridiano ai malati dell'ospedale. Dal 4 gennaio è arrivata nella comunità delle suore una giovane novizia, Rita. E' proprio quello che ci si immagina in una novizia: fervore, disponibilità, gioia, determinazione. Lo sento un grande dono per noi e noi per lei. Anche nel rosario di questa mattina una decina per lei.
In casa canonica c'è lo zaino della preghiera. Per mamma è un impegno preciso e ineludibile: il rosario mattutino insieme, come ha deciso lei, nell'ora che vuole lei, nel modo che vuole lei. E' per me dolce e utile assecondarla e ringrazio di vivere questa opportunità di fede e famigliarità.
Lettura ormai conclusa del romanzo di Nicholas Sparks "l'ultima canzone", non un capolavoro, ma piacevole, coinvolgente, benefico per l'anima. Oltre al tema degli affetti, della giovinezza, introduce ora il tema della morte prematura e le sue domande alla fede. Unisco questa esperienza al lutto per Pepa, la veglia nella camera ardente, la preparazione delle esequie.
Se nel momento della morte
La nostra vita è Dio, e solo Dio,
Perché aspettare quel momento
E non viverlo subito, fin da ora?
10 Gennaio 2016 Domenica
Durante il funerale di Roberto P. sono toccato dalla viva umanità delle condoglianze, numerose, affettuose, sincere. Era un ristoratore, dunque professione aperta a tante relazioni. Nel contempo avverto un senso di difficoltà nella "consapevolezza di fede". Molti rimangono fuori chiesa, poco coinvolti da gesti, riti e parole. Non per cattiva volontà, ma per non conoscenza, per non esperienza. Durante il corteo al cimitero, verso il quale vado sempre volentieri a piedi, se non altro per immettere lentezza nel rito del lutto, mi chiedo: cosa fare?
La festa di oggi dò alcune risposte molto importanti, in qualche modo programmatiche:
Umiltà. Gesù nei confronti di una umanità ferita, non fugge e non giudica, ma solidarizza. Si mette in mezzo a loro, si fa solidale e con loro, chiede pietà al Padre. Battesimo con acqua, di penitenza, di umiltà. Il primo passo della evangelizzazione è farsi piccoli, cercare l'ultimo posto, chiedere incessantemente perdono, per un peccato universale che ci si assume.
Spirito Santo. Dopo il battesimo con acqua, dopo l'umiltà, avviene la effusione dello Spirito Santo. Risposta del Padre alla richiesta di perdono. Il peccatore diviene figlio, rivestito dell'abito nuziale e investito della missione profetica, sacerdotale e regale. Battesimo in Spirito Santo e fuoco. Quindi nei confronti della responsabilità pastorale, occorre non confidare più nei propri mezzi umani, ma nella potenza dall'alto, incessantemente invocata, come il perdono.
Pace interiore. Di fronte alla moltitudine delle anime che vivono nel buio, alla domanda "da dove cominciare", la risposta è "da te stesso!". Converti te stesso, purifica te stesso, insegna a te stesso. "Cerca la pace interiore e una moltitudine di anime troverà la salvezza presso di te". Non è egoismo, autocentrazione, ma la via che ci indica Gesù nel suo battesimo. Non giudica, non corre a cambiare gli altri, ma all'inizio del suo cammino si fa piccolo e il Padre manda la "colomba" segno della pace interiore. Poi lo invia solo nel deserto, a formare il nuovo Adamo.
Questo sia il programma del ritiro dei prossimi giorni. Ringrazio Dio di poter fare il viaggio in bicicletta, già in se stessa segno di umiltà, Spirito e pace. Ringrazio anche se prenderò un pò di acqua, così il nuovo battesimo sarà più efficace. Ringrazio di chi mi accompagnerà nella preghiera, anche per il rinnovamento nello Spirito di tutta la Diocesi, essendo un ritiro ad ampio respiro, col nuovo vescovo, con i sacerdoti, di inizio anno, di inizio episcopato.
15 Gennaio 2016 Venerdi
Iniziano le benedizioni alle famiglie in preparazione alla Pasqua. Nella Liturgia delle Ore mattutina, che vivo come momento di fede "oggettivo" e "universale", quindi "adulto", mi ispira inserire alcune varianti, su cui verificherò la liceità. Comincio col bellissimo testo del Siracide, sullo splendore della neve e la visione armonica della vita di S. Atanasio. L'esperienza del peccato, vissuto davanti a Dio, non rovina, ma quasi accentua la possibilità di incanto e stupore verso tutte le cose del mondo. Dopo gli Inni, prego di fila i salmi di Letture e Lodi, saltando le antifone. Mi pare che così, togliendo le interruzioni, il ritmo della preghiera riesca meglio. Quello che è funzionale alla recita comunitaria, può non esserlo in quella individuale. Vedremo.
Chiedo allo Spirito Santo di benedire l'"uscita missionaria" delle benedizioni. Contenti di incontrare Cristo, nel volto di ciascuno. "Non li amo perchè sono fratelli, ma sono fratelli perchè li amo" frase risuonata nei giorni di Brescia. Fare come Gesù: "una gran folla stava davanti alla porta dove si trovava, ed egli annunciava loro la Parola". Quale Parola? Non preparo nessun discorso, chiedo allo Spirito di "suggerire Lui le parole". Sarà la stessa presenza, di umiltà, misericordia e pace, la "Parola" da dire. A Brescia, si è richiamata la limitatezza dei "progetti pastorali" a fronte della semplice "uscita" verso le persone. Importante partire, avendo nel cuore la ragione e il fine. Portare "misericordia" significa raccogliere ogni specie di ferite e difficoltà, per cercare e vedere il fratello nel suo bisogno, accostandolo con amore materno, gentilezza, dolcezza e guarirlo con la medicina dell'amore e del perdono.
Una delle cose più belle degli incontri col Vescovo Matteo, è la semplicità del suo approccio, questa naturalezza, nell'ascoltare, nel dire, nel chiedere, nel conversare, col risultato di una non fatica, ma una sorta di sano piacere, non tanto per le cose, spesso piccole, che si dicono, ma per la unità dei cuori che si crea, condizione per costruire solidamente cose importanti insieme. Non mancano le battute, l'umorismo garbato, a volte piacevolmente goffo. L'umiltà gioiosa, la volontà di essere utile, la preghiera leggera, è il segreto di un incontro bello, in Dio.
Sempre emozionante "il primo giorno" di benedizioni. Una anziana parla del nipote ventenne, "che va aiutato", genitori divisi, problemi economici, ma soprattutto problemi di inserimento sociale e umano. "Avete in parrocchia un gruppo giovani che possa accoglierlo, giocare a pallone, uscire insieme qualche sera?". Dovremmo essere naturalmente pronti davanti a richieste così semplici, basiche. Non ci è chiesto di risolvere i problemi, ma farcene carico.
Nel voler vivere un clima di "primavera pastorale", ispira fare una vista all'Arci, ripetendo il gesto simbolico di undici anni fa, il primo giorno di benedizioni. Come un normale avventore entro al bar. Subito c'è chi saluta, chi vuole offrire il caffè e, dopo aver ringraziato, vado nella zona dei giocatori di carte, per salutare alcuni anziani parrocchiani. Non mi fermo molto, perchè non è il contesto adatto e voglio tenere un profilo basso. Undici anni fa non conoscevo nessuno, oggi conosco tutti. Cerco di comportarmi non come chi occupa spazi, chi ma avvia processi e penso all'insegnamento recente: Li amo non perchè sono fratelli, ma sono fratelli perchè li amo.
16 gennaio 2016 Sabato
Due fratellini, di 7 e 5 anni, mi insegnano a guardare i film in streaming. "Apri Google, digiti altadefinizione, poi scegli il film che vuoi vedere". In pochi secondi eseguono l'operazione mostrando Star Wars. Imparo che esiste l'Oculus rift, sorta di maschera, con cui entrare in un mondo virtuale, per vivere esperienze emozionanti, discese mozzafiato o altro. Mi viene in mente quel medico che raccontava come fra le nuove dipendenze patologiche, assieme al gioco, allo shopping compulsivo, c'è anche il sesso cibernetico. Adesso capisco cosa sia. Straniamento dalla realtà, per vivere in un mondo artificiale, di eccitazioni continue. Pregare per le persone che vivono in questo mondo e attivare difese. Aiutare me, aiutare i più fragili, aiutare tutti ...
E' molto importante curare la conclusione del giorno: "Non entrerò sotto il tetto della mia casa, non mi stenderò sul mio giaciglio, non concederò sonno ai miei occhi, nè riposo alle mie palpebre, finchè non trovi una sede per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe" (Ps 131). Proteggere Dio, perchè Dio protegga noi. Lo scopo del maligno è metterci nella paura. Mantenere profilo basso, ma nella fiducia: "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze, ma io sono tranquillo e sereno, come un bimbo in braccio a sua madre" Ps 31
Durante la comunione ad Anna Orlandi, leggo il vangelo delle nozze di Cana. "i conti non tornano" dice lei "per il vangelo, alla fine c'è il vino migliore, invece io vedo che non c'è proprio nulla ..." rispondo, dopo una pausa di silenzio: " Lei ha tante occasioni di perdono, per la fretta di chi le sta accanto, l'avvilimento, le umiliazioni ... il perdono è la cosa più grande, divina. Offrire le amarezze, è un dono prezioso per Dio, ha valore infinito ...". Non parlo per convincerla, quello che la può convincere è piuttosto l' affetto per lei, la gioia di andarla a trovare, ascoltarla, pregare insieme. I discorsi li faccio per me: sì, il vino migliore è il perdono, alla fine della nostra vita è proprio quello che possiamo donare e ricevere.
Ritiro a Brescia: 10-14 gennaio 2016
"Il nuovo vescovo si mette in gioco completamente con noi, come possiamo noi non metterci in gioco completamente con lui?" Questa frase di don Stefano Savoia sta alla origine della decisione di vivere il tempo di "vacanza" post natalizio assieme ai confratelli. Solitamente dopo l'Epifania parto da solo, per un viaggio "lento", "fisico", perchè l'anima e il corpo ne hanno bisogno. Ma stavolta è diverso. Vedo comunque possibile coniugare tesori complementari, come solitudine e comunione, natura e cultura, stabilità e movimento.
10 gennaio 2016. Parto subito dopo le messe del mattino, col panino di mortadella nella sacca, ancora vestito "da prete", camicia col colletto, non proprio in stile coi pantaloni da ciclista e scarponi antifreddo. Le prime pedalate sempre emozionanti: contento della mattinata, raggiungo la stazione di Castelfranco Emilia, prendendo per un soffio il treno per Piacenza delle 12,45.
