PIUMAZZO - MEDJUGORIE 2013
Dal 10 al 14 Agosto 2013, Massimo Bonifati, con la moglie Nadia, il figlio Caudio e il parroco don Remo, si sono portati in pellegrinaggio "famigliare" a Medjugorie. Ecco un breve resoconto del loro viaggio, fatto a nome di tutta la comunità, con l'intenzione di pregare per le famiglie e affidare a Maria il nuovo anno pastorale.
"Beati coloro che crederanno, senza avere visto"
"Il tuo volto, Signore, io cerco, mostrami il tuo volto". Gli occhi umani possono vedere solo di riflesso, la presenza di Dio, negli occhi, nel volto, nei gesti di coloro che pregano, con fede.
"Il suo viso era pieno di luce, perchè aveva parlato con Dio, come fa un amico col suo amico". Così la Scrittura dice di Mosè e di ciascuno che si intrattiene in amicizia con Gesù e Maria, nella preghiera. Per un misterioso disegno di Dio, i sei veggenti di Medjugorie hanno visto Maria coi loro occhi di carne, ma non è meno speciale la visione che ogni credente può avere di Dio, attraverso la fede, suscitata e alimentata dalla preghiera del cuore. A chi ci chiede: "Cosa avete visto a Mediugorie?" una sola risposta: "Abbiamo visto la preghiera, la sua verità, la sua luce trasformante e pacificante, la sua bellezza, la sua potenza, la sua dolcezza".
II° mistero della luce: le Nozze di Cana
Dietro la chiesa parrocchiale di Mediugorie, c'è anche un'area, chiamata "via della luce", un lungo viale, culminante con la famosa immagine della Risurrezione, con ai lati cinque cappelle e mosaici raffiguranti i misteri. Per la natura "famigliare" del pellegrinaggio, significativa la preghiera davanti al mistero delle Nozze di Cana.
Benedici, Signore, la famiglia che mi hai messo accanto. Per la loro proposta si è partiti. Facendo le foto di gruppo, noto che il figlio Claudio tende sempre a stare in centro, cingendo con le braccia il babbo e la mamma. Famiglia unita, i Bonifati, gentile, seria, "normale". Ama il lavoro, il rapporto coi suoceri, i parenti, gli amici. A Mediugorie incontriamo un'altra famiglia di Castelfranco: Andrea Collina, con Elena, Chiara e Cinzia, a conferma del clima cordiale e affettuoso del viaggio. il 12 Agosto Massimo e Nadia festeggiano, davanti alla Madonna, il 25° del loro incontro d'amore. Lui di Verona, lei di Piumazzo, rinnovo in chiave moderna e devota del mito antico di Romeo e Giulietta. Conferma per il parroco, che dedica al sacramento del matrimonio l'intenzione del pellegrinaggio.
"Suo è il mare, egli lo ha fatto"
Partenza col treno da Castelfranco Emilia alle 14,10. Ad Ancona traghetto fino a Spalato, di notte. Spesa della traversata: circa 60,00 euro a testa, andata e ritorno. Compagnia marittima Blue Line, in cabina a quattro posti. La nave è al completo. Stiamo bene da tutti i punti di vista: mare tranquillo, aria mite, self service confortevole, cabina fresca.
Nella sala ristorante sediamo a fianco di una famiglia giovane, con due figli, di circa 15 e 8 anni. Noto la mamma, per tutto il tempo della cena conserva un sorriso bello sulle labbra. Composta, delicata, attenta al marito, ai figli, gioiosa. La prendo come un messaggio di Dio: l'amore porta a vedere bello tutto, sorridere è il miglior dono che possiamo fare agli altri, la condizione più efficace per servire ed educare.
A Spalato ci dividiamo: Nadia e Claudio prendono il pullman, io e Massimo proseguiamo in bicicletta. Le due ruote sono un "gancio" per unirci, farci sognare il viaggio, dare leggerezza e infantile gioia ad una meta per altro profonda e alta.
La costa meridionale della Croazia, da Spalato a Dubrovnic, è un susseguirsi di piccoli golfi, insenature, con un mare azzurrissimo da un lato e montagne pastello dall'altra, unite da una costa rocciosa, dipinta dal verde brillante dei pini marittimi. Il percorso è facile, panoramico, divertentissimo. Un susseguirsi di paesini, spiaggette, chiese, in un giorno di traffico inquietante. Per le auto, ma non per noi, che alle lunghissime code ci facciamo belli e sfrontati, superando, piccoli e liberi, ogni ostacolo.
