Via de la Plata: 12-27 aprile 2015
Da Siviglia a Santiago de Compostela
12 aprile 2015 Domenica della Misericordia
Ore 5,00. Una limpida luna nel cielo sereno. Immagine di Maria.
A Lei affido questo nuovo giorno e il cammino: Ave Maria ...
Preghiera del Pellegrino: "O Dio che portasti fuori il tuo servo Abramo ...
San Giacomo, apostolo di Gesù, prega per noi / Maria, Madre di Dio, prega per noi"
E' il giorno della Divina Misericordia. Gesù viene verso di noi, superando ogni ostacolo e dice "Pace a voi". Soffia sui discepoli: "Come il Padre ha mandate me, io mando voi,
ricevete lo Spirito Santo". In ogni brezza d'aria (e quanta ce ne sarà) sentirò il soffio di Gesù su di me ...
"Una cosa è necessaria: fare con amore le cose più piccole. L'amore è sempre amore" pag 74
Siviglia - 13 aprile 2015
(mattino)
Il viaggio in aereo da Bergamo a Siviglia è tranquillo e
lieto. Grazie Signore di questa serena partenza! Nel cuore il ricordo della mattinata di fede, con la Processione e l'indulgenza della Divina Misericordia. Mi fa compagnia in aereo Eliana,
la vicina di posto, che vedendomi assorto al carico della bici in aereo, si interessa affettuosamente al mio pellegrinaggio. Sbarcando a Siviglia incontro tre ciclisti di Verona, col progetto
della Plata. Accolgo come un dono la presenza di Michele, Antonio e "il capo", mi propongono di andare insieme in città, ma vedendo minacciata la mia solitudine, sgaiattolo verso la zona taxi e
sparisco col mio bike scatolone. Sicuramente li incontrerò presto. Dicono che non sono pellegrini ma turisti. Sono magri, caciaroni e tosti, non esattamente il mio genere. Però mi ispira pregare
per loro e ringraziare. L'operazione rimontaggio bici non è proprio semplice. Alla fine della lunghissima lavorata, sento cigolii da molte parti. Speriamo bene.... Alla reception della pensione
nel suggestivo Barrio Santa Cruz , sono molto gentili, Editha polacca e Andrea italiano risolvono tanti problemi. Mi addormento pensando alle parole di sr Faustina: "un anima delicata, sa vedere
Dio in tutte le cose, anche le più insignificanti, nulla è di poco conto per lei, ringrazia sempre, e trova sempre motivo per capire, amare e lodare" . Oggi prima breve tappa fino a
Guillema.
Guillema - 13 aprile 2015
(sera)
Siccome il percorso del giorno è breve, scelgo di iniziare
il cammino visitando la Madonna di Siviglia, nel Santuario della Macarena. È un po' lontana e devo attraversare il centro ... a piedi. Incrocio la chiesa di S Jose, che ispira una preghiera
speciale, quasi direzione di quella "rinascita" che oggi il vangelo suggerisce. Incrocio molti mendicanti e a tutti faccio elemosina. Se a casa mi faccio scrupolo "educativo", qui in
pellegrinaggio la cosa è diversa: sono di passaggio e mi è chiesto solo di essere felice e rendere felice il mondo. "Scialacquo" così un sacco di denaro e sento che è giusto farlo. Oggi parte il
pellegrinaggio. Vengo ricambiato abbondantemente: davanti alla Basilica della Macarena vedo un meccanico bici, entro per chiedere un "controllo". Si chiama Ector, oltre la bici ama il n 8 e
le moto Honda. È molto bravo e le sue manine sistemano quello che un meccanico scarso non ha saputo fare. Come paga, un grande abbraccio e un augurio. Poco dopo, il dono raggiunge il vertice: in
Basilica c'è la messa con tanti fedeli e posso cominciare il mio viaggio veramente con Gesù !
Mi rimangono nel cuore le parole del vangelo: "se non
rinascete da acqua e spirito non entrerete nel regno" . Lo "spirito" lo sento nella brezza che accompagna il viaggio (specie nelle discese) ma "l'acqua" come posso riceverla? Poco prima di
Guillema c'è il famoso e temuto Arroio de Molnos. Spero che il letto del fiume sia asciutto ... e invece... Nella sponda opposta del ruscello, c'è la camionetta della Guardia Civil ... Che siano
li per salvare i pellegrini a rischio annegamento? Il ricordo del vangelo, mi da una carica "battesimale " straordinaria : oggi io nell acqua ci voglio entrare! Così, con fare deciso e fiducioso,
entro (cautamente ) tutto vestito nel torrente, tenendo alta la bici, come se fosse il mio Giordano e quando ne esco, sotto gli occhi stupiti dei gendarmi, abituati a pellegrini normalmente un
po' spaventati, mi sento " rinato" ... e anche molto ... "bagnato". Nell'ostello di Guillema ci sono un sacco di pellegrini, anche molti italiani, ma faccio di tutto per rimanere incognito:
solo due mi ispirano, sì da farmi rompere il riserbo. Sono austriaci, molto affiatati, proprio "belli" ... Mi parlano delle loro stupende ciclabili ... Ascolto, taccio,
ringrazio.
Almaden de la Plata - 14 aprile
2015
Notizia della morte di Loriano Berselli. Sostegno della
mamma e della sposa, oltre che di figlio e nipoti. Meccanico con Gatti e Roncarati, bravo e buono. Il funerale domani alle 10, presieduto da don Giuseppe di Calcara. Giorno oggi tutto segnato dal
mistero della croce. A cominciare dal vangelo: "quando sarò elevato da terra attrarrò tutti a me", poi la drammatica frase dell Apocalisse, nell Ufficio di Lettura: "perseverare fino alla
morte". La notizia del lutto mi giunge mentre sosto davanti alla chiesa di Castilblanco de los Arrojos. Parlo col barista e con Gregorio Gutierrez, un anziano con la bomboletta di ossigeno, che
mi racconta del suo passato di appassionato ciclista. La chiesa di Castilblanco, coi suoi colori bianco o ocra, con le cicogne sui tetti, infonde una grande pace. È dedicata a San Benedetto.