In uno scompartimento deserto, recito il rosario, cullato dal ricordo del vangelo del battesimo di Gesù nel Giordano. Come è bello partire! Come è bello partire così! Dopo un pò, vado nel ripostiglio a controllare la bici e mi accorgo che le borse sono state aperte. Vicino c'è solo un giovane ... chiede del controllore, non ha biglietto ... penso sia stato lui ad aprire le borse, verifico, mi pare non manchi nulla ... Cerco di guardarlo con misericordia, senza giudicare, anzi chiedendomi come fare per aiutarlo ... ma guardando più da presso le mie preziose borse. Scendendo dal treno mi accorgo pure della ruota posteriore bloccata. Conosco la mia vecchia bici, fa così quando cade a terra in un certo modo, chissà cosa è successo in quel ripostiglio! Niente paura, so come smontare, rimediare, aggiustare. Eseguo pazientemente le operazioni e dalla stazione di Piacenza parto fiducioso verso Cremona. Sono le 14,05
L'uscita verso il Po ripercorre lo stesso itinerario di due mesi fa, quando da Piacenza andai in bici a Pavia, alla tomba di S. Agostino. A San Rocco al Porto, imbocco la ciclabile dalla parte opposta, direzione Cremona. E' bella, segnalata, deserta a causa della giornata grigia. Fa caldo, una cappa di nebbia copre il cielo. Qualche camminatore, una famiglia con bambini, silenzio. Dopo un'oretta di aperta campagna, l'argine si accosta alle sponde del Po: un veloce e surreale motoscafo taglia le acque limacciose per le piogge recenti. In primavera deve essere uno spettacolo questo posto! Sono contento, la bicicletta "è un gesto", ogni pedalata ha un senso, una gioia. Mi vengono tanti pensieri, ma faccio esercizio di silenzio, davanti al volto di Gesù.
Ho fatto bene a prendere la mountain bike: prima del ponte san Lazzaro, e in molti altri tratti, la strada si fa sconnessa e sterrata. La mancanza di pendenza, la prossimità al fiume, la sicurezza del tracciato, rendono il tutto molto piacevole. Una serie di "angeli", persone incontrate lungo la via, indicano la direzione giusta negli incroci incerti, rassicurando il pellegrino nei tratti più sperduti. Verso le 16,45 entro in Cremona, nel freddo di una sera di Gennaio. La città è splendida e nella piazza Duomo, sono ancora accese le luci dell'albero di Natale. Nel piccolo Hotel, a due passi dal Duomo, mi aspettano. Il tempo di mettere la bici al sicuro e poi su, in camera, a vivere la pace di una prima notte di viaggio, nella città di Antonio Stradivari.
11 Gennaio 2016 lunedi. Alle 6,00 già in piedi, valuto come gestire questa tappa di avvicinamento a Brescia. Le previsioni meteo indicano maltempo, forse anche neve, l'orario è limitante, dovendo arrivare entro le 12,30. Percorro la strada provinciale per Pontevico, pensando poi di immettermi sulla pista ciclabile attraverso la campagna. Molto bello il saluto a Serena, che mi prepara una varia e abbondante colazione. Partecipo alle sue apprensioni di salute, un problema allo "sperone", causato dalle molte ore in piedi, per lavoro, con conseguenti dolori. Lei è di Avellino e - puntando sulla sua meraviglia - le racconto del mio pellegrinaggio a piedi al Santuario di Montevergine. La mattina è grigia ma non piove. Pur avendo curato bene l'abbigliamento, lamento di non aver preso una certa maglia di micropile, stentando a trovare, con quanto indosso, la temperatura giusta. Ma la serenità del cuore, la gioia del viaggio, la forza della preghiera, la terapia del pedale, risolvono ogni problema. Dopo un'oretta sosta davanti al cimitero di Rebecco dell'Oglio, per un saluto ai defunti, prima di oltrepassare il fiume. A Pontevico inizia lo sterrato ai margini del torrente Strone, con un percorso naturale, dolce, inaspettato, fiabesco. Il cielo un poco aperto e il rumore ovattato delle ruote sopra le foglie, accarezzano la mente e i sensi. Alle porte Brescia il cielo si oscura e inizia una pioggia fitta, che accolgo tranquillo, cantando "Spirito di Dio battezzami, Spirito di Dio convertimi ..."
Il Centro Paolo VI è una grande e bella sede di convegni: l'incontro coi confratelli, fra stupore e incredulità, è gioioso e affettuoso. L'arrivo in bicicletta dona all'appuntamento una nota di simpatia, spesa a vantaggio di una relazionalità cordiale e attenzione diligente a quanto proposto e vissuto.
IL convegno è organizzato dal gruppo "preti giovani" e si colloca entro un percorso di approfondimento sui temi delle virtù "povertà, obbedienza e castità". Con l'aiuto di don Ruggero Nuvoli, direttore Spirituale del Seminario, si guarda ora al tema della "castità". L'approccio è limitato agli aspetti teologico e psicologico. L'aspetto morale e pedagogico è volutamente sotteso, per dare forza ai "fondamenti". Molte difficoltà di tipo affettive, hanno origine in un vissuto primordiale, di sicurezza-gratificazione-confine, vissute nella prima infanzia. L'impegno morale si innesta in una conoscenza e possesso di sè che, se feriti, come tutti un poco lo siamo, invocano necessità terapeutiche mirate. In serata arriva il vescovo Matteo Zuppi e Mons. Silvagni, e coi confratelli c'è modo di fare una visita notturna alla bella città di Brescia.
12 Gennaio 2016 Martedi. Benchè conosca poco i "preti giovani", la loro disponibilità e il mio proposito di attenzione nei loro confronti, produce effetti di amorevole sintonia. Sono molto utili gli approfondimenti di don Ruggero, le indicazioni bibliografiche offerte (libri di don Giuseppe Crea) e le condivisioni. La cordialità di Mons. Zuppi fa la differenza. Siamo venuti tutti per lui e la sua presenza, umile, serena, disponibile, "intelligente" (lui medesimo ama e ripete spesso questo aggettivo) apre tante strade. Ho la fortuna di fare il viaggio con lui in automobile a Sotto il Monte, per la visita programmata a Mons. Loris Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII. Il sapiente centenario, parla a noi di Padre Marella e alla fine dice: "L'ora che la Chiesa sta vivendo oggi è straordinaria, ma non dobbiamo lasciare perdere questa opportunità. Se lasceremo scappare questa occasione, la chiesa diventerà un piccolo club ... non quella che Gesù ha voluto, per l'umanità ..." Ricevo come grazia speciale la famigliarità di questo viaggio in automobile, assieme a Mons. Silvagni e don Stefano Savoia, sperando di non essere inopportuno o stancante, con le mie domande al vescovo, dettate non da curiosità, ma dal desiderio di comunione e crescita. In serata, nei discorsi a tavola, forse eccedo a condividere con don Paolo Dall'Olio Jr la passione per montagna, bici e moto ... Imparo che anche don Ruggero era un fuoriclasse in moto da cross ... Ho modo pure di confessarmi e il ritiro bresciano è così alla fine perfetto. L'ultimo giorno, mancando il Vescovo per il funerale a Mons. Baviera, decido di anticipare il rientro, ringraziando della tranquillità e distensione del viaggio di ritorno.
13 Gennaio Mercoledi . Giornata freddissima, di sole e vento, quella del ritorno a Cremona per la ciclabile integrale. Non ho fretta, il cuore è soddisfatto della esperienza vissuta. Ho modo di gustare la bellezza delle cascine lombarde, alcune con nomi suggestivi e famigliari "Cascina Paradiso" "cascina Misericordia" ... In una vecchia chiesa deserta, colpisce un sacerdote, solo, in attesa dei penitenti in confessionale. Immagine bella, ma che fa intuire come oggi non basti "aspettare", occorra piuttosto "uscire", per "cercare" le pecorelle e portarle al Signore. Sosta per la merenda al Parco delle Vincellate vicino a Verolanuova, un poco turbato dal telefono fuori uso, per un guasto al caricatore. Ne farò le spese il giorno seguente quando, sulle ciclabili del Po, direzione Parma, in una giornata di pioggia battente, con nessun angelo a indicare la strada, in un labirinto di argini e sentieri, mi perderò alcune volte. Le difficoltà non impediranno di arrivare a Colorno, visitare la monumentale Reggia di Maria Luigia, arrivare puntuale all'appuntamento col treno, che da Parma mi porta a Castelfranco Emilia. Fradicio e felice, varco la porta di casa, appoggiando la bicicletta piena di fango. Poche ore dopo, noto che c'è una gomma a terra. Grazie Signore, di questo bel ritiro e di avere bucato solo alle porte di casa. Ho attraversato paesaggi gentili e anche la "terra del vino" ... proprio nel giorno delle Nozze di Cana!
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20 gennaio 2016 Mercoledi
Che oggi nasca Cristo in me,
che maturi, nei tempi e modi che lo Spirito dispone,
che Cristo sia offerto, nella eucaristia di ogni istante e nella messa di questa sera,
nel sacrificio di lode di ogni momento.
Fra le mani un libretto di Padre Giuseppe Crea, su "la felicità della vita consacrata", scritto nell'anno ad essa dedicata. Gesù ci vuole felici, questo è il senso di tante pagine evangeliche, come le "Beatitudini" e "venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro" Mt 11,28. "cammino di conversione per prestare attenzione a tutte quelle situazioni ed eventi che offrono spunti di felicità. Risorse per affrontare preoccupazioni e problemi, ma anche per realizzare il progetto che li trascende. Questa vigilanza aiuta i consacrati ad essere flessibili, imparando a servirsi di strategie adeguate, per affrontare le situazioni con atteggiamenti di vita che contribuiscono al senso vocazionale della loro esistenza. "Responsabilità significa riconoscersi, definirsi, inventarsi negli atti che si compiono, scegliendo di trasformarsi per diventare sempre più aderenti a quello che si vuole essere"(Casula). Guai a delegare ad altri questo compito, casomai aspettando tempi migliori, superiori migliori, strutture migliori, vocazioni migliori ... Ognuno ha a disposizione tutto quello che gli serve per intraprendere questo viaggio verso la felicità, facendo qualcosa in cui si riconosce di essere corresponsabile e per questo collaboratore fedele".
Il programma di benedizioni oggi attraversa una delle zone "nuove" della parrocchia, quelle in cui sento più distanza, freddezza, disinteresse e forse anche fastidio al passaggio del prete; una di quelle giornate che fanno comprendere i preti giovani, quelli che non amano le "benedizioni", dicendo che non hanno senso. Sta a me immettere un senso di "uscita", di "missione", usando modi antiche per finalità nuove, cercando anime da corrispondere nella felicità, da sollevare nel dolore, da provocare nella fede, anime da conoscere e amare, così come sono ... Con spirito di umiltà, dignità, pazienza, carità, avventura, fede, gioia, speranza ... Sarà una giornata bellissima!
22 gennaio 2016 Venerdi
Sì è stata una giornata bellissima! Incontro con il piccolo Mattia, di Thomas e Silvia, nella cui camera gioco ai Lego; col piccolissimo Mattia di Valeria Zannelato e il racconto della sua storia, della sua attesa ... Giovedi l'incontro vicariale a Panzano, in sè faticoso e farragginoso, ma ravvivato da alcune sorprese: la capatina a Villa Sorra, nella pura immobilità invernale e la scoperta del libro di Gardner "cinque chiavi per il futuro" ... Però mi chiedo: perchè questo incontro fra confratelli non è stato bello e fecondo come quello di Brescia?
Il futuro come tema del cuore. "Non preoccupatevi per il domani" ammonisce il vangelo. Eppure la domanda rimane ed è giusto chiederci: quale chiesa fra venti anni? Il vangelo affida agli uomini tre poteri: quelli della parola, della unità interna e sui demoni. Il libretto di Mauro Corona, "una lacrima color turchese" dice "E' sempre comodo affrontare i problemi tirando fuori qualche satanasso". Il vangelo non sottovaluta la lotta contro gli spiriti cattivi. Forse proprio qui sta la chiave per capire il senso della difficoltà coi confratelli. Cogliere ogni spiraglio per uno sguardo di comunione, una azione di ascolto, uno slancio di perdono e speranza.