Arrivo alla meta
Il percorso del pullman e delle bici è quasi identico: Spalato, Omis, Makarska, Drvic, Bacina; qui lasciata la costa entriamo fra le montagne, costeggiando i laghi di Bacina, poi la statale 513 fino al confine con Bosnia Erzegovina. Si prosegue per Liubuski, Cerno e infine Medjiugorie. Strade strettine per le auto, ma adattissime alle bici. Pendenze mai eccessive, paesaggio gradevole, traffico sostenuto, specialmente nei fine settimana.
La Parrocchia di Medjugorie è dedicata a S. Giacomo, patrono dei pellegrini. Dopo il Cammino di Santiago, a piedi e in bici, ci sentiamo a casa nostra qui. Tuttavia non incontriamo alcun pellegrino a piedi o in bici. Strano! Forse stiamo aprendo una strada noi. Mentre Nadia e Claudio passano la notte nella città delle apparizioni, noi facciamo sosta al 90° km, sulla litoranea, all'Hotel Quercus. Il giorno seguente percorriamo i 60 km rimanenti, con viaggio lento, che a misura della fatica, piacere e attesa, rende grande e profondo il senso della meta. Dopo aver immortalato le maglie del Pedale Piumazzese davanti alla Chiesa, ci portiamo a tavola per festeggiare il dono di essere qua e iniziare un rapporto speciale con la Madonna.
Liturgia ideale
E' domenica, giorno della Eucaristia. All'Ufficio informazioni presso la Parrocchia impariamo che alle 19,00 c'è la Messa Internazionale, preceduta dal rosario e seguita dalle benedizione degli oggetti e preghiere di guarigione. La celebrazione è in lingua locale, ma ci si può sintonizzarsi via radio con un servizio di traduzione nei vari idiomi. Essere vicino ad una famiglia "tecnologica" è una gran fortuna per me: Claudio acquista per 5 € una radiolina con cuffie e Massimo estrae il suo BlackBerry. La grande spianata si riempie a frotte, istante dopo istante: tremila persone, composte, devote, raccolte, in un silenzio gravido di fede. Messa impeccabile, canti belli, ordine nei movimenti, specialmente alla comunione, distribuita in un modo tanto semplice quanto geniale, facendo spostare di poco la gente. Si comprende la grandezza della liturgia, la potenza dei sacramenti, l'unità e novità che crea l'Eucaristia.
Nella omelia il racconto di quell'uomo che cercava una indicazione esatta della sua condizione. "Una notte fece un sogno: davanti a lui stavano due porte. Entrò nella prima e trovò una stanza bella, elegante, con al centro un tavolo grande, pieno di soldi. Entrò poi nella seconda e vide una stanza spoglia, trascurata, con al centro un grande tavolo, con sopra pochissimi spiccioli. Quale è il senso di tutto questo? Chiese. Il Signore rispose: i soldi della prima stanza sono quelli che hai speso per te, per i tuoi piaceri; quelli della seconda stanza, quelli che hai speso per gli altri, quelli che hai speso per i poveri"
Via Crucis sul monte Krizevac
Dopo una buona notte nella Pansion Sulic, vicino alla chiesa e al centro, ci portiamo ai piedi del Monte Krizevac per salirlo facendo la Via Crucis. Siamo subito impressionati dal fondo impervio del terreno. Il ritmo delle 14 stazioni, che impone tempi di sosta per la preghiera, è provvidenziale anche da un punto di vista fisico, rendendo più accessibile la temibile salita. Fa caldo, assieme ai padre nostro sorseggiamo abbondanti dosi di acqua dalle nostre scorte. Ci commuove ancora il fervore di tanti, la devozione di numerosi giovani, il gesto di quei temerari che salgono scalzi fra le rocce appuntite. Ci sono però tratti di ombra e senza eccessive difficoltà arriviamo alla cima, sotto la grande croce.
Dopo una preghiera personale, per chiedere di essere aiutati a portare le nostre croci ed offrire il nostro "grazie" a Gesù per il suo sacrificio, indicandoci la strada del vero amore, nell'istante di sosta, prima della discesa, veniamo arricchiti di una nuova singolare esperienza. L'incontro con Padre Marco, polacco, che, con un suo confratello, sta benedicendo un folto numero di fedeli, sulla cime della montagna, con effetti affatto sorprendenti: quasi tutti coloro che ricevono l'imposizione delle mani, si accasciano a terra, come morti, o completamente addormentati. Rimanendo così, immobili, non poco tempo. E' una scena dal risvolto anche comico e Massimo, irriverente, nota la situazione buffa, specie quando uno cade sull'altro, formando un groviglio di corpi umani, assopiti e con quello in basso alquanto svantaggiato al risveglio. Nadia invece spaventata volta le spalle e Claudio rimane impietrito nella sua perplessità. Fra di noi parliamo di "ipnosi" spirituale, poi improvvisamente sorge nel sottoscritto il desiderio di ricevere quella singolare benedizione. "Se c'è una grazia speciale da ricevere, non voglio perderla!". Chiedo agli amici di sorreggermi, perche, cadendo a terra, non mi faccia male. Prego fervidamente, le mani del sacerdote si posano sul capo, senza però che mi accada nulla. "Con disappunto del prete, che con te ha fallito" ... commenta ironico Massimo.