Ripartendo in bici, recito la coroncina della Misericordia per Loriano. Il percorso del mattino è stato molto bello, attraverso la "dehesa", immense distese di olivi, o di querce, come un parco
sconfinato. Purtroppo a metà tragitto, per una caduta accidentale della bici, appoggiata ad un albero, la ruota inizia a bloccarsi. Provo in tutte i modi a rimediare e qualche angelo mi
aiuta. Dopo una cavalcata incredibile, fra pascoli e boschi, mucche e leprotti, la giornata della "croce" trova il suo culmine nel tratto finale, su un altura chiamata "calvario", durissima, da
salire e scendere. Vi arrivo alle 15 del pomeriggio, proprio l'ora della morte di Gesù. Queste coincidenze mi commuovono. Nella pensione d'arrivo trovo i due amici austriaci!!! Ma come hanno
fatto che sono a piedi ? Imparo che camminano solo a tratti, per il resto usano il taxi. Si chiamano Ghunter e Cristina e lui, ora in pensione, era nientemeno che insegnante di teologia! La
chiesa di Almaden è chiusa, nessuno sa dire se e a che ora è la Messa. Aspetto, meditando su come sia povero un cammino senza eucaristia. Sorgono ovunque nuovi bar, ostelli, ma "quello che è più
necessario" manca. Intanto leggo sr Faustina: "compresi di quanta perseveranza nella preghiera abbiamo bisogno e che da tale faticosa preghiera dipende talvolta la nostra salvezza"
Zafra - 15 aprile
2015
Sono in una bella città della Extremadura: un Alcazar, una
Basilica, in cui partecipo alla Messa, tante piazzette e portici. Anche l'alloggio è molto carino. Giornata iniziata con una impressione di "grazia", per il buon riposo della notte e per le
letture del giorno: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio ... " È sorprendente il miracolo del "recupero" energie durante il Cammino. Ieri sfinito oggi rinato. L'aria fresca e le
coperte calde favoriscono il sonno. Durante la colazione colpisce sulla parere una grande immagine della Madonna delle Grazie di Almaden, anche essa ispira gioia. Il primo pellegrino sul
sentiero, probabilmente francese, sta cantando " tout le matin .." Pure il cielo nuvoloso lo prendo come un segno buono, poiché il salmo di lodi dice di Dio: "nubi e tenebre lo avvolgono".
Paesaggio dolcissimo, solo a tratti il sentiero si fa duro per la bicicletta. I pellegrini podisti sono più veloci e agili nel difficile. Così è un continuo superarsi a vicenda. Ne incontro
molti, particolarmente Lisa, tedesca, con cui un po' parlo e prendo qualche foto. Nel facile la bici vola, così presto saluto tutti, attraversando velocemente sentieri, valli, pascoli fino a Real
de la Yara e Monasterio. Qui inizia a piovere, ma sono già al coperto, davanti ad un piatto fumante di "cocito". Riparto sotto l'acqua, senza paura perché sono attrezzatissimo, costretto a
evitare i sentieri, a favore dell'asfalto. Non mi dispiace, così arrivo prima e con meno fatica. Porto un po' di Piumazzo con me oltre che nel cuore, nelle scritte della maglia gialla:
pasticceria Quadrifoglio, immobiliare Gea, Assicurazioni Vittoria, Pedale Piumazzese ... Sono contento, Quella che sulla carta doveva essere una giornata molto dura, risultata alla fine
particolarmente dolce.
EXCURSUS 1 : Il Cammino de la
Plata
Il punto di partenza, Siviglia, capoluogo della Andalusia, è
una città grande e bella. Ho dormito nel quartiere più caratteristico, il Barrio Santa Cruz: vie strettissime, piene di localini e di turisti. Vale la pena farci un viaggio appositamente. Il
centro è molto curato ed elegante. Appena ci di sposta emerge la povertà .. Usciti dalla città, il paesaggio è ampio e polveroso; ora è primavera il colore prevalente è il verde; lungo le strade
grandi macchie di margherite giganti, inframmezzate da cespugli di fiori viola. È zona archeologica, ricca di rovine Romane. Terra che diede i natali agli imperatori Traiano e Adriano. Per secoli
fu dominio arabo e si vede nello stile di tante architetture, sia sontuose che popolari.
I pellegrini sulla via de la Plata stanno crescendo molto di
numero: segnata bene, benché manchino mille chilometri alla meta, è un riferimento culturale ed economico di questa zona. Non è adatta a principianti, ma a chi si vuole provare su grandi distanze
e di paesaggi inconsueti. Dopo Camas, periferia di Siviglia, si lascia l'asfalto e inizia l'ambiente più proprio del cammino: sterrati infiniti, silenziosi e solitari, con passaggi che forse
fanno apposta a lasciare avventurosi, come i guadi di fiumi.
All inizio di questo tratto, una macchia di ombrosi e
giganteschi eucalipti, invita ad una sosta, per gustare lo spirito del cammino: una pausa nella vita, per poterla vedere, capire, godere, con il particolare sguardo che solo il cammino
dona.
EXCURSUS 2: La
bicicletta
Fra le preghiere che più spesso dico, c'è: "Grazie,
Signore, di non aver oggi forato, di non aver la ruota bloccata, di non aver rotto i raggi della bici ... Fa che non fori, che non di blocchi la ruota, che non rompa i raggi e niente. Angelo
della bicicletta proteggimi!" Il mezzo che ho, è perfetto come postura: ci posso stare sopra un giorno intero senza stancarmi. Però ha un punto debole: portapacchi leggero e non attaccato al
telaio, bensì fissato ai mozzi del posteriore. La via de la Plata è molto dura e richiederebbe un mezzo più robusto, fatto apposta per i raid, con portapacchi incorporato al telaio. La mia bici
somiglia a me: fragile, leggera, ma trattata bene va lontano. Compro una bomboletta spray multiuso, per pulire cambi e le parti meccaniche, togliere lo sporco, il grasso impastato di polvere.
Finita l'operazione, sotto occhi miti di un gregge di pecore, tutta pulita e lubrificata, la bicicletta pare ringraziarmi e dire: "vai tranquillo, continua così, non ti deluderò"
.