Il libretto di Corona, datomi da una parrocchiana, finisce col dichiarare che Gesù se ne è andato da questo mondo, gli uomini non lo vogliono. Parrebbe una difesa della fede, lode ai valori perduti, invece è giudicatorio, moralistico, presuntuoso, pessimista ... Davvero Gesù se ne andato? Così parrebbe, dai cuori, dai pensieri, dai comportamenti. O non è piuttosto il tempo di una sua speciale presenza, nel creato, nella cultura, nei bambini, nelle "fughe in Egitto", nelle predicazioni, nelle difficoltà, nella eucaristia ...?
Davanti agli occhi lo sguardo composto, raccolto, di don Francesco Scimè. I suoi interventi pacati, sapienti, sereni, a volte delicatamente indignati. La sua magrezza edificante, la armonia del volto, la pulizia dell'abito, stile nuovo e insieme antico. La dolcezza dei gesti, la profondità dei silenzi, la trasparenza di letture, preghiere, pensieri ...
25 Gennaio 2016 Lunedi. Conversione di San Paolo
Gesù è presente nell'atto del perdono. Il demonio semina zizzania continuamente, ogni giorno, mettendo gli uomini uni contro gli altri. Dio invita a vincere col perdono, continuamente, ogni giorno. Chiederlo a Dio, accoglierlo, offrirlo agli altri ...
Tema dei giovani. Impressione di universi lontani. Tutta una questione soggettiva. Non sono mai stato giovane, non posso capire la dimensione "gagliarda" della vita. Timido e insicuro, l'incrocio con la fede, su questo versante, ha complicato le cose di più. Non mi sono buttato nelle braccia di Dio per rispondere alla insicurezza: ho capito fin dall'inizio che, se da un lato la fede mi rafforzava, dando interiori motivazioni, da un'altra mi esponeva alla più colossale sfida. Non fu un calcolo, nè una fuga; fu amore, fu vocazione, ma non immaginavo cosa sarebbe accaduto.
Infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia, in me si sono mescolati, indipendentemente dall'età. Ero vecchio da giovane, sono ragazzino da vecchio, mi trovo a mio agio nelle età estreme, vivendole con il cuore di mezzo. Il "problema giovani" non è un problema. I giovani sono di tanti tipi, quante le forme della vita. E' semplicemente una età in cui le dimensioni della uscita, scoperta, conquista, rovina, sono accentuate. E' l'età degli innamoramenti e delle delusioni. E' la primavera della vita e mai ho amato la primavera come adesso. Sono timido come loro sono timidi, sono entusiasta come loro sono entusiasti, sono mutevole come loro sono mutevoli; forse non li sopporto perchè siamo uguali. E' naturale a sessantatre anni sentire un distacco da loro, una lontananza, sarebbe strano il contrario.
Negli ultimi film visti, "Ibraim e i fiori del Corano" e "Ritorno a Marigold Hotel", c'è incrocio generazionale, vecchi con un rapporto forte e meraviglioso con giovanissimi. Come ogni opera d'arte, di poesia, sono finestrelle aperte ad una realtà più profonda. Vanno oltre la cronaca e fanno capire come l'incontro non avvenga nei ruoli istituzionali, ma in quella dimensione viva, creativa, che è il rapporto personale: "Se vuoi imparare qualcosa, non leggere libri ma parla con qualcuno" dice il vecchio Ibraim al giovane Mosè.
La letteratura amata dai giovani è quella schietta, a campi contrapposti, in qualche modo "crudele". I vecchi invece cercano storie rassicuranti, a lieto fine, dimensione della dolcezza. In questo sono proprio stravecchio e non mi stanco mai di ciò che è gentile e delicato. Il vangelo missionario non è "delicato": dice che troveremo demoni, serpenti, veleni, malattie, ma ci sarà data anche lingua nuova ... Il vangelo della missione è un vangelo tremendamente giovane.
Domenico Ricci e un quadretto della sua casa ...
Sabato e domenica: il lavoro per condividere fra genitori, catechisti, bambini e comunità alcuni temi della fede è fecondo, gioioso, partecipato. Al di là dei numeri, colpisce il clima di fervore che si respira, al quale tuttavia la fragilità presta il fianco: nella predica sono "lungo" e "divagante"; scotto da pagare quando ci si sente sereni e contenti: anche la gioia ha una sua "pesantezza".
26 Gennaio 2016 Martedi Santi Timoteo e Tito
Gary Romain, grande scrittore, teorizza il linguaggio diretto, raccontare le cose nella loro fattualità. Purtroppo non mi è possibile, nè opportuno, non per ipocrisia o per il gusto per infarcire di aggettivi e veli eleganti la verità degli accadimenti, ma per rispetto e fede. Un sacerdote non deve raccontare le cose, ma vederle e trasfigurarle. La preghiera e il perdono sono vie di trasfigurazione. Senza dimenticare la misteriosa sacralità dei fatti, così come sono.
Pensiero ai giovani. Incrociarli lo reputo una grazia. Non li temo, nè pretendo di capirli, ma cerco di guardarli, con leggerezza e interesse, con simpatia, abolendo ogni giudizio e senso di inferiorità. Così ad entrare nella casa di Marianna D'Artizio, che non vedo da anni, ritrovandola grande, bella, sicura di sè, gentile. Oppure da Alessandro e Andrea Rovinetti, due fratelli bravi, affezionati alla nonna, di temperamento opposto, impegnati nello studio e Alessandro nello sport. Piacevole stare dieci minuti con loro, in un incontro semplice, sincero, significativo.
Pensiero alla vocazione. Leggere la vita in chiave vocazionale è per tutti fonte di gioia e forza. Ma ci è chiesto un passo in più. "pregare perchè il padrone della messe mandi operai nella sua messe". Da giorni mi chiedo come tradurre questo appello in progetto.
27 Gennaio 2016 Mercoledi
Don Giulio viene a fare visita ai lavori alla chiesa. Lo accompagnano Arsenio e Giovanna, due amici incrociati in quel di Pianoro. Pendono dalle sue labbra dotte ed erudite. Don Giulio trova nella cultura storica artistica una sua dimensione di gioia. E' bello questo, ed è una fortuna coltivare passioni. I suoi amici non sono direttamente interessati alla cultura, dai loro esagerati stupori si capisce quanto le siano estranei. Ma tutti sono coinvolti dall'"interessamento affettuoso". Che si parli di Guido Reni, o del Bologna, poco importa. E' l'affetto che conta. Questo è importante, da lodare e perseguire. Però rimango turbato dalla incapacità degli anziani di vedere oltre il loro mondo, quanto hanno fatto loro, ciò che li ha appassionati un tempo. Non interessa nulla il lavoro alla chiesa, la condizione della comunità, le cose accadute, dopo e oltre loro. E questa "chiusura" è tanto triste, ingiusta, da cercare noi di superare. Basterebbe poco, uno sguardo, una domanda, un istante di ascolto ... Nulla. Non bisogna giudicare, fragilità e perdono si impongono, specie nella vecchiaia. Però non va dimenticato che la peggior prigione della nostra vita, può essere quella che ci costruiamo noi, quando facciamo fatica a dirigere lo sguardo oltre noi stessi ... Cè un momento della vita in cui non ci gratifica più il fare, e poco il ricordo di aver fatto, ma ci può ricolmare di gioia l'amore per ciò che fanno gli altri e Dio.
Il tema dei ragazzi continua. Viviamo un minimo storico. In tutte le parrocchie si fa fatica a formare gruppi di ragazzi. Davanti a Gesù mi interrogo, per capire e agire. Sono a casa dalla nonna di Irene. La nipotina, con la amica Milena, stanno facendo i compiti: studiano storia, hanno anche il quaderno di religione sul tavolo. Chiedo il permesso di guardarlo e colpisce il frontespizio, strutturato a "profilo", come facebook: ansia degli insegnanti a capire davanti a chi sono, chiedendo quali sport fanno, che programmi televisivi guardano ... Big Time Rush leggo, sia nel quaderno di Irene che Milena. I ragazzi di oggi sono come quelli di ieri, quelli di sempre: amano la allegria, l'amicizia, la musica, il successo ... La differenza è che a fronte di un calo di "sicurezza", c'è ulteriore incremento di "libertà". Sono i due poli della soddisfazione, che storicamente si alternano. I ragazzi non appartengono oggi in modo stabile a nulla, ma in compenso vivono possibilità pressochè infinite. E' un'epoca in cui "per stare in equilibrio bisogna muoversi" come in bici e in moto. Non esiste equilibrio stabile, neppure lo si vuole. Non esistono gruppi parrocchiali, perchè non li si desidera, ma si apprezzano da ogni parte proposte continue e sempre nuove. E' la declinazione operativa della libertà, a fronte della stabilità. La stabilità magari la si cerca in dimensioni profonde, affettive e di fede, ma non in strutture, parrocchia o altro. Ne consegue che per fare pastorale giovanile occorre sempre essere in movimento, non puntare alla "sala", al "gruppo", all'"orario", ma su quella iniziativa, cui segue un'altra, e un'altra ancora, cui partecipano a volte questi, a volte questi altri, puoi di nuovo i primi, poi gente nuova, poi dei ritorni ... Struttura stabile diventa il cuore, lo sguardo, a loro e a Dio. E' in fondo la dimensione del Figliol Prodigo, paradigma di ogni cammino educativo e anche il vangelo del Seminatore, che semina, trovando terreno duro, sassoso, spinoso, ma alla fine anche quello buono. La prospettiva di oggi, come quella di sempre, è seminare, seminare ...!
Però, che dispiacere, a vedere nel libro scolastico di storia, tre pagine sulla nascita del cristianesimo e trenta sulla nascita dell'islam. Perchè questa sudditanza culturale, questo complesso di inferiorità, questa sottovalutazione del nostro tesoro? E mi fermo qui, perchè se dico l'impressione penosa a vedere il quaderno di religione, schematico, freddo ...
"Povero Gesù, dove sei?"
"Nel tuo cuore, se vuoi ... " dice una vocina.
"Lo voglio, Gesù, subito, per tutto il giorno! ... "
"Le grandi acque non posso spegnere l'amore ..." (Ct 8)
Suonano alla porta "quelli di Hera". Di quale "Hera" non so, non voglio saperlo ... "dalla padella alla brace" penso. Neppure lascio il tempo loro di iniziare e dico apodittico, asciutto, contratto: "Non mi interessa!" Per evitare il dialogo che fa perdere tempo a loro e a me. In modo altrettanto immediato, asciutto, contratto, rispondono: "va bene, buon giorno!" e se ne vanno. Però sento che qualcosa non è andato bene. Sono persone che lavorano, fanno già di loro un brutto lavoro, non è giusto mancare di gentilezza, anche in una decisione per il no. Quante volte a benedire le persone mi rispondono: "non mi interessa", nello stesso modo apodittico, asciutto, contratto. Allora penso: "potrebbero dirlo con più rispetto ...". Certi modi, fanno soffrire, ingiustamente, inutilmente. Spesso è per difesa che siamo così sgarbati, allora ci vuole pazienza e dolcezza, anche nel ricevere il no. Però cercare noi di non essere mai duri con gli altri.
28 Gennaio 2016 Giovedi
All'Ospedale oggi è duretta. I malati sono quasi tutti nuovi, freddini all'impatto col sacerdote, impietriti dalle loro apprensioni, più interessati al sorriso del parente, alle sorti della loro degenza, che al passaggio di un pretino sconosciuto. Vedo i limiti di un "Ospedale di Comunità", che tenta di sostituire sulla carta, quello che manca nella vita. Non basta calare la qualità professionale, per crescere quella umana. "Anche le crepe lasciano passare spiragli di luce". In RSA un paziente, ricoverato da mesi, tenacemente restio ad ogni tentativo di approccio, proprio oggi si mostra gentile, cordiale e disposto a raccontarsi. Un tempo di oscurità è il prezzo da pagare per la nascita di una minuscola perla.