Scendendo parliamo amichevolmente con Padre Marco e una sua consorella, Suor Patrizia, figure entrambe molto belle. Impariamo che quanto accaduto sul monte, è una sorte di estasi: lo spirito umano che si unisce allo spirito di Dio, distaccandosi per un momento dal corpo. A questo punto mi spiace non aver avuto questa grazia, certificando la mia ostinata "materialità".
Rosario sul monte Podbrdo
La collina che si innalza a ponente del paese, nella frazione dove abitavano e abitano tutt'ora la maggior parte dei "veggenti", chiamata Podbrdo, è il cuore spirituale di Medjugorie: il luogo delle apparizioni. Più bassa del monte Krizevac, sassosa allo stesso modo, su questa collina si respira al massimo l'anima mariana. Ci andiamo nel pomeriggio di lunedì 12 agosto, dopo un salutare riposino nella nostra pensione.
Tutto si svolge in modo normale: un pò noioso l'avvicinamento, per stradine di periferia, dove vedi com'era Medjugorie prima degli eventi del '81, un povero paesino della Bosnia, fortunanatamente ai margini del teatro di guerra, ma dentro ad una endemica povertà, illuminata però da una umanità buona. Quando i "veggenti" chiesero alla Madonna perchè era apparsa là, ella rispose: "Perchè qui ci sono buoni credenti". E quando chiesero: "e perchè hai scelto noi?" ella rispose: "io non scelgo i migliori ...".
Appena inizia l'erta sassosa incontriamo il popolo dei pellegrini: incuranti del sole e del caldo, salgono ferventi per questa pietraia piena di "luce". Vorremmo recitare il rosario, fra di noi, nel raccoglimento di un piccolo gruppo. Con disappunto vediamo che proprio davanti sta un grosso gruppo organizzato e altri oltre. Allora comprendiamo che quel popolo e quella guida è un dono, mettendoci anche noi al seguito. Già alle prime battute dell'anziano sacerdote, si capisce quale anima bella sia. Mentre annuncia i misteri, si avverte che quel parroco è proprio dentro agli eventi e non di meno nel cuore degli ascoltatori. "In questo posto è apparsa la Madonna, il primo giorno ..." Unisce il racconto della vita di Gesù, a quello dei veggenti e della sua comunità. Parla in modo dolce, chiaro, alto: non si smetterebbe mai di ascoltarlo. Notiamo che, nonostante l'età, è scalzo e sale pieno di giovanile ardore in mezzo a quella pietraia appuntita. Non dà segni di sforzo, nè di dolore, ma di un amore intenso, con tratti quasi di divertimento. Alla fine non resistiamo dal domandare come si chiami e da dove venga: "Sono don Gigi!" dice sorridendo, parroco di Numezzano in provincia di Brescia. Arrivato in cima alla collina, si inginocchia davanti alla immagine di Maria a lungo, assorto, senza dire una parola. Poi si alza e, seduto a lato su una roccia appuntita e rovente, inizia ad ascoltare le confessioni, che i parrocchiani, uno ad uno vanno a fare, molti fra le lacrime, che lui conforta, con gesti dolci e viso sorridente. Ci sono anche molti bambini attorno, attirati da quella figura, semplice e buona. Come è fortunata una parrocchia ad avere un parroco simile!
Ci fermiamo anche noi davanti alla immagine di Maria, consapevoli che ogni preghiera sia a lei gradita, anche la più povera, la più inadeguata, come la nostra. Attorno a noi sta una folla variegata; molti giovani; una famiglia che accompagna un anziano instabile sulle gambe; un signore che abbiamo visto girare sui sentieri, a raccogliere le bottiglie di plastica vuote, o cartacce, lasciate da pellegrini sprovveduti: questo servizio della pulizia non è meno radioso, meno mariano, della celebrazioni. Gli chiediamo come si chiama: "Nicol" risponde imbarazzato, coprendosi il volto quando gli chiediamo di fargli una foto. Massimo, Nadia e Claudio sentono il bisogno di raccogliersi un poco all'ombra, prima della discesa.
il coraggioso Claudio
Ala sera incontriamo la famiglia castelfranchese di Andrea, Elena, Chiara e Cinzia. In tre anni, Andrea è venuto nove volte a Medjugorie: "Questo posto mi ha cambiato la vita; qui sto bene, ogni tanto ci ritorno ..." Da esperto ci introduce nei segreti del luogo, da innamorato si lascia andare a manifestazioni entusiaste. Racconta come la sua storia nasca dalla lettura del libro di Brosio "Ad un passo dal baratro" e come sia venuta a Mediugorie la prima volta da solo: "senza sapere nulla di nulla" ma trovando chi lo ha accompagnato in una cammino di fede e profonde amicizie.