EXCURSUS 3: Albergue e Hostal
La maggior parte dei pellegrini dorme negli albergue, gli ostelli. I più "puri" in quelli municipali, poveri, spartani, economici. I più "leziosi" in quelli privati, dalla atmosfera spesso new
age. Se conoscessi le lingue amerei fare amicizie nelle serate del cammino: spesso si mangia anche insieme e possono nascere comunioni molto belle. Ma non so le lingue e lo sforzo del dialogo è
tale, la sofferenza nel capire un decimo di quanto si dice, da scoraggiare questo stile. Così dormo nelle pensioni. Oltre al confort, ci guadagno un tempo speciale per il raccoglimento e la
preghiera. La Parola, la Liturgia delle Ore, Gesù, la Madonna, i Santi, diventano la mia dolce compagnia. Prima di partire al mattino, o la sera con la messa, è bellissimo questo spazio di
meditazione, di silenzio nella pace. Momento favorevole anche al ricordo, alla scrittura, ad un rapporto d'amore con quelli che seguo e mi seguono da lontano. Se posso, scelgo di alloggiare nei
centri: amo sentire pulsare attorno la vita della città, alternando la bellezza naturale del giorno, alla festosità urbana della sera. Oltre al fatto che la Messa, quasi un lusso, la trovi solo
così. Come oggi nella monumentale Cattedrale di Zafra, dedicata alla Madonna della Candelora,
Merida - 16 aprile 2015
Un caro saluto e una preghiera per quanti attraverso la
lettura seguono con me questo cammino.
Sono a Merida, città graziosa e ricca di monumenti romani,
che l'Unesco mette nell'elenco dei "patrimoni storici dell'umanità". Nel pomeriggio ho tempo di visitare l'Anfiteatro romano, il Teatro, il tempio di Diana, senza parlare del grande Ponte sul
quale entro in città, cavalcando trionfalmente la mia bici blu.
Anche oggi una giornata di viaggio intensa e tranquilla. Il
percorso da Zafra sale dapprima un altura, verso Los Santos de la Maimona, poi un lunghissimo percorso pianeggiante in mezzo ai campi fino a Villafranca de los Barros "caudad de la musica"
si legge all'ingresso del paese. Siccome si passa un poco sulla Nazionale 630, decido di proseguire anche dopo su asfalto evitando le deviazioni ufficiali. Di campi ne ho già avuto basta e di
pellegrini pure. Oggi sono in velocità e ne sorpasso molti. Ad una quindicina di km dalla meta, torno però diligentemente sul "cammino" e faccio bene perché il tratto è bello e l'ingresso in
città dolcissimo. Fra un gregge di pecore e una mandria di asinelli, proprio a fianco del fiume, entro nella antica Emerita Augusta. Il percorso facile favorisce la preghiera e raccolgo nel mio
taccuino una serie di annotazioni spirituali, unificate dal riferimento allo Spirito Santo, che sento il "protagonista" del giorno. Difatti il vangelo di oggi dice: "daró lo Spirito senza
misura". Il paesaggio è pieno di coltivazioni infinite di una vite bassissima, che poi scopro essere del Ribeira de la Guadiana. Lo assaggio a cena, presso Casa Benito, dove seguendo i consigli
del cameriere Sergio, lo accompagno ad una Carrilleras de Retinto con Reduccion de Oporto y miel. Tutto buonissimo. Pellegrino gaudente.
"Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra".
EXCURSUS 4: Lettura spirituale dei piccoli
fatti
UMILTÀ. Nella salita iniziale dopo Zafra incontro un
camminante. Potrei spingere la bici e staccarlo ma una voce dice: vai adagio, non ti stancare, godi della sua presenza, "io sono Umiltà". La vocazione e missione del cristiano o del consacrato
non consistono nel fare grandi cose, ma "somigliare a Dio": nulla rende più simili a Dio della umiltà.
FEDELTÀ. Un tratto di sentiero dopo Los Santos de la
Maimona è particolarmente sconnesso. Istinto di passare continuamente da un lato all altro della pista, a cercare il terreno più favorevole. Una voce dice: scegli una linea e seguila. Noto che
così c'è meno fatica e stress. La "fedeltà" consiste nel seguire la strada prescelta. Non è né faticosa né noiosa, lascia anzi tempo per tante altre cose belle.
PRUDENZA. Durante il tragitto in asfalto verso Almendrejo il
cielo si apre e inizia a far caldo. Ho cuffia e giacchetta leggera, verrebbe voglia di toglierli. Poi guardo in alto: si c'è il sole ma è tutto circondato da nuvoloni. Allora conservo gli abiti
rallento andatura e aspetto il fresco che presto arriva. Così nei momenti facili della vita occorre prepararsi a quelli difficili, senza "scoprirsi" troppo.
TATTO. Partendo dalla pensione di Zafra la bici ha di nuovo
la ruota posteriore bloccata. Immagino che per necessità gli addetti le abbiano cambiato posto, "sbattendola" magari involontariamente da qualche parte. So quali sono i punti deboli della mia
bici e come va trattata. Mi viene da pensare ai miei parrocchiani: non sarò un grande parroco, ma conosco i miei parrocchiani e so come trattarli. Magari una piccola cosa può fare soffrire molto
qualcuno, e uno sconosciuto non lo sa. Conoscenza e tatto sono doni dello Spirito.
PREGHIERA. Sosta caffè in un bar lungo la Nazionale a
Villafranca de los Barros. Locale da camionisti, video music, me la prendo comoda. Il caldino della sala concilia il riposo, dopo tutto il vento contrario del mattino (anche se è pure esso un
segno dello Spirito). Non ho voglia di ripartire, sento una voce che dice: prega. Prendo il libro e a fianco di una ragazza con succo di frutto e due operai con tapas recito "ora media". Un segno
di vita in Dio è quando in ogni luogo e circostanza sei pronto alla preghiera.
Caceres - venerdì 17 aprile
2015
Scrivo queste note sotto l'effetto dei bicchieri di Ribeira
e Palacio bevuti durante la Fiesta enogastronomica di Caceres. Dopo la Messa, nella chiesa di San Juan, gremita di fedeli, visito la zona medioevale della città, imbattendomi in una piazza piena
di gente che fa ressa attorno a banchi di vini e specialità locali. Faccio amicizia con Carmen e Diego, con Enriquez e Maria Luisa, produttori ed enologi locali (foto) e la mia giornata di
Cammino si conclude in modo sorprendentemente gioioso. Tutto è stato bello oggi: dalla preghiera del mattino: "Gesù se ne andò sulla montagna tutto solo", alla partenza da Merida, dove
all'acquedotto romano chiedo ad una passante una foto ricordo. Il momento più bello è l'attraversamento dello sconfinato e paradisiaco Parque Natural de Cornalvo: tre puledri fanno un lungo
tratto vicini alla mia bici, e fra mucche, pecore, maiali, cicogne, e ogni genere di uccellini, arrivo prima ad Alquesar poi a Caceres, bellissima città , dichiarata pure essa "patrimonio storico
della umanità".