Scoperchiando una parte della cupola, gli operai mettono in luce una grossa trave portante, ammalorata. Tutte le altre sono sane, ma quella è seriamente compromessa, probabilmente per una infiltrazione di acqua. "Una pesante nevicata, un aggravamento della marcescenza, avrebbe potuto fare crollare, un giorno, parte della struttura ..." dicono i tecnici. Siamo contenti che i lavori, per la loro indole minuziosa e completa, portino a controllare ogni anfratto, scoprendo mali "nascosti" della chiesa. Il guaio del terremoto si sta provvidenzialmente trasformando in risorsa.
29 Gennaio 2016 Venerdi
Scoperta degli insegnamenti di Luigino Bruni. Un mese fa, andando in macchina col nuovo vescovo Mons. Zuppi da Brescia a Bergamo, chiedemmo qualche nome di "maestro di contemporaneità". Parlò di Luigino Bruni, un economista prestato alla spiritualità.
"Ci sono milioni di persone, ricche e povere, imprenditori e casalinghe, che riescono a dare sostanza e felicità alla propria vita semplicemente lavorando. Che vincono ogni giorno la morte e la vanitas riordinando una stanza, preparando un pranzo, riparando un'auto, facendo una lezione. Ci sono certamente felicità più alte di queste nella nostra vita, ma non siamo capaci di raggiungerle se non impariamo a trovare la semplice felicità nella fatica ordinaria di ogni giorno. Ci salviamo solo lavorando. Non per una gioia sentimentale e auto-consolatoria che abbonda nelle penne dei non-lavoratori - Qoeleth non ci perdonerebbe mai - ma per quella che fiorisce dentro la fatica e anche dalle lacrime. Qoeleth ci dice, però, qualcosa di ancora più bello:"Egli non penserà troppo ai giorni della sua vita, perchè l'Elohim è risposta nella allegria del suo cuore" (5, 19) il lavoro è generatore di gioia perchè occupandoci di una attività non vana distoglie il cuore dal "pensare troppo" e male alle vanità pur reali della nostra vita; e perchè è lì che ci attende Elohim con la sua allegria" (Luigino Bruni : la piramide delle vittime)
"Ci salviamo solo lavorando". Il primo nostro lavoro è la preghiera.
Con la serietà, la fedeltà, la fatica e la soddisfazione di un lavoro.
30 Gennaio 2016 Sabato
Al termine delle benedizioni di ieri, stanco della giornata, mi chiedo se sia il caso di suonare a quel campanello, la cui accoglienza solitamente è freddina, imbarazzata, quasi d'obbligo. Ripetendo nel cuore: "non per me, ma per loro" pigio il pulsante e la prima cosa che, aprendo, sento dire è: "l'aspettavo! Abbiamo tanto bisogno di una benedizione!".
Nella preghiera di oggi vorrei mettere non solo "fede negli spiragli di luce che filtrano dalle crepe", ma una intenzione "grandiosa", "totalizzante", ispirata dal versetto della Sequenza: "O luce beatissima, Invadi nell'intimo, il cuore dei tuoi fedeli" Chiedo l'invasione della luce, l'esperienza di una nuova Pentecoste.
Lo invoca l'anniversario undicesimo del mio arrivo a Piumazzo. Mi trovo molto bene qua, ma non è questo il punto, in se stesso sarebbe solo egoismo. Il punto vero è che io sia felice dell'amore che mi unisce alla comunità. Riconosco questo amore, ma avverto quanto debba maturare, crescere, purificarsi; c'è bisogno di una Nuova Pentecoste!
Lo invoca l'incontro oggi pomeriggio coi bambini, catechisti e genitori della Cresima. Perchè non diventi una noiosa e sterile accademia, una ripetizione di formule che non toccano il cuore, perchè si accenda la fiamma della conversione, perchè si scopra la bellezza della vita in Cristo, perchè la Cresima significhi entusiasmo di vocazione: c'è bisogno di una Nuova Pentecoste!
Lo invoca la visione del film The Humbling (L'umiliazione) dal libro di Philips Roth. Film sulla decadenza, sulla "perdita", di talento, salute, amici; sul fine vita come tragedia. Storia sapienziale che ricorda il Qoeleth, positiva meditazione sulla "vanitas", per dare ai nostri giorni, e anche alla esperienza della decadenza, un senso di provvidenza, verità per un nuovo inizio; c'è bisogno di una Nuova Pentecoste!
Come si fa? Invocando lo Spirito, dicendogli "vieni", anche attraverso Maria, con il Rosario.
Vivendo con fede, serenità, semplicità, gratitudine tutto: la fatica dei miei genitori anziani, l'ansia di un incontro, l'impegno di una predicazione, l'adorazione di una liturgia ...
Dicendo di sì alla lotta, alle tentazioni, ad ogni sorta di opposizione, al Gesù che è in noi ...
3 Febbraio 2016 Mercoledi
Alla riunione del Gruppo per la pastorale Famigliare, Valeria dice: "L'inaugurazione della chiesa può significare generale risveglio, di presenza e di attività parrocchiale". Penso che dipenderà anche da noi, dalla intelligenza e generosità di questa stagione, l'auspicato risveglio.
Vengono fuori tante idee: l'opportunità di riprendere le "Gite", per creare unità, gioiosa e affettuosa. Proporre una sorta di "scuola domestica di misericordia", raccogliendo in immagini, in filmati, la testimonianza di queste "opere", e rappresentarle in un evento finale. Oppure una vacanza residenziale, in montagna, momento di pace, nella natura, in fraternità e preghiera. E' bello "ascoltare" queste proposte, sogni, necessità, senza l'ansia di fare tutto, ma con il piacere di accogliere e crescere semi di vita, obbedendo allo Spirito, che agisce nelle anime. "Le più autentiche gioie della vita sono quelle che si vivono ogni giorno nella quotidianità semplice ..."
Il temuto 2 febbraio, giornata senza respiro, si conclude con una grande pace. Perfino la salute, sull'orlo del crollo nel pomeriggio, in serata riprende. Potere terapeutico della gioia. S. Messa della "candelora" particolarmente bella: le suore preparano una dolce liturgia, piena di segni, si respira aria di affetto. "Gesù viene incontro alle persone che lo attendono con fede". Sembrano gli ultimi, quelli che aspettano pregando. Prima i poveri (Natale), poi i popoli (Epifania), alla fine i credenti (Presentazione). E' un mistero di umiltà, di croce e misteriosa predilezione.
Bisogno di luce, desiderio di un "incontro", un evento, che faccia decollare la vita. Noi preti speriamo tanto in Zuppi, con la illusione forse che "il nuovo" risolva i bisogni profondi dell'anima e della chiesa. Sicuramente Dio si serve anche di queste, forse troppo umane speranze, ma dal mio osservatorio credo sia proprio la "decadenza" un luogo privilegiato di grazia.
"Meglio il giorno della fine, che quello dell'inizio" (Qoeleth). Babbo e mamma si muovono a fatica, ombre di quel dinamismo, instancabile, di pochi anni fa. Vivere in un mondo di vecchi, in una società in discesa, non è necessariamente una sventura. Io continuo a pensare alla moto, ai viaggi in bici, ma so che fra poco avrò bisogno di essere aiutato, accudito, in vista del "congedo". Occorre prepararsi; il modo migliore per farlo è spendersi ora per gli altri, finchè c'è tempo.
E' un vantaggio lo stare con le persone deboli, anziani, ammalati, poveri, o i bambini piccoli. Dalle loro gioie e sofferenze, immense, profonde, vitali, si coglie quel che conta. Così vivere in un'epoca di crisi, oltre ad abbattere le "vanitas" (anche le strutture religiose e sociali, a loro modo, sono "vanitas") ti mette in uno stato originario e creativo.
La prospettiva "missionaria" di Papa Francesco può divenire, essa stessa, un nuovo idolo, se manca la esperienza viva di Dio. Questo insegna la lezione di don Divo Barsotti. E Dio lo si trova nelle esperienze "vitali", ancora di più in quelle "sacramentali", massimamente in quelle "di declino". Lo sento al funerale di Anna Rosa Ruggeri. In serata mi imbatto in un testo meraviglioso, sul tema.
«Che fare? Bisogna vivere!
«Vivremo, caro zio Vania, una lunga, lunga fila di giorni, di lente serate: sopporteremo pazientemente le prove che il destino ci manderà; lavoreremo per gli altri, e adesso e nella vecchiaia, senza riposo, e quando arriverà anche per noi la nostra ora, moriremo umilmente, e di là, oltre la tomba, diremo che abbiamo sofferto, che abbiamo pianto, che la sorte è stata amara per noi, e Dio avrà pietà di noi, e io e te, zio, caro zio, vedremo una vita luminosa, bella, incantevole, conosceremo la gioia, e guarderemo alle nostre disgrazie di oggi con tenerezza, con un sorriso… e riposeremo! Io credo, zio, credo, con tutte le mie forze, con tutta l’anima, credo… E riposeremo!
«Riposeremo. Sentiremo gli angeli, vedremo il cielo che sfolgorerà di diamanti, vedremo tutto il male della terra e tutte le nostre sofferenze annegare nella misericordia che inonderà il mondo… e la nostra vita diventerà serena, tenera, dolce come una carezza… Io credo; io credo… Povero, povero zio Vanja, tu piangi… Tu non hai conosciuto la gioia, nella tua vita, ma aspetta, zio Vanja, aspetta… Riposeremo… riposeremo… Riposeremo!» (Cechov - Zio Vania - monologo finale )
Alla riunione settimanale coi preti, emerge l'idea di un "Sinodo" di zona, per studiare e mettere in pratica l'Evangelii Gaudium e arrivare ad una visione rinnovata di chiesa, missionaria, con scelte operative, da parte di tutti. Partendo da un lavoro individuale, di piccolo gruppo, poi allargandolo sempre più, fino a diventare zonale e oltre. Quello che manca è una nuova visione.
Al medesimo incontro, dico che le risorse sarebbero tante. Molti "fedeli" soffrono per non essere considerati, coinvolti, apprezzati. Aspettano una chiamata, accompagnata da una guida, un indirizzo, un insegnamento, cui non manchi tuttavia un incoraggiamento, una stima. Siamo soli noi sacerdoti perchè vogliamo essere soli: fare tutto noi, a modo nostro, quando pare a noi; poi lamentiamo d'essere stanchi, avvolti da indifferenza e distanza. Non abbiamo capito che l'animo umano ha bisogno sì di "grandi prospettive" non meno di affetto e fiducia ... Siamo accecati dalle "cose" e pensiamo di fare il bene agli altri offrendo discorsi o iniziative ... mentre quello di cui c'è bisogno è legami, relazioni; essere "visti", valorizzati, riproducendo i ruoli fondamentali, genitoriale, amicale e filiale. Per tutti poi "è più bello dare che ricevere", ne consegue che i ruoli passivi, cui releghiamo spesso i fedeli, stancano presto e non pagano.
5 febbraio 2016 Venerdi
Incontro di affetto e gratitudine con il Cav. Galletti. Sta abbastanza bene, pur con limitazioni alla vista e all'udito. Nel luogo dell'incontro, il ristorante Diana, c'è anche il regista Pupi Avati. È in compagnia di un amico; nella semplicità dei nostri sguardi cerco di dirgli quanto apprezzi la sua opera, specialmente l'ultima, "le nozze di Laura", grande parabola della "attesa di Dio-sposo".