Con lui Chiara, una bimba graziosa di prima media, cui il papà propone salire subito il Podbordo, di notte, alla luce della luna e delle torce. Claudio, guardando il babbo e la mamma, dice: "andrei volentieri anch'io!". E' mezzanotte, Massimo e Nadia hanno visto, durante il giorno, il loro ragazzo faticare non poco nella duplice salita, ma in un istante si rendono conto che è l'occasione per farlo sentire "grande" e "libero". Papa Francesco dice che i genitori, nel loro amore, sanno riconoscere il confine fra protezione e fiducia. Così, pur con apprensione, acconsentono questa esperienza di autonomia, nella evidente nascita di un giovanile affetto, sotto la protezione di Maria. Leggo il piccolo evento anche come messaggio per me sacerdote: imparare a trattare i fedeli, non come bambini piccoli e incapaci, ma come adulti, che hanno diritto, e passione, alla autonomia e responsabilità, anche nelle cose che riguardano Dio.
La mattina seguente, il parroco non può farsi mancare l'esperienza del rosario al Podbordo, prima dell'alba. Parte, pensando di essere solo, invece una folla notevole, prima che sorga il sole, già arranca lungo la scarpata. Ha modo di pregare anche davanti alla "croce blu", dove la Madonna e Mirja affida a Marjia intenzioni drammatiche: una preghiera speciale per la conversione dal peccato, a causa del quale l'umanità è in grave pericolo. "Pace, Pace ... e Riconciliazione!"
Prima di organizzare il ritorno, una ultima visita alla Chiesa; alla Croce davanti alla quale i devoti accendono i ceri; alla grande statua della Risurrezione, dove dal ginocchio si dice stllino gocce di acqua, simbolo dello Spirito, effuso da Cristo morto e risorto. Anche il parroco prega, toccando quella immagine, sulla tibia, ringraziando anche per il dono delle "gambe", che hanno permesso tanti meravigliosi cammini.
Conclusioni
Non si può comprendere e dire Medjugorie in modo frettoloso e superficiale. Queste note conclusive hanno un carattere davvero provvisorio. L'anima ha bisogno di chiarezze, anche piccole, appena si affaccia a questi eventi, come del resto sempre nel corso della vita.
1. La prima nota è puramente emotiva: sono stato molto contento di esserci andato, in bicicletta, con la famiglia Bonifati. Percezione di una grazia, una chiamata, un messaggio personale e coomunitario, in questo momento della mia vita. A casa ci sono tornato più pieno, più motivato, più sereno.
2. Il bene di Medjiugorie è la preghiera. Qui si vede pregare, si impara a pregare, si prende gusto alla preghiera, si sperimenta la potenza della preghiera.
3. La originalità di Medjiugorie è la dimensione laica e famigliare: i sei "veggenti" si sono tutti sposati, tutti hanno avuto figli, tutti esercitano un mestiere normale. Che su sei nessuno sia andato nei frati, o nelle suore, indica non tanto che il sacerdozio o la consacrazione religiosa non contino, ma che Dio e Maria vogliono portare la santità nella vita quotidiana, di tutte le persone, particolarmente nelle famiglie.
4. Che i "veggenti" siano virtuosi al massimo grado, lo dimostra la pressione che fin dal primo giorno, a tuttora, hanno subito nella loro vita da una folla sempre crescente, che vuole vedere, toccare, chiedere. La loro penitenza più grande è questo assedio, cui non si sottraggono, ma accolgono con pazienza, amore, cercando di continuare la vita normale, nel loro paese, nella loro parrocchia.
5. La parrocchia è la dimensione normale in cui si vive Medjiugorie: Messa, Confessioni, Adorazioni, Rosari, Benedizioni, carità verso i giovani, i malati, i poveri, i peccatori. Una parrocchia che, quando vive in grazia, diventa incantevole, nella sua semplicità, luogo della pace, della vita e della massima bellezza.
Queste alcune impressioni immediate. Tornati a casa, ci si immerge nel racconto completo delle apparizioni, nei messaggi che la Madonna ha dato, nelle opere che da Medjiugorie sono nate: quelle decine di Comunità, che in modo concreto e travolgente hanno realizzato, per sè e per gli altri, questo cambiamento: la salvezza di Dio attraverso Maria. Ci siano andati nell'Anno della Fede. Crediamo che Medjiugorie sia uno di quei luoghi dove il senso di Dio, la sua presenza personale, di amore e sapienza, sia in assoluto più forte e coinvolgente.