La superstizione dice che Venerdi 17 porta male. Io, nel
nome di Gesù, dico che porta benissimo! Domani e dopodomani sono le giornate più dure. Se non scrivo, o scrivo poco, sapete perché. È anche sabato e domenica: vorrei viverli in un particolare
raccoglimento.
Caceres - 18 aprile
2015
Un viaggio di nozze. Questa è l'immagine che sento al
risveglio del sabato sulla Via de la Plata.
È tutto così perfetto, così amorevole, così pieno! Mi viene
in mente la grade festa di ieri sera, il piacere della ebbrezza, il gusto di esagerare, Per amore. Per gratitudine. Prego in tanti modi, ma quello che più vivo è una sola parola: "grazie Gesù!"
Poi il gesto così bello della bicicletta, quella postura, quel senso di scorrimento, quella arietta gentile. E le gambe che girano sempre uguali, come un mantra, una danza, un gioco. E le borse
che ogni tanto tocco, la mia casa, il bagaglio per il freddo, per un viaggiare sicuro e pulito. Oggi indosso non più la maglia gialla, non adatta a me, pensata per atleti giovani e magri, ma
quella azzurra da bicigrino, che comprai a Santiago. Perfetta. In un viaggio di nozze anche l'abito è importante. E la sposa chi è? È la vita, è tutto quanto mi circonda e porto nel cuore: il
Creato, Dio, la Madonna, la Parrocchia, la morte ... Penso spesso anche alla morte, ma in termini pasquali. Come meta di un cammino, bello anche nei momenti difficili, e che va verso il Portico
della Gloria. Conclusione e inizio, per un riposo pieno, una festa di nozze che non avrà mai fine. Buon sabato e domenica a tutti. Io sto bene. Prego sia così anche per voi, che porto nel cuore
in questo meraviglioso Cammino.
Plasencia - 18 aprile 2015
sera
Giornata iniziata col sole, serena e gioiosa. Il percorso da
Caceres verso Casar è su asfalto anche per i camminanti. Ma il paesaggio è così dolce e arioso, da rendere lieto il procedere per tutti. Mi fermo a fotografare una mucca che fa la bada al suo
vitellino, sentendola simbolo di quanto dovrei fare al mio ritorno: un materno prendersi cura, stando accanto, nutrendo, proteggendo. Così più tardi, sulla montagna, la visione di un grande
gregge, pieno di belanti agnellini, ispira medesimi sentimenti. Quando l'asfalto finisce, da Casar si va verso il lago di Alcantara, il percorso é veramente bello, facile, divertente:
sembra di essere sulle nostre Dolomiti, per la grazia e la luminosità del contesto. Mancano però le vette e le foto non rendono quello che si prova ad esserci dal vivo. Al lago, vicino al quale
stanno costruendo un grande ponte, scelgo di proseguire sulla Nazionale. A metà giornata spesso opto per la comodità e velocità dell'asfalto, per altro pochissimo trafficato. A Grimaldo mi
ispira una decisione importante: invece di proseguire sul cammino per Carcaboso, nel timore di non trovare la Messa, devio verso la grande città di Plasencia. Mi allontano molto dal percorso e
domani, a meno che voglia allungare tanto il tragitto, dovrò saltare la zona simbolo della Plata: l'Arco di Caparra. Me ne dispiace molto, ma credo sia meglio scegliere il "sacramento" piuttosto
che il "simbolo". Così entro per la Messa prefestiva, nella grandiosa Cattedrale, ma c'è pochissima gente. Faccio elemosina ad Haime ed Esteban, due mendicanti sulla porta, cui incarico di
guardare la bicicletta, senza però aver dimenticato di chiuderla bene col lucchetto. È commovente ascoltare all'inizio del vangelo : "I camminanti di Emmaus raccontarono ai
discepoli quello che era loro accaduto durante il cammino, e come avevano riconosciuto Gesù ... "
EXCURSUS 5 : Mamma N.
630.
Come con tutte le mamme la scopri nel momento del bisogno. Stava
piovendo a Monasterio, i sentieri di montagna erano impraticabili per la bici. La strada asfaltata Nazionale 630 è sempre lì di fianco e scorre parallela per due terzi al Cammino. Anzi sarebbe
rigorosamente il tracciato della antica Via de la Plata. Allargata e asfaltata ad uso dell'auto, col ripristino del cammino, ci si è dovuti inventate per esso un percorso adiacente, spesso con
risultati eccellenti, sia da un punto di vista paesaggistico che storico. Specie in Extremadura, terra che ha investito molto su questo, è stata riscoperta, segnalata e quando possibile percorsa,
la antica "calzada romana". Anche i pellegrini camminanti ogni tanto non disdegnano di seguire l'asfalto, immaginiamo allora i ciclisti! Il fuori strada è indubbiamente bello, appagante,
divertente, adatto al pellegrinare, dove il rapporto con la natura e il silenzio sono essenziali. Ma dopo ore di boschi, sentieri sconnessi, vibrazioni ai polsi e al sedere, l'asfalto è molto
attrattivo. Così torni fra le braccia della coccolosa N. 630. Siccome hanno fatto una autostrada vicina, sulla Nazionale il traffico è veramente ridotto. Oltre ad essere scorrevole e silenziosa,
percorre le stesse zone e paesaggisticamente è meravigliosa. Così è diventata una abitudine per il pellegrino ciclista fare un po' e un po'. Di solito è nel pomeriggio, quando vede che il tempo
passa e ha voglia di raggiungere presto la meta. Come sabato scorso, quando decisi di allontanarmi dal cammino e raggiungere Plasencia in tempo per la messa. Entrai sull'asfalto e misi il turbo.
Sembravo Fagnini quando tirava le volate a Cipollini, o il mitico Podenzana che Pantani metteva davanti a tirare, senza mollare mai i quaranta. Andavo come un treno, liscio, veloce, inarrestabile. Allenamento? Amore per la
Messa? Certo!
Ma avevo anche la strada in discesa e il vento alle spalle.