Il cavalier Galletti esprime i suoi apprezzamenti "su quanti non solo parlano, ma fanno. Oggi c'è anche il difetto, di volere "strafare" - dice - e questo non va bene. Per fare bene, bisogna prima pensarci, e decidere solo quando si è sicuri del risultato, almeno al 90%"
Non si esprime sul nuovo vescovo di Bologna, capisco che ha qualche riserva, forse sente odore di "buonismo", ma è troppo intelligente e rispettoso per dare giudizi. Sarebbe bello proporre a Mons. Zuppi di andarlo a trovare, o chiamarlo, per un saluto. Forse dovrei farlo io.
Dalla giornata bolognese, raccolgo pure le suggestioni del libro di Gardner "5 chiavi per il futuro", comprato da Antonella, sulle attitudini psicologiche fondamentali, per chi sente la responsabilità del futuro: "intelligenza disciplinare, sintetica, creativa, rispettosa, etica ...".
Tornando a casa, passiamo davanti alla Triumph, in vetrina le nuove Bonneville Street Tween e davanti alla Ducati sbircio le Scrambler Sixty2 ...
"Uno è le cose che pensa". Che senso ha, o Dio, questo ricorrente pensiero alle due ruote?
Come parola guida di oggi - anche in riferimento ai lavori alla chiesa - raccolgo la pagina sulla vita del Re Davide, il cui cammino di eletto e combattente culmina nella "liturgia di lode":
"In ogni sua opera celebrò il Santo, l’Altissimo, con parole di lode;
cantò inni a lui con tutto il suo cuore e amò colui che lo aveva creato.
Introdusse musici davanti all’altare e con i loro suoni rese dolci le melodie.
Conferì splendore alle feste, abbellì i giorni festivi fino alla perfezione,
facendo lodare il nome santo del Signore ed echeggiare fin dal mattino il santuario.
Il Signore perdonò i suoi peccati, innalzò la sua potenza per sempre"
7 Febbraio 2016 Domenica
Lo zaino della preghiera, che ho in casa, ha proprio un potere benefico. Suggerisce frequenti istante di "presenza", la recita attenta delle Ore, a volte una invocazione brevissima, e tutto cambia. Durante il rosario, passeggiando in via Noce, prego per Luigi Vignoli e quanti hanno bisogno "di essere aiutati dalla protezione divina" come recita la liturgia di oggi. Ci sono tante altre intenzioni nella messa: penitenziali, pastorali, vocazionali ... Si parla di abbondanza di risultati, quando la nostra fatica è fatta sulla parola di Gesù. C'è il tema della chiamata apostolica e mi colpisce il collegamento fra la esperienza penitenziale a quella vocazionale:
"Allontanati da me che sono peccatore" ... "Non temere da oggi sarai pescatore di uomini".
Alla domanda "cosa fare per arrivare a tutti", Gesù risponde:
- Insegna, le parole autentiche raccolgono le folle
- Ama la natura, anche io parlai sulle rive del lago.
- Usa i mezzi di comunicazione, io usai la barca, per allontanarmi e arrivare a tanti
- Sii benevolo, va incontro ai bisogni degli altri, se vuoi che essi vengano incontro a te
- Sii coraggioso, imparando cosa significhi "prendere il largo"
- Fatti aiutare, come Simone con Giacomo e Giovanni
- Credi alla preghiera, confessando la tua certezza di non farcela
- Lascia tutto e seguimi, povero di mezzi agirà in te la grazia di Dio.
Un zelante fedele riprende a messa alcuni bambini che non stanno buoni. Questa agitazione indica un problema, un intreccio di valorialità, autocontrollo, comprensione, circa quanto si sta facendo, ecc. E' bella la messa! La nostra messa, dico, celebrata con povertà, nella presenza santa di Gesù e di qualche commovente "martire" della fede, che con la sua bontà e purezza, tutto riscatta e illumina. Ma è sufficiente questa oggettiva santità?
Il libro di Gardner, 5 chiavi per il futuro, riflette sui nostri metodi educativi e sul tipo di "intelligenza" necessaria per affrontare il futuro. L'orizzonte auspicato, è uno scenario immensamente impegnativo, ma anche molto più appagante. Come già secoli fa sosteneva Platone: "Con l'educazione aiuteremo gli studenti a trarre godimento dalle cose che sono tenuti ad imparare". Educare, significa fare scattare quel "piacere", quell'"interesse" alla conoscenza e alla virtù, che permette poi al discepolo di proseguire, con volontà e forza proprie. "Come tutte le esperienze più salienti della vita (dall'orgasmo alla filantropia) il fatto di averla provata ne accresce il desiderio. Chi ha assaggiata la autentica comprensione è improbabile che in futuro si accontenti di una comprensione superficiale. Essendosi nutrito all'albero della conoscenza è invece probabile che, di nuovo e più volte, vi si rivolga, per attingervi un cibo interiore ogni volta più appagante"
8 Febbraio 2016 Lunedi
"Tutti quelli che lo toccavano guarivano" La prima reazione è pensare che a noi non è dato questo potere, di guarire i malati. E' così? Andiamo per gradi. Innanzitutto il suggerimento è di "portare i malati a Gesù". Preziosa indicazione per una chiesa "missionaria". Non ti si chiede di guarirli, ma di portarli da Gesù. Potremmo cominciare a farlo, attraverso la preghiera, che è un portarli "spiritualmente"; il vangelo parla poi di "toccare", di rapporto fisico, diretto, personale. Riferimento anche al sacramento dei malati. Si intuisce che l'attenzione ai malati non è solo per una misericordia di soccorso, ma anche per una misericordia di rivelazione. Dopo la croce di Gesu ogni forma di dolore, e perfino la morte, diviene misteriosa epifania del divino.
9 Febbraio 2016 Martedi
La grandezza del dolore umano ti porti a non giocare sulla ricerca di Dio.
La santità di Dio lo impone, ma anche la responsabilità verso i fratelli.
Immensa è la responsabilità delle anime religiose!
"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore ..."
Il cuore oscilla, fra il pensiero delle cose piacevoli e leggere, come il viaggio a Roma in bicicletta, e cose dolorose e gravi, come la malattia di papà, o la morte annunciata di alcuni amici. Dove sta la verità, quale è l'osservatorio più giusto? Leggo di quel giovane escursionista americano, intrappolato fra le rocce di un canyon dello Utah, con un braccio incastrato alla parete, per la caduta di un masso, senza altro da fare che aspettare la morte. E' in una zona deserta, solo, non ha avvisato nessuno della sua escursione. Aspettare la morte, cosa si prova? Che senso ha Dio, mentre hai un braccio incastrato; che tipo di preghiera può uscire, se mai esce una preghiera? Che spessore può avere? Ringrazi Dio per le tue avventure, o lo maledici per quel macigno caduto? O pensi che la vita sia tutto un assurdo, senza spiegazioni? Ti disperi, ti arrabbi, ti rassegni? Ti preoccupi della sete e della fame? del caldo e del freddo? Dei tuoi genitori? ...
La situazione di quell'escursionista (per la cronaca raccontiamo ha avuto la forza-follia di spezzarsi un braccio da solo, per liberarsi) mi pare paradigma di ogni essere umano: una vita "normale" da un lato, gioiosa, faticosa, un alternare di fatiche e riposi, cui capita un evento destabilizzante, che ti mostra quanto buio ci sia in te, oppure luce ...
In Avvenire un testo di Luigino Bruni, commentando il Qoelet, mostra come sia del cammino di sapienza incontrare esperienze destabilizzanti. La tendenza di tutti, particolarmente delle anime religiose, è chiudersi, costruire una "ideologia", anche della fede, per difendersi e non avanzare, neppure verso Dio, trasformando anche Lui in un elemento interessato, umano, egoistico. "Avete abbandonato la legge di Dio, per seguire vostri insegnamenti ".
Voglio fare di Dio una meta, un inizio, una bussola!
Dio è nelle persone, nella comunità, nei sacramenti ...
è nelle esperienze belle della vita e in quelle dolorose,
ma anche che Lui non si identifica con tutto ciò ...
Come riconoscerlo e non confondersi ...?
Quaresima, tempo in cui lo Spirito parla e guida.
Quaresima 2016
10 Febbraio 2016 Mercoledi delle Ceneri
Giorno di vento e di sole. Decido di andare a benedire in bicicletta; la zona di oggi è una stradina di campagna, fra le più belle e distanti dal centro. Comincio dalla famiglia *, sconvolta dal recente lutto del giovane figlio, in un incidente. Non so se e come mi accoglieranno. Ci sono state altre volte, ma invano. Prego per loro durante il tragitto, disposto ad accogliere in pace e con fede qualunque impatto. Trovo il papà in veranda che stende qualcosa al sole. Mi saluta, mesto; commenta meravigliato l'arrivo in bicicletta: "Con questo vento e questo freddo!" - "Ma cè anche il sole - dico io - e sono ben coperto. Sono venuto a salutarti ... se vuoi facciamo anche la benedizione ..." "Benedizione no - dice - ma, se vuoi, entra che ti offro volentieri un caffè". Non sarebbe mattina da sosta, ma sento che la "benedizione" in questo momento passa non attraverso l'acqua, ma qualcosa di più "eucaristico". Facciamo colazione insieme, rimaniamo tanto a parlare, arriva anche la moglie, affranta. Riparto, il sole in faccia, l'aria fredda e luminosa, nel cuore le parole e i sentimenti dei due genitori prostrati. Il sacerdozio è assunzione.
Il giorno passa così: da Gherardi, due notti fa, hanno rubato il trattore nuovo. Schiacciato dal dispiacere, l'anziano Sergio non riesce più a mangiare ... "questa cosa mi ha come esaurito" ... Capisco cosa può provare, dopo una vita di sacrifici, di fronte ad gesto così brutto, inspiegabile, inaspettato, destabilizzante ... Nonostante questa, e altre esperienze dolorose, il vento e il sole rimangono piacevoli, e rientrando per la messa serale non posso che non accorgermi di una certa pace e gioia nel cuore. Come è possibile?
Tre simboli per iniziare la Quaresima:
1. La principessa rumena Ghika, ortodossa, che prima di don Divo Barsotti, abitò la casa di via Crocifissalto, sulle colline di Settignano, "viveva là, nel silenzio, nella preghiera e opere buone ... in umiltà e serenità ". La quaresima vorrei viverla così.
2. L'arrivo a Roma delle spoglie di S. Padre Pio e S. Leopoldo Mandic grandi confessori. " I fedeli sappiamo vedere gli occhi di Dio Padre in quelli del confessore, e il confessore veda gli occhi di Gesù in quelli del penitente"
3. Le Opere di Misericordia, corporale e spirituale: le rileggo ad alta voce, coinvolto particolarmente da "pregare Dio per i vivi e per i morti"
12 febbraio 2016 Venerdi
Per il vangelo, non esiste forma che ci rassicuri nella via di Dio. Anche le opere più "alte" e austere, come il digiuno o la preghiera, possono non corrispondere alla grazia: "hanno già ricevuto la loro ricompensa". Di converso anche le opere più "basse", le situazioni più immorali, possono essere luoghi di apertura: "I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno del cieli". Allora meglio peccare che essere virtuosi? No, ma il vangelo insegna a non illudersi, nè scoraggiarsi, mai. Essere prudenti in ogni cosa, sapendo sempre cercare e cogliere la volontà di Dio, in ogni momento. Dio è commosso dal cuore penitente, che chiede; si allontana dal cuore presuntuoso, che sa. E' naturale! Chi è bravo non sente il bisogno di Dio.