Bejar - domenica 19 aprile
2015
Temporali forti la notte, ma al mattino cielo sereno. Lodi,
colazione e partenza, dopo aver salutato Plaza Mayor, una coppia seduta al tavolino per il caffè, un gruppo di vespisti che partono, una immagine sulla chiesa di S Anna ... Piccoli momenti
domenicali, che raccolgo e offro. Parto per la Nazionale, essendo lontano dal Cammino. Il paesaggio è ugualmente fantastico. Verso le 10,30 alla mia sinistra penso a quell'Arco di Caparra lontano
... C'è un pellegrino a piedi sulla strada, tedesco, con il tipico nome "da barzelletta", Franz! Dice che da li si può raggiungere l'Arco. Scelgo di provarci. Dopo Oliva di Placensia, in una zona
stupenda. Incrocio una serie di palizzate particolarmente robuste e pretenziose. Ma chi è che butta via i soldi così? Scopro essere un allevamento di tori da corrida: cresciuti in prati da cinque
stelle, per poi essere condannati a morire per esibizione. L'Arco di Caparra appare improvviso, veramente emozionante. Con un inglese, Thomas, ci facciamo alcune foto. È mezzogiorno della
domenica, recito Regina Coeli e realizzo che oggi é il giorno del Te Deum. Anche dopo Caparra, il cammino è bello e inizia la zona dei guadi. I primi li supero cercando di saltare di sasso in
sasso. Al quarto vedo che proprio non è possibile: allora decido di attraversarlo sulla bici! I primi due metri vanno bene, poi hooo! Un grosso sasso fa capire che il pellegrino ciclista ha
bisogno ancora di qualche lezione. Tutti in acqua e naturalmente ruota bloccata. A fianco tre cicogne guardano con distacco e ironia: "noi nel guadooooo non cadiamoooo
!"
Salita a Bejar lunga e faticosa. Davanti alla chiesa di S
Juan incrocio don Augustin vice parroco che mi invita a concelebrare poi a cena coi sacerdoti del posto. Sarebbe una occasione fantastica, ma ringrazio e a causa della stanchezza dico che
preferisco ritirarmi. Il parroco don Miguel ha studiato a Roma e l'abbraccio suo e di don Augustin sono veramente affettuosi. Giornata del Te Deum
Salamanca - 20 aprile
2015
So di essere lungo nei miei resoconti, ma assicuro che
quanto accade è molto di più. Anzi il racconto è parte così integrante del cammino, che se uno chiede: "ma come passa il tempo il pellegrino, cosa pensa tutto il giorno?" La risposta è: "Non
pensa affatto, ma continuamente racconta, nel cuore, le cose meravigliose che accadono , istante dopo istante".
Anche oggi la giornata parte con l'idea di vivere, dopo una
domenica così intensa, un giorno "normale". Ma in cammino la normalità è rara.
Partenza con un bel sole da Bejar, cittadina ad 850 m.
quindi di montagna. Un saluto cordialissimo ai gestori dell'Hostal Estremeno, che con 35 euro mi hanno fatto dormire, cenare (bene), lavato i vestiti e colazione. Oltre a tanta gentilezza, che è
la cosa più bella e non ha prezzo. Un saluto alla pasticciera, che il giorno precedente ha salvato un pellegrino, in pericoloso calo di zuccheri. Poi partenza tranquilla, valutando l'idea di
percorrere oggi solo asfalto. Non leggo le guide, per una giornata "vada come vada". La prima sorpresa è una salita verso i 1200 metri del Passo di Vallejera (foto) lunga e faticosa. Attorno,
sulle cime dei monti c'è ancora la neve. Poi una discesa, continuamente interrotta da varianti, deviazioni, non sempre segnate, per i lavori della nuova autostrada. Sono le 13,30 e ho fatto
appena 17 km, dei 70 che mi aspettano. A Guijon, dove faccio il timbro di passaggio all'ufficio turistico, l'incaricato dice che la strada, anche dopo, è spesso interrotta e mi consiglia
vivamente di fare il Cammino per la campagna, che da qui è "muy bonito". È verissimo, è un percorso bellissimo, ma ad aggravare il mio ritardo di marcia, commetto, di li a poco, tre gravissimi
errori:
1 Fermarmi troppo a parlare con la cara Maria, all'Albergue
di Salvatierra.
2 Non vedere una segnalazione e perdermi per più di un'ora in mezzo agli allevamenti di bovini. 3 Non vedere una seconda segnalazione e scalare con la mia bicicletta il Pico de la Duena, percorso riservato ai camminanti, alto 1230 metri, di rocce e accentuate pendenze. Alle ore 18,00 mi trovo ancora a 35 km dalla meta, sulla cresta di una montagna, di cui non vedo la fine. Inizia una operazione interiore, dolcissima quanto drammatica: condivido realmente con Gesù tutto quello che provo: ansia, fatica, entusiasmo, avventura, speranza, paura, proprio tutto. Siamo realmente in due su quella montagna. Sono le 20,30 quando, alle ultime luci del giorno, entro in una Salamanca, splendida e festosa.
Il tempo per fare qualche foto, di assistere divertito alla
sceneggiata di due giovani clown di strada, verso di me ciclista stremato, trovare l'alloggio e poi finalmente stop.
Doccia, cena e libro delle preghiere. Ma il sonno coglie
immediato un pellegrino, ancora vestito, col libro aperto e il dito sui salmi ...
L'estrema fatica è un'estasi.
L'alloggio è privo di ripostiglio per le biciclette, devo
prenderla in camera! Dopo una giornata così epica, non solo per l'uomo, ma anche per il suo mezzo, dopo averne passate tante insieme, dopo averla ringraziata per non avermi mai tradito, deluso,
abbandonato ... dormire accanto alla mia bici è veramente dolce.
Zamora - 21 aprile 2015
Il primo tratto dopo Salamanca è per tutti solo su asfalto e le guide addirittura consigliano ai camminanti di prendere l'autobus. Ma i pellegrini o non leggono le guide o fanno di testa loro: nel rettilineo della N. 630, di camminanti ce ne sono veramente molti. Quello che per loro è uno stress, per il ciclista è una festa. Dopo un risveglio riposato, con un bellissimo sole, parto. Pregando, ringraziando. Alla altezza di un paese, dal nome buffissimo, "Cubo del Vino", si può uscire dall'asfalto e anche io lo faccio obbedendo ai testi che parlano di un tratto bello e facile. Così è! Giornata di piacere e riposo, pensando a come Dio faccia belle tutte le cose "ciascuna a suo tempo". Zamora è un altra città grande e curata: "il più alto concentrato al mondo di edifici romanici". Visito San Giacomo, dove c'è l'adorazione eucaristica, cui aderisco; poi S. Vincente e S. Juan, dove partecipo alla messa, a fianco della Virgen de la Soledad. Al ringraziamento dopo la comunione, il sacerdote ha la bella idea di mettere su un po' di musica: ascoltando quelle note, così dolci, gioiose, intime, epiche ... sento essere proprio la musica del mio cammino! E spuntano le prime lacrime di gioia.
EXCURSUS 6: La mia preghiera nel
Cammino
Dopo aver letto il vangelo, che dá il tema del giorno,
recito il Salmo Invitatorio:
"Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e
i suoi abitanti. È lui che l’ha fondata sui mari, e sui fiumi l’ha stabilita. Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro" Ps. 23. È un salmo di
Pellegrinaggio, che da subito il senso a ciò che sto compiendo, e termina con l'ingresso solenne nel Santuario: "Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re
della gloria".
Allora penso che sono diretto a Santiago, al Portico della
Gloria, e recito la Preghiera del Pellegrino: "O Dio che portasti fuori il tuo servo Abramo, dalla città di Ur dei Caldei, proteggendolo in tutte le due peregrinazioni, ... benefici noi che
andiamo pellegrini a Santiago di Compostela ... "
Dopo aver preparato borse e bici, prima di partire recito
Lodi. C'è poi un momento dolcissimo che è il saluto alla camera: quando entro o esco dal l'alloggio, sempre mi inginocchio, ringraziando l'angelo di quella camera, che mi ha
accolto, protetto e rigenerato. Non esco mai da una stanza senza questa preghiera, accompagnata allo sguardo attorno, se ho preso tutto e non ho dimenticato nulla.
Partendo, recito il Rosario. In bici non è facile,
perché devo stare attento alla strada, e le mani vogliono libere per i cambi. Aspetto dunque l'uscita dalle città, quando la strada si fa dritta e tranquilla per il "Rosario come si deve " con i
misteri e la corona. Il primo Rosario è sempre di ringraziamento, col cuore a Maria, espressione di gioia per i doni di Dio e il nuovo giorno. Poi cominciano le preghiere di intercessione, anche
a seconda delle cose, o persone, o eventi che vengono in mente. Ci sono alcune intercessioni costanti: per la Parrocchia, il mio Ministero, le Vocazioni, i Malati, quelli che si affidano alle tue
preghiere ... Per il resto non mi sforzo ad un particolare ordine, ma lascio che agisca il cuore: prego per quelli che incontro e, importante, le notizie del giornale. Ultimamente dico anche la
Coroncina della Misericordia, adatta al pellegrinaggio, specie per chiedere la conversione e per le necessità estreme.
Ma la preghiera che sento più mia, più bella, è il
canto. Sì, proprio il canto, durante il giorno, quello semplice, gioioso, per tutto e per l'istante che vivo. A proposito è commovente oggi 21 aprile, il testo di S Agostino nell'ufficio
di Letture dice: "Chi ama canta. Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. «Cantate al Signore un canto
nuovo».
Poi arrivati a sera, al termine di una giornata di cammino,
il dono più bello è trovare una chiesa aperta per la Adorazione e la Messa. Allora il cuore e il corpo si riposano nel profondo. Spesso però non si trovano, allora diventa preghiera il
loro desiderio, la nostalgia, e il proposito, al ritorno, di tenere aperta la nostra chiesa e curarne la sua bellezza, la Eucaristia, perché tutti quelli che vi entrano, trovino qui "la
casa di Dio e la porta del cielo" come sta scritto nel frontale della piccola povera cappella di Cubo del Vino, dopo Salamanca. Presso questa chiesetta parrocchiale chiusa, mi accoccolo sulla panchina
appresso, e dico: "So, Gesù, che sei qua vicino, dietro a quella porta, me ne sto un po' qua, così vicino a te". Per chi ama, la preghiera trova sempre la sua strada, spesso quella piccola è la più gradita a Dio.
Ferreruela Losacio - 22 aprile
2015
Sono nella "terra del pan". Sto attraversando zone dai nomi
"eucaristici", ma stasera non è possibile la messa, perché son sperduto in mezzo alla Sierra de Cantadores e dormo presso un vecchio suggestivo mulino, adibito ora ad alloggio. Per abbreviare il
percorso e renderlo più logico, decido di "tagliare" da Zamora verso Puebla di Sanabria, attraverso la sconfinata Sierra de la Celebra, zona disabitata, ricca di laghi e ... pecore! In
compenso incrocio anche una mandria di asini, che naturalmente mi fermo a fotografare, ed essi, chissà perché, mi vengono tutti incontro, sereni, come mi conoscessero ...
È una giornata tranquilla, di "trasferimento". Sono fuori
dal cammino, per cui niente pellegrini. Sono in una zona povera, per cui niente gustose tapas ai bar. Insomma un giorno di sano niente. O meglio la possibilità di dedicarmi di più alla
preghiera.
Aggiungo solo una nota "angelica". Mentre salgo verso
Ferreruela mi accorgo che i cartelli stradali sono sempre meno: passa un auto ogni due ore e le strade sono prive di indicazioni. "E se mi perdo?" Questa domanda trova pace nell'arrivare
al Mulino Losacio, meta di oggi, quando intravedo su un tavolo, buttata, una vecchia cartina molto dettagliata della zona. "La posso prendere? Adesso posso pregare tranquillo, che
Indiana Jones Bike ha la sua mappa. È anche piovuto violentemente stamattina, ma non ho preso neppure una goccia: è iniziato a diluviare un secondo dopo aver trovato una pensilina bus,
chiusa ai quattro lati! Poi dicono degli angeli!
Ho appena conosciuto la proprietaria dell'alloggio di
Losacio - Ferreruela: si chiama Camino (sic!) ha vissuto due anni in Italia, a Macerata, dal bisnonno eredita questo vecchio mulino, che recupera, facendone un meraviglioso agriturismo, con
annesso museo, in una zona poverissima, nella speranza che il suo bel progetto abbia futuro. È cordialissima con me e prego naturalmente per lei e la sua famiglia, presso cui dimoro con tanto
calore, nel mio pellegrinaggio.
Verin - 23 Aprile
2015
"Grazie" è la parola guida di questo cammino. Parola che
pronuncio in continuazione e che nei momenti più intimi e intensi canto.