Alla celebrazione penitenziale a Panzano c'è molta gente. Anche il clero è bello, ordinato, unito, disponibile, sereno. Serata impeccabile, anche se un pò formale. Queste cose ci vogliono, ma possono illudere, se si pensa che bastino. Don Claudio presiede bene. Ascoltandolo, faccio caso al suo, al nostro linguaggio ... Molte parole non ci appartengono veramente, le abbiamo imparate, le ripetiamo, sono quelle che ci si aspetta, ma scivolano via, non hanno profondità, forza; non in se stesse, ma in virtù di chi le pronuncia. Occorre "vivere" più in profondità, perchè le nostre parole riacquistino potenza, comunicazione, conversione.
Penso a don Divo Barsotti, al il suo sforzo di superare il "divorzio" fra teologia e spiritualità. Una teologia che sia viva, una spiritualità che sia vera. Tema assolutamente assente dalla sua mente, che invece assilla noi tutti, è quello della "pastorale": strategia di azione, organizzazione, per "conquistare" bambini, giovani, adulti, ecc. Pare sia un falso problema. Se aspiri alla santità, presenza di Cristo in te e nella chiesa, allora nascerà anche la creatività operativa. Dunque cercare la santità, non come opera nostra, ma opera di Cristo in te e poi essere sinceri: se certe parole, mondi, concetti, personaggi, non ti appartengano, lasciali. Ma quando trovi il mondo che Dio ha preparato per te, abitalo.
"Per chi ha paura, o si sente incompreso, o infelice, il miglior rimedio è andare fuori, all'aperto, in un luogo dove egli sia completamente solo, solo col cielo, la natura e Dio. Solo allora, infatti, soltanto allora, sente che tutto è come deve essere, e che Dio vuole vedere gli uomini felici, nella semplice bellezza della natura. Finchè ciò esiste, ed esisterà sempre, io so che in qualunque circostanza c'è un conforto per ogni dolore. Finchè puoi guardare il cielo senza timore, sappi che sei intimamente puro e che ridiverrai comunque felice" (dal Diario di Anna Frank)
13 Febbraio 2016 Sabato
Salmo 8
"O Signore, nostro Dio / quanto è grande il tuo nome / su tutta la terra
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti / affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il cielo, opera delle tue dita / la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi / il figlio dell'uomo perchè te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, / di gloria e onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi
tutti i greggi e gli armenti, / tutte le bestie della campagna
gli uccelli del cielo e i pesci del mare, / che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio / come è grande il tuo nome su tutta la terra"
20 Febbraio 2016 Sabato
Da una settimana non scrivo. Non c'è tempo. La settimana della morte di Fausto, di Fernando, dell'anniversario di Marco. Oggi funerali di Fiorina Vecchio, Giancarlo Pedrazzi, Laura della California. Circondato dalla morte, arriva la "tentazione" quaresimale: "Se sei figlio di Dio ..." . Pur fisicamente sfinito, sto miracolosamente bene, nell'anima e nel corpo. Mi aiuta un poco sognare l'Austria, la pedalata a Roma, la Bonneville ... La benevolenza divina, accanto al soccorso nel momenti più gravi, accanto ad una fede che si ravviva nella preghiera, alle lezioni dei grandi amici di Dio (i Papi, Barsotti ...) accanto al quotidiano dedicarsi alle anime, ci gratifica con la "dolcezza delle piccole cose". Cuore proiettato in avanti, al prossimo anno sacerdotale e ad una ripresa della pastorale giovanile.
L'incontro di mercoledi con Zuppi, al quale mi presento stravolto, dopo una notte di veglia per la morte di Fernando, lascia una prospettiva di "creatività". Le espressioni "dobbiamo pensarci" e "le risposte le troveremo uscendo" cercano risposte adeguate alle nuove realtà. Parla molto Zuppi anche degli Asili, dicendo di interrogarci non solo su come fare a sostenerli, ma sul loro significato oggi, "che credo ci sia, ma diverso da ieri. Per esempio il fatto che in essi manchino gli stranieri è un segno che pone qualche domanda". Poi ha parlato della presenza missionaria là dove la gente si incontra e vive oggi: "i supermercati sono le nuove piazze, dove la gente passa la domenica ..." Non per occupare spazi o ansia di conquista, non per rispondere in modo creativo all'anelito di amare, partecipare, testimoniare Cristo, la dove l'uomo è.
Un libro che vorrei leggere è "Parrocchie da incubo". Qualcuno dice "titolo pessimo, per un contenuto ottimo". Il titolo è una citazione televisiva, ironica, di quei reality, tipo "cucine da incubo" "squadre da incubo", in cui si delinea una situazione di crisi, alla quale si risponde con una nuova leadership e un rinnovamento a 360 gradi, di stile, ambiente, proposta, impegno. Mi piacerebbe pensare a Piumazzo così. Comunque dirci "Parrocchia da incubo" è bruttino e non vero. Ma se serve a rinnovarci, a tirare fuori il meglio da noi, allora vale la pena provarci ...
22 Febbraio 2016 Lunedi
Siamo i destinatari di una gloria piena, perfetta, alla quale Dio si sottomette, si dedica, si impegna, caparbiamente, genialmente, per ciascuno. Durante l'omelia delle 11,00, arrivo a capire un poco questo mistero, partendo dalla domanda "Perchè Dio si piega troppo poco ai nostri bisogni umani?". La preghiera non aumenta la grazia, ma la sua consapevolezza; ci rende umani, immettendo conoscenza, amore e volontà nella nostra fede. La preghiera ci rende "sacerdoti", mediatori fra Dio e gli uomini, già comunque amati e salvati dalla misericordia.
Vado a trovare Luigi Vignoli a Gaiato. Esco in moto, in un pomeriggio di fine febbraio. Vestito bene, godo del sole e dell'aria frizzante. Dopo Pavullo le montagne sono ancora imbiancate di neve e il piccolo mezzo sembra uno di quegli animaletti, furtivi e impacciati, usciti dalla tana, dopo il letargo invernale. Trasformare ogni viaggio in gioia, questo è il senso della moto. Luigi sta benino; commosso alla visita, sta leggendo il vangelo, nella sua cameretta linda e sobria, al terzo piano, affacciato ad un panorama ampio e luminoso, che guarda la valle. Sembra un eremo, luogo di pace e tentazione. I visitatori sono come angeli che confortano l'anima in lotta.
Leggo S. Vincenzo de Paoli sulla "perfezione evangelica". Capitolo sulle persecuzioni: l'anima è simile al suo Maestro nel soffrire disprezzo e opposizione; mentre è segno di lontananza da Dio "l'approvazione di tutti". Faccio l'esame di coscienza, mi pare di essere voluto bene, e allora, non sono di Cristo? Poi penso a quelle famiglie che accolgono con fastidio la benedizione, o a quei bambini, che mostrano inspiegabile contrarietà alle cose di Dio, non accogliendo gli sforzi di affetto, testimonianza e servizio. Allora i conti tornano. La vita cristiana è proprio un paradosso: là dove pochi minuti prima vedevi tutto nero, si rivela la parte più luminosa.
Una delle "attrazioni" dell'Austria è per me l'ultimo imperatore degli Asburgo, Carlo I, il più sfortunato uomo sulla terra: succede a Francesco Giuseppe, nel pieno della Prima rovinosa Guerra Mondiale, in mezzo a milioni di morti, una millenaria tradizione che crollava, con scarse capacità di governo e di guida, affronta tutto con la sola arma della fede e della unità famigliare. Prega sempre. I suoi sette figli sono la prova della sua volontà di impegno e vita. Muore in esilio, nella isoletta di Madeira. Giovanni Paolo II lo proclama Beato, pochi anni fa. L'uomo più sfortunato della terra, è riconosciuto da Dio l'imperatore più grande dell'Austria.
23 febbraio 2016 Martedi
Scopro che Papa Benedetto XVI nacque il 16 aprile 1927 e, stando al mio programma, dovrei arrivare a Marcktl, suo paese nativo, proprio il 16 aprile 2016! Bellissimo!!!! Sarà un sabato, come fu un sabato il giorno della sua nascita! Papa Ratzinger disse più volte che la sua vita è segnata dal mistero pasquale: nato il Sabato Santo, fu battezzato il giorno di Pasqua. Così la mia vita pare segnata dal mistero del Natale: nato il 22 dicembre e battezzato per S. Stefano. Ecco il senso della "piccolezza" e "gioia" che vedo sempre, dentro e attorno a me.
Luigino Bruni (in Avvenire) sul tema della "vecchiaia" secondo Qoeleth. Esperienza dei molti anziani ogni giorno nelle case. Vicinanza a papà malato. Riflessione sulla stagione conclusiva della mia vita. Martirio di Policarpo tutto "eucaristico": "avvolto dalle fiamme del rogo, era simile a pane cotto, incenso bruciato che emana soave profumo". Al di là della forzatura simbolica, si esprime il senso della vita e della sua fine, secondo Dio. "Per la Scrittura la vita è più simile ad un albero che cresce che ad una candela che arde: questa illumina consumandoci, mentre l'albero cresce donando". Ho pensato quanto mi piacevano i vecchi alberi secolari, incontrati lungo il Cammino Inglese di Santiago: bellissimi, in quella loro monumentale immobilità, per le forme, i colori, le atmosfere che offrivano. Policarpo consuma la sua offerta "eucaristica" in pochi istanti, ma tutti possiamo, nella lentezza del tempo, divenire pane donato e "martirio".
"Non chiamate nessuno "maestro" sulla terra, perchè uno solo è il vostro maestro, il Cristo, e voi siete tutti fratelli". Papa Francesco e il Vescovo Zuppi testimoni di questo vangelo. Non si pongono come "capi", anche se sanno di esserlo, ma lo vivono, indicando l'unico "capo", nel servizio della fraternità e del sacramento. Attraverso l'umiltà, il loro servizio "pastorale" sarà segno non oscurante dell'unico Pastore. Poi vivranno il disprezzo del mondo, sempre in cerca di nuovi Re, di nuovi Capi, da adorare al posto di Dio. Invece con la loro umiltà, attireranno sia il disprezzo della terra che la grazia del cielo.
26 febbraio 2016. Venerdi
Testimoniare la bellezza della vita, e anche della morte e della malattia.
Continua il viaggio con Papa Benedetto XVI. Gli scrivo, la mia prima lettera ad un Papa. Il suo "ritiro" lo rende umano, umile, uno con tutti gli anziani e ammalati. Leggo nella sua biografia che si identifica col versetto 22 e 23 del Salmo 72 (73) "Sono diventato come un animale da tiro, una bestia da soma, ti servo, tu mi hai nella tua mano, per questo sono vicino a te". Tale è il significato dell'orso nel suo stemma, unito a quello della conchiglia del pellegrino. Anche per me oggi è giorno di "fatica bruta", senza quasi un attimo di respiro, pieno di "doveri", vedendo lontana l'ora della agognata pausa. Ma è questo il modo per me di stare con Dio e Lui con me.
27 febbraio 2016 Sabato
La bellezza della vita è Dio, la sua persona. Lui si è fatta vicino, eppure dobbiamo sempre cercarlo. La fede è attesa. L'amore di Dio è attesa. La speranza è attesa. Parola, Eucaristia, Comunità, Preghiera... sono tutti luoghi di presenza e attesa. Il dolore, la croce sono il massimo scandalo e anche la massima epifania. Nulla è privo della possibilità di dire Dio. La bellezza della vita è Dio. Pregare per la bambina di Cavazzona, morta in un incidente domestico, per la sua famiglia, la sua comunità, per don Stefano, perchè in Spirito "celebri" Dio in questo dolore.