Grazie innanzitutto della fede e della carità sacerdotale,
che mi fa pregare ora per Annamaria Apicella e per Walter Cavazzoni. Membri di quella bella famiglia parrocchiale che Dio mi ha donato, per appartenervi, gioire e servire. L'amore per i
defunti accompagna sempre il mio cammino, come testimoniano le molte foto ai cimiteri. Nulla di turistico in quelle soste, ma preghiera e ringraziamento per i morti che ci vedono e ci sostengono.
Nessuno è così vivo come i morti.
Faccio un breve (ci riuscirò?) resoconto delle giornate
passate:
Dopo Losacio di Fereruela il percorso prevede la
attraversata di tante Sierre, fino a Puebla de Sanabria. Ho detto che mi sono inventato io questo tragitto, è vero, ma scopro che corrisponde a quello chiamato "il Cammino di Frontiera" perché
costeggia il Portogallo. Un saliscendi dolcissimo che intreccia tante stradine di crinale, attraversando una serie di minuscoli e poveri paesini, i cui nomi sono insignificanti si più, ma per me
tanti grani di un commosso Rosario della gioia. Dico "grazie" tante volte. La fantasia mi fa venire in mente, ad un certo punto, una piccola Honda bianca. Proprio in quell'istante sento rombare
alle mie spalle l'inconfondibile suono di un gruppo di moto. Passano accanto a velocità moderata, le saluto e tutte, mi salutano, coi clacson e le mani. Hanno borse e zavorrine, è un gruppo
interminabile di 50-70 motociclette, che scelgono queste stradine fuori dal mondo per il loro viaggio di piacere e comunione.
"Grazie" Signore!
Sono così contento, che a Villadecervos, mi fermo al sole
sdraiato sull'erba a riposare, pregare, leggere St. Faustina e scrivere articoli per il bollettino ... Il tempo inesorabilmente passa e mi accorgo da un cartello che mancano ancora 45 km
all'arrivo. "Cosa vuoi che siano ?" Mi dico. Invece sono tanti, specialmente se sei già stanco e se il tragitto è tortuoso come la finale per Puebla de Sanabria. In conclusione arrivo in
questo stupendo paesino, sulla ciclopica "embalse" (diga) che è già sera. Il tempo di qualche foto in penombra e poi i riti di fine giornata. Sono in perfetta forma, ma il morale scende a terra,
quando verso le 21,30 scopro di avere il telefono scarico e il caricabatterie dimenticato a Mulino Losacio.
Con fiducia e umiltà guardo a Gesù e, pur con un poco di
sforzo, dico "grazie", anche se non so perché. Lo capisco di li a poco, quando non potendo scrivere diario mi tuffo nella preghiera. È questa è una grande grazia, fatta ad un pellegrino, che
attraverso i piccoli "no" scopre il grande "sì". Le previsioni mettono pioggia per i prossimi giorni.
Ourense - 25 aprile
2015
"Rendete grazie al Signore perché è buono, il suo amore
è per sempre". Ps 117.
Con questa sincera lode inizio il racconto delle due
giornate di venerdì 24 e sabato 25. Non ci sarebbe molto da raccontare: è piovuto sempre e pioverà fino a lunedì. Andare in bicicletta per ore sotto l'acqua non è in sè un gran divertimento. Si
va semplicemente avanti, tendendo alla meta. Non se la passano meglio i camminanti, in mezzo ai boschi e sentieri fangosi. Il peggio viene se ti fermi per mangiare in qualche locale, caricando
freddo, oppure se a meta giornata ti viene la malsana idea di cambiarti: alla sera ti ritrovi con un armadio pieno di roba fradicia. Errori che ho fatto tutti. Venerdì, da Puebla de Sanabria a
Verin, ci sono due alti valichi da oltrepassare, il Padornelo e La Canda, di quasi 1400 metri. Li supero dignitosamente, solo che spendo tutte le energie in questo tratto iniziale duro,
procedendo dopo come una lumaca. Incontro parecchi pellegrini, dei quali mi colpisce particolarmente una giovane ragazza di Brescia. Dicendole che io non vado negli ostelli perché non so le
lingue, risponde: "anche io non so le lingue, ma parlo così!": e tocca col pugno il suo cuore e poi il cuore degli altri pellegrini. Bellissima lezione!
In questa zona si intrecciano un sacco di cammini: dal
Portogallo, da varie città della Spagna, io scelgo semplicemente il percorso più "facile", che è la Nazionale 525, continuazione della vecchia, cara N. 630.
Da Verin il sabato piove sempre, ed entro nell'alloggio di
Ourense (città con un centro medioevale molto bello) grondando acqua da tutte le parti. Mi asciugo per bene e quando sono tutto bello (si fa per dire), pulito e caldo, è l'ora di uscire per
la messa, sotto il diluvio. Evviva!!! Un cammino decisamente "battesimale": il primo giorno in un torrente, acqua a volontà alla fine. "Se non rinascete da acqua e da Spirito non entrerete
nel Regno dei cieli"
Se non mi sciolgo, rinasco davvero!!!
EXCURSUS 7 : L'amico delle
14,30
Ogni giorno arriva, puntuale, inesorabile, alle ore 14,30.
Non è che hai sempre voglia di incontrarlo, anzi a dire il vero ne faresti volentieri a meno. Ma lui ti vuole bene e arriva. Viene sia che sei in montagna o in pianura, in salita o in discesa, se
piove o c'è il sole.
Ti trasmette un non spiacevole torpore, un vaporoso senso di
vuoto ...
È l'abbiocco del pomeriggio.
Se sei per strada smetti di andare. Se vai al bar non sai
cosa comprare. Se vai in bagno non viene niente. Se c'è gente ti da fastidio. Se non c'è nessuno ti vien malinconia ...
Se preghi non riesci a raccoglierti
...
Con l'abbiocco non si conclude niente. Provo a
convivere con lui, lo intrattengo con discorsi, ma conta poco. Cerco di incantarlo con lo yoga-bike: si tratta di ridurre al minimo pedalate, battiti del cuore, respiri, pensieri ... praticamente
un dormire in bicicletta. Ma ha qualche inconveniente.
Provo con quelle pasticche rosa pallido, perché potassio e
magnesio danno energia. Un po' è vero, allora vorrei prendere tante, ma una scritta petulante e minacciosa sulla scatola dice: "una sola al giorno!"
Ma allora come si fa a risolvere il problema delle 14,30?
Semplice! Aspettare le 16,00 ...
EXCURSUS : Riflessioni, verso la meta.