29 febbraio 2016 Lunedi
"Signore apri le mie labbra / la mia bocca proclami la tua lode"
Ti lodo, Signore, per la giornata di sabato, l'incontro con tutti i Catechisti e alcuni rappresentanti parrocchiali delle Famiglie, della Liturgia e della Carità. Giornata di formazione, sul tema della Preghiera e Misericordia, ben preparata nel suo impianto, nella distribuzione degli incarichi, nella ricchezza di proposte e varietà di forme. Passiamo due ore intense, belle, attive. Una grande gioia rimane nel cuore, per questo passettino sulla strada della comunione.
La domenica, come al solito, comincio la giornata col fiato corto, un pò per la stanchezza fisica, l'ansia, con fatica a mettere a fuoco il tema del giorno. Vorrei essere fedele alla Parola di Dio, alla Liturgia, ma anche al mio cuore e a quello della assemblea, specialmente dei bambini. In genere alla seconda messa sono più rilassato e celebro con meno fatica. I temi dell' incontro con Dio e della conversione, li enuncio con fervore e mi rimangono nel cuore anche quando, nel pomeriggio vado a Bologna per la Messa Episcopale, dove canta il nostro Coro.
Le previsione mettono pioggia, ma alle 14,00 il cielo è sereno. Pur prendendo tutto l'occorrente, parto tranquillo, convinto della stabilità del tempo. Vado in bici per i soliti motivi: eliminare le tensioni e ricaricarmi di positività. Le messe episcopali non sono proprio la mia massima passione, ma preparate e concluse così, vengono come trasfigurate: in bicicletta tutto diventa bello. Poi c'è un'altro motivo: passare accanto alla vetrina Triumph e le sue Street Tween.
Prima di arrivarci, l'anima si pone il problema della "idolatria". Parola che viene dal verbo "guardare" e mi chiedo se, col mio dirigere lo sguardo carico di incanto e desiderio, stia compiendo un atto di "idolatria". Risolvo il problema dicendo a Gesù: "facciamo così: le Triumph le guardiamo insieme, dicendoti che importante sei Tu e le moto le guardo con Te ". Anche a Gesù le Bonneville Street Tween piacciono molto.
In cattedrale Il Vescovo Zuppi sta incontrando i ragazzi della Cresima, coi genitori e i catechisti, C'è un clima di festa, anche un certo chiasso e confusione, ma il tutto è bello e significativo. Il vescovo, gioiosamente comunicativo, dice "grazie" ai presenti (quante volte Zuppi dice "grazie"!!!) e indica Maria, San Pietro e il Crocifisso, ben visualizzati nella Cattedrale, riferimenti dell'amore di Dio e della sua strada. Segue Messa Episcopale, con i sacerdoti della Missione, il Vescovo Tarcisius e una quarantina di catecumeni adulti, radunati in Cattedrale per lo "scrutinio", prima del battesimo
Finita la messa, il tempo si mette a temporale. "In biziclata! ... ma a te at poza la salut?" dice Mons. Vecchi. Vorrei essere invisibile, ma più mi nascondo, più mi vedono. In realtà sono tranquillo e contento. So di avere l'attrezzatura giusta: scarpe, collo, testa, guanti ... tutto è ok. Il freddo e l'acqua non fanno che accentuare il benessere generale. Il normale percorso sotto la pioggia, pian piano si trasforma in una epica impresa anfibia. Scrosci d'acqua da tutte le parti: dall'alto, dal basso, di fianco. Il bordo della strada praticamente è un fiume, e non di rado, quando mi sorpassano le macchine, vengo inondato da getti supplementari. Inzuppati gli scarponi e tutto il resto; sono le 20,30, c'è solo un poco di fame, ma la gioia è in qualche modo nutriente e corroborante. Prima di entrare in casa, strizzo i guanti, facendo uscire litri di liquido; togliendo i vestiti, non c'è una cosa che sia asciutta; anche l'anima è bagnata, anzi ...battezzata. Nulla è più catartico e salutare di un viaggio così. Sono felicissimo.
4 Marzo 2016 Venerdi
Funerale di Paolo Tomei. Sono circondato dal mistero della malattia e della morte. Ogni altra realtà scompare a confronto. Al mattino ispezione di una commissione di controllo alla Scuola Materna, un gruppo di cinque persone, ciascuna con una competenza specifica: pedagogica, tecnica, amministrativa, di coordinamento, di presidenza ... un gruppo di "personaggetti" direbbe Crozza imitando De Luca, con una cinica aria da sbirri, un finto sorriso, un comportamento da cani da caccia, eccitati alla scoperta del fagiano impigliato. Viene in mente il commissario Javert de i Miserabili. In fondo le ispezioni sono utili, mettono in luce dettagli cui non avevi dato peso, magari anche importanti. Però quel garbo schietto della intelligenza, quel tatto che dovrebbe avere chi è preposto al bene, come è raro! Pazienza.
Funerale di Paolo Tomei. Non hanno voluto mettere manifesti, annunci, non hanno voluto fare cortei, o funzioni, ma solo una benedizione al cimitero, prima della sepoltura. Eppure c'era una folla grandissima. "Quando una persona o un evento coinvolge, tutti lo impariamo e tutti partecipiamo". Penso alla efficacia dei social, alla loro utilità. "Oggi chi vuole comunicare, non ne può prescindere" dice Andrea Mazzucchi. In serata anche io corrispondo, con umiltà, iscrivendomi a Facebook. Non senza pronunciare prima una preghiera allo Spirito.
Funerale di Paolo Tomei. "Il saluto a te, Paolo, non può che avvenire all’aperto, in semplicità, corrispondendo alla tua anima, schietta, diretta, ma anche profonda e delicata. Da qui l’incertezza, nei tuoi famigliari, se dirlo o non dirlo, se dare a questo momento una forma o senza forma. Anche la variabilità del tempo, la notte di neve, poi il vento e la pioggia, la velocità con cui cambia il cielo e arriva il sole, è quasi simbolo della tua vita, intensa e comunicativa, qualche volta perturbata, e in ogni caso, entusiasta. Come le gemme delle tue pesche sono pronte a sbocciare, così il fiori del rapporto con te. Paolo, hai voluto tenere per te l’inverno e donare a noi la primavera. E’ Gesù che ha fatto così con l’umanità. Si è preso lui la fatica, dando a noi di goderne. Ti diciamo grazie per l’amicizia, le parole, le attenzioni, tanto vive e dolci. Compito del sacerdote è pregare. Lo facciamo di cuore, per te, e con te e per i tuoi famigliari e amici. Se la morte scioglie i legami di poco conto, rafforza invece quelli importanti, che durano e Dio benedice."
6 Marzo 2016 Domenica
Ti ringrazio, Signore, di questo intenso sabato e domenica. Pur trascurando molti momenti importanti, come le "24 ore per il Signore", indicate nel programma giubilare e vissute con iniziative giovanili nel nostro vicariato, tutto è stato bello. Prime Confessioni dei bimbi di terza, poi Messe del "Padre Misericordioso": sottolineata le predilezione dell'amore divino "per i bimbi, perchè sono belli, per i peccatori, perchè i più bisognosi", il tema della gioia, e il comportamento del Padre come modello di ogni relazione buona secondo Dio: fiducia, rispetto, attesa, perdono, festa e paziente educazione.
La seconda giornata in facebook, più sconvolgente della prima. Stordisce ed esalta, la pioggia di proposte di amicizia, di persone che ti passano accanto ogni giorno, per le quali non sospetti di essere significativo; o amicizie passate, che le circostanze della vita avevano in qualche modo sospeso, e ritornano fuori tutte. Questo è meraviglioso, buono, esaltante. Ci sono tuttavia due seri "però": la quantità di messaggi che ti arrivano, e non credo di essere fra i maggiori, occupa molto tempo di gestione. Non dico se vale la pena, perchè anche un solo "ciao" è prezioso, ma mi domando quale sia la modalità giusta. Normalmente dico. Oggi a pranzo c'erano i miei famigliari. Mia nipote, di 22 anni, dopo essere stata correttamente e affettuosamente a tavola, a fine pasto si è messa in una angolino della casa, passando il resto del tempo col telefonino in mano. Facebook immagino. Ho chiesto: "ma come fai a gestire le tante e mail collegate alle operazioni?" "Non le leggo neppure ... ho solo i miei trecento amici ... il resto non mi interessa!" Ho capito che occorre mettere un filtro, non tanto al numero di amici, ma al tempo che si dedica a questa "piazza". Il pericolo è che, per coltivare il rapporto con quelli di fuori, magari trascuri un pò quelli di dentro. E poi, per un religioso, il pericolo più grave è che, col curare incautamente il rapporto con le persone, trascuri il rapporto con la Persona. La preghiera è troppo importante, e utile, per accettare che anche la cosa più bella la mortifichi. Cercherò allora di darmi dei limiti e dei tempi. Questo porterà a non rispondere ad ogni post, ma gli "amici" sappiano che li leggo, apprezzo e ringrazio. Aggiungo che pur facendo più piacere i "mi piace", sono altrettanto utili e belli i "non mi piace" quando detti con amore.
Devo trovare l'equilibrio fra una comunicazione "light e out" in facebook e una comunicazione "deep e in" sul sito della parrocchia. In fondo anche Gesù aveva un parlare a tutti "in parabole", e un aprire il cuore a qualcuno, ai suoi amici più intimi, cui spiegava in modo diretto, aperto i misteri del Regno.
8 marzo 2016 Martedi
(da Facebook)
"Si allontanò perchè c'era folla", Il movimento di Gesù nei confronti della folla è avanti e indietro, come l'onda del mare. Si avvicina, si allontana, poi di nuovo ritorna. Facebook mostra le persone come sono: coi loro interessi, impegni, manie, passioni ... Chi parla del suo lavoro, chi del proprio amore, c'è chi offre progetti, chi esprime sentimenti, chi mostra solo se stesso e non è cosa da poco. Anche i narcisismi sono dolci, se guardati con occhi di madre. E' un bel dono fb! Oggi faccio gli auguri a Domenico, condivido la Festa della Donna, rendendolo tema a Messa, dove ringrazio "per le nonne, le mamme, le spose, le fidanzate, le amiche, le figlie ... le suore e le tante amiche, di fb e no". Anche le donne della letteratura, come Anna Karenina. Come è attento Tolstoi al cuore delle donne, al loro corpo, alla loro mente, alla loro storia! Uno dei momenti più belli è la vista a Lucchini Isidoro, di mattina presto, in moto per fare prima. Dedico questo 8 marzo alla sua sposa, alla sua nuora e alle infermiere del suo ospedale. Angeli come lui.
Intensa serata con Andrea Mazzucchi: "Dopo avere tanto seminato, occorre cominciare a tirare le reti in barca". I primi iscritti alla biciclettata Piumazzo-Roma del prossimo luglio, sono una dozzina: "vorremmo arrivare a cinquanta!" Sempre di più si precisano lo spirito, il metodo, la finalità della impresa. Ogni primo lunedi del mese, ci sarà uno step di controllo e preparazione. Ci colpisce molto la rivisitazione di una esperienza di Andrea, la sua "maratona del deserto", quale momento più alto e in qualche modo sorgivo, di tutto il suo itinerario, umano e spirituale. "Allora capii che, nei confronti degli altri, non ero solo destinatario di una compassione, ma con la possibilità anche io di dare". Quello che per la maggior parte della gente è un dovere quasi naturale, dal quale misteriosamente si fugge, per assecondare uno sterile egoismo, per chi è disabile diventa un traguardo straordinario. Grazie Andrea!
10 marzo 2016 Giovedi
Giornate belle, intense, anche se un pò costipate. Colpa mia e di Facebook. Bella la riunione per 'Ottavario: Edoarda è bravissima ad avvisare tutti, la partecipazione è ampia, si respira clima di responsabilità e amore, spirito di unità. Il cammino delle benedizioni alle case procede verso la conclusione con un indice di stanchezza non proprio basso: sempre così nelle ultime settimane! Per fortuna c'è Jasmin ad aiutare. Pronto anche il bollettino di Pasqua e conclusione dell'itinerario di "religione" alla Scuola Materna, condotto con impegno e amore da Sr. Theresa. I lavori alla chiesa procedono, oggi smontaggio ponteggio della cupola: è uno spettacolo vedere il rame delle grondaie nuove scintillare al sole.
Da una settimana sono su Facebook. Tutto nasce da una indicazione di Andrea Mazzucchi, che in riferimento alla iniziativa "Roma in bici", mi chiede se seguo su Fb l'iter organizzativo. "Per chi vuole comunicare qualcosa, oggi Fb è imprescindibile" e mi mostra i dati dei contatti. Lo dice senza mitizzare, quasi con rassegnazione. Per umiltà e servizio mi iscrivo. In pochi giorni vengo avvolto da varie "proposte di amicizia". In quanto sacerdote, dico di si a tutte, interrogandomi sul senso e sul linguaggio idoneo in questo ambito. Non nego che la cosa mi piaccia. Il mio metodo è il seguente: prendendo spunto da un incontro reale del giorno, cerco di universalizzare il tema e le indicazioni contenute, per renderle fruibili e utili ad un pubblico diversificato, laico, amicale. Non parlo dunque di parrocchia, non di cose mie personali, ma cerco di rispondere ad un bisogno basico di luce e di affetto. Per quello che posso, intrecciando il mio cuore umano e di sacerdote con quello di Gesù.
Ecco un saggio di un "post" scritto per Fb (Facebook)
Dobbiamo cercare di stare bene, perchè tutti quelli che ci stanno accanto assorbono il nostro benessere o malessere. Quelli che ci vogliono bene, naturalmente. E' normale avere ogni tanto problemi, di salute o altro, ma possiamo attraversare tutte le difficoltà con fiducia e perfino con slancio. Come l'alpinista che, di fronte ad un passaggio difficile, predispone il suo essere alla sfida, e tira fuori tutte le sue energie, di forza, intelligenza, resistenza, fantasia, coraggio ... Questo significa star bene.
Per amore degli altri è dunque importante curare la propria salute, i rapporti di amicizia, una visione ampia della vita, insomma cercare di essere felici. Prego perchè tutti possa avere quella condizione di benessere e verità un pò speciale, che è la relazione di affetto con Gesù. "Quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte" Notte
13 Marzo 2016 Domenica
E' morto Lucchini Isidoro. A detta di tutti un uomo proprio buono. Pochi giorni fa lessi da qualche parte la frase: "Chi vuole bene arriva in tempo, non quando ha tempo". Da lì l'idea di andarlo di andarlo a trovare subito, all'ospedale Policlinico; era mattino presto, usai la moto per districarmi nel traffico stradale. Fu un incontro bello, dolce, semplice. Lo trovai sereno, con un sorriso di fiducioso abbandono. "un angelo" pensai.
Riporto gli ultimi interventi su Fb, fino a quello di stamattina:
10/3 "Come sarà il Paradiso? Non lo sappiamo. La tappa più importante del nostro cammino, la meta, è avvolta da tanto mistero. Ma questo non la rende in qualche modo più attraente? "Non gusterà il Paradiso in cielo domani, chi non l'avrà pregustato oggi sulla terra" (Cabasilas). Dove trovarlo dunque? Nel trasfigurare ogni gioia terrena col ringraziamento e nel trasformare ogni dolore in offerta. Il Purgatorio sarà il rammarico delle occasioni d'amore perdute.
All'Ospedale di Castelfranco è ricoverato Massimiliano Biondi. E' giovane, grave. Lo segnalo a chi lo conosce, a chi ha rapporti col figlio e la sposa. E' umano avere timore della malattia, ma è dolce affrontarla insieme. Per un malato l'essere ricordato, sostenuto, condiviso, è importantissimo. Non facciamogli mancare quella overdose di affetto e amicizia, che guarisce non meno dei farmaci. E' nel reparto RSA, camera 5, ci si può andare quasi sempre. Io e lui parliamo di moto (aveva una Harley) che è un gran bell'argomento! Ma voi potreste averne di altrettanto belli. Buona giornata.
11/3 "Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza" (Gc 5,16).
Cominciamo da un problema: io non sono giusto. Passando per la Porta Santa al Santuario di San Luca, capisco quanto sia facile ritornare ad essere giusti. Chiedendo perdono. Attraversare una
soglia, dicendo semplicemente, col cuore, "Signore Pietà". Poi comincia la preghiera fatta con insistenza. Per Massimiliano, Isidoro, la signora col rumore nelle orecchie, per tutti quelli che
vengono in mente. Alla Madonna più volte raccomando tutti gli amici di fb. Ecco cosa ci si guadagna con questo gioco! Fb è una rete, quello che è di uno, passa a tutti. Io prego per voi, voi
fatelo per altri. Con insistenza. Buona giornata.
PS Viaggio a S. Luca in bici, di notte. Le piccole pazzie sono il sale della vita. Però adesso
"sono un pò stanchino", proprio come Forrest Gump.
12/3 "Più importante di quello che scrivo è ciò che leggo nelle vostre pagine. Amare è guardare con gli occhi degli altri. E' bello dedicarsi a Dio e andare dove i passi degli amici portano. Con fb si può andare tanto lontano. Condividere esperienze, frasi d'amore, battute, considerazioni, ma un abbraccio lo si dà solo dal vivo. I sacramenti sono l'abbraccio di Dio. Alla Messa ne saranno distribuiti tanti, di freschi, di caldi, di delicati, di stritolanti. Buona domenica. Notte.
13/3 ""Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo" (Gv 8,10). Gesù tu sei vivo accanto a me. Proprio tu, in persona, coi tuoi occhi, il tuo corpo, con la tua parola, il tuo silenzio. Potrei dirti tante cose e te le dico; potrei confidarti tante emozioni e te le confido; potrei farti tante domande e te le faccio, ma la cosa più bella è vivere la tua presenza, semplicemente. Ci sei, ci sono; coi miei acciacchi e i miei sogni; noi due, soli. La gente se ne è andata, non devo andare a cercarla. Non sfuggirò dalla solitudine con te, dalla vita nuova che oggi comincia, per il tuo perdono. Cosa facciamo? Niente! Preghiamo insieme il Padre, perchè tutti stiano bene. Per Isidoro che è morto, per la sua sposa la sua famiglia; per Claudio che sta male e la sua mamma; per tutti quelli che sono sereni, per gli uccellini che già cinguettano all'alba ... Pregheremo per tutti e per tutto, godremo di tutti e di tutto, ma soprattutto della nostra presenza. Perchè scrivo su fb, se sono solo con te? Quando sono con Te, sono con tutti e con tutto, finalmente.
19 Marzo 2016 Sabato San Giuseppe
Ecco i post su Fb di questa settimana:
13/ 3 Immagine nell'ingresso dell' Ospedale di Baggiovara, fotografata alle 15,00. Quasi riassunto della giornata vissuta: messe, bambini, facili e difficili, stanchezza, viaggio in moto a trovare malati, festa per la partenza di Rita, coi giovani ... Ringrazio del sacerdozio, di Cristo, che in tante cose diverse, dona armonia col tutto ...
14/ 3
"Chi vuole bene arriva in tempo, non quando ha tempo".
Le cose belle avvenute oggi, nascono tutte da questa frase e dalla decisione che ne seguì. Andare subito dall'amico, risolvendo il poco tempo con l'agile Yamaha, i suoi morbidi slalom, fra il traffico e le code del mattino. Incontro breve e vero. Oggi il saluto definitivo, vissuto con quell'affetto che nasce dalla conoscenza e dalla dedizione. Nel vangelo, una delle parole più belle, riferite all'agire di Gesù è "subito!".
15/3
Dio ci parla attraverso tutto. Nessun incontro è casuale. Tolgo "l'amicizia" a Maurizio Baschieri di Spilamberto perchè usa fb per offendere. Per un senso di dignità blocco il suo ingresso. Però credo che anche attraverso il suo intervento Dio voglia dire qualcosa. "Quello che scrivi sono tutte p.... Solo Gesù Cristo ci salva!" Ha ragione. E' tanto facile sostituire Dio con le cose cui siamo attaccati noi. Però il Dio cui ho aperto il cuore è un Dio buono e gioioso, dolente e forte, al di sopra di tutto e presente in tutto. Se Maurizio mi offende, forse è "perchè il Signore gli ha ordinato di offendere". (2 Sam 16,11). Per questo sono in pace e lieto.
Cambio discorso: condivido con voi una preoccupazione per una famiglia di qui, che oggi deve lasciare casa e non sa dove andare. Pregate per questo e fatemi sapere se avete proposte concrete per aiutali. Da parte mia ho espresso la disponibilità a pagare alcune mensilità di affitto, ma non trovano nessuno che affitti loro. Chiedo aiuto per questo almeno fino all'estate, fino a che i figli abbiano finito le scuole.
16 / 3
Chi crede sa che il deserto può fiorire in una notte. Maurizio si guadagna un posto nella mia preghiera della sera. La comunità si mobilitata per trovare un tetto e la "vecchia padrona" offre una proroga. Molti, cui chiedo la loro casa vuota, dicono di no, ma interrogano la loro coscienza. Una ragazza che compie gli anni porta danaro per loro. Quella famiglia ora ci appartiene di più e noi apparteniamo di più a lei. Un giorno non passato invano. "Io non sono solo, il Padre è con me".
17 /3
Il perdono è il Paradiso anticipato
18/ 3
Il cuore è chiamato al silenzio. Vicini sono i giorni della
Passione di Gesù. Non c’è più separazione fra Dio e noi, tutto è Uno: unico il soffrire, unico l’amare, unico il risorgere. Nella dispersione delle ore e dei giorni, col silenzio della Settimana
Santa, ritroviamo le sorgenti e la meta. Carissimi amici di fb, dono speciale di Dio in questa Quaresima, grazie della vostra amicizia e delle preghiere che direte per me. Il sacerdozio è una
cosa immensa, insidiatissima. In questi giorni mi avete fatto sentire quanto è bella la vocazione, la missione di amico e
pastore. Cercherò di pregare per voi in questa Pasqua e sempre. Per farlo è necessario il silenzio. Viviamolo insieme. La nostra vita continuerà come prima, coi soliti impegni, magari anche
accentuati dalle feste, ma tutto sarà fatto col cuore altrove, in Gesù che muore e risorge per noi. Vi faccio il mio augurio, citando una frase di Lutero, in cui ritrovo la mia natura, di vedere
tanto Dio nella natura: “Il Nostro Signore ha scritto la promessa della Risurrezione, non solo nei libri, ma in ogni foglia di primavera”
Buona Pasqua! Vostro don Remo