Grazie, Gesù, di questo straordinario Cammino. Ormai
prossimo all'arrivo, cerco di preparare il cuore ascoltando la tua Parola.
Molti scrivono: "sarai contento che fra poco arrivi a
Santiago!" Particolarmente questa volta sento che la mia meta non è Santiago, ma la vita a casa. Il fatto stesso che la sera dell'arrivo a Compostela, io dorma a Piumazzo è significativo. S.
Giacomo è come una porta, un "holy gate" dal quale imbarcarmi per un nuovo volo.
Sono andato lontano, per essere
vicino
Ho fatto strada, per imparare a stare
fermo
Sono stato solo, per apprezzare la
compagnia
Ho fatto silenzio, per dar significato alla
parola
Ho celebrato la salute, per servire i
malati
Ho incontrato animali, per capire la
piccolezza.
Ho ammirato le cicogne, i loro nidi in alto, sopra
i campanili e le chiese.
Fa, o Signore, che possiamo presto ricostruire il nostro
nido, sui tetti della nostra chiesa.
Silleda - domenica 26 aprile
2015
Pioggia anche oggi. A tratti. Bagnato e asciugato, almeno
sei volte. All'uscita da Ourense sosta nella suggestiva chiesa di S. Domenico dove inizia la messa. Ammiro la dignità del parroco, la serietà fervida del cappellano, le persone "belle"che entrano
per l'eucaristia. C'è anche un povero cui dare elemosina. Inizia così il mio penultimo giorno di cammino. Dopo i trionfi soprannaturali, quelli naturali: chiedo ad una pattuglia della Polizia la
strada per Santiago, ed essi si offrono di scortarmi fino alla uscita dalla città. C'è solo un problema: Ourense ha tante salite e non è simpatico cominciare la giornata col fiatone. C'è uno
sprazzo di sole, ma dopo poco inizia la sinfonia della pioggia, con tutti i tempi musicali: piano, forte, fortissimo, andante, con brio, maestoso, allegro. Sì, c'è qualcosa di allegro anche in
una domenica mattina di pioggia! Incontro tanti pellegrini, li saluto e tutti quelli che incrocio per la strada: è domenica, sono in cammino, sto per arrivare a Santiago. Alla altezza dell'Alto
di S. Domingo, dopo una borgata il cui nome oggi è tutto un programma, Dozon, ispira cantare il Cantico delle Creature di S. Francesco e la canzone "dolce sentire". Ripenso a tutto quell'immenso
e meraviglioso mondo attraversato, a tutta quella strada percorsa e improvvise, prorompenti, interminabili, lacrime di gioia cominciano a scorrermi in volto, mescolandosi alla pioggia, che tanto
non sento più, così riscaldato di emozione straripante che ancora una volta il cammino dona.
Domani alle 11,00 conto di arrivare a Santiago.
Santiago di Compostela 27 aprile
2015
Cielo nuvoloso ma senza pioggia. Così per tutti i 48 km che
separano Silleda da Santiago. Pieno di energia, il ciclo-pellegrino pedala forte e gioioso, con l'impressione che la strada sia tutta in discesa. Ovviamente non è così, ma l'entusiasmo è tale,
che psicologicamente sembra di andare solo nel facile. Alle 10,15 ingresso commosso in città; occorre peró ancora qualche chilometro per arrivare alla Cattedrale. Ci vuole più tempo a fare
l'elemosina a tutti i questuanti che a percorrere il tragitto. Sono loro il mio vero Santiago: l'amore che viviamo per gli altri, nel nome di Dio e dell'Apostolo. Entro dalla parte della
Stazione, nella via dell'Hotel Gelmirez, che ospitó la prima volta i pellegrini piumazzesi. Emozione a rivedere e ricordare. La conoscenza della città facilita tutte le operazioni prima della
Messa: Ingresso in Piazza Obradoiro, preghiera intima, foto ricordo; poi Ufficio del Pellegrino per la Compostela; impacchettamento della bicicletta per l'aereo, in una apposita agenzia. Alle
12,00 inizia la Messa del Pellegrino. Un rigoroso servizio di Sicurezza controlla tutto il contenuto delle borse, invitando a lasciare zaini fuori della Cattedrale. Con la tradizione del
Matamoros, evidentemente Santiago è un obiettivo sensibile. Ritorna alla messa il vangelo del Buon Pastore, a conferma il messaggio di ieri. A questo punto inizia un dialogo personalissimo col
Signore e col "Segnor Santiago" fino alle 17,00, ora della partenza per l'aeroporto . Con me c'è la bicicletta, compagna di una epica avventura. Noto che si chiama "diamond back" "diamante
nascosto". È come ricordare la bella pagina evangelica: "cercate il tesoro nascosto" ... e "la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio".
La giornata finisce in Aereoporto coi vespri e
l'invocazione: "Signore Gesù Cristo, che ti sei affiancato ai tuoi discepoli sulla via di Emmaus - assisti la tua Chiesa pellegrina sulla terra". Grazie, Signore, di questa vocazione e
del bellissimo dono della Via della Plata
Piumazzo 28 Aprile 2015
Una nebbiolina delicata avvolge Piumazzo nella prima alba del mio rientro. Velo gentile che riveste di discrezione ogni prospettiva. E' stato molto bello il viaggio, tutto, ogni giorno.
Basta questa felicità a giustificarlo.
Ma si impongono al cuore anche alcune riflessioni conclusive.
Per la prima volta, delle molte che sono stato a Santiago, alla fine della Messa del Pellegrino non c'è stato il Botafumeiro. L'ho interpretato come segno di una minimalità santa e gioiosa, sigillo di una delle parola chiave di questo pellegrinaggio: "nascondimento".
"Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio e quando Cristo sarà manifestato anche voi sarete manifestati nella gloria", e la scoperta del nome della mia bici: "diamond back" "diamante nascosto". Il "tesoro" che andavo cercando è dunque una vita impreziosita dalla felice dimensione del "nascondimento", in ogni pensiero, parola, azione, gioia e dolore.
La Via de la Plata è stata fisicamente faticosa, più di ogni altro pellegrinaggio.
Per la sua lunghezza, per l'età, per l'uso della bici, per un ritmo "tirato".
70-90 km al giorno erano troppi: la misura giusta sarebbe 50-60
E' che volevo dormire nelle città, fare il cammino classico di fuori strada, portare equipaggiamento completo, non star via troppo tempo ... E' stato dunque molto faticoso, ma ce l'ho fatta e mi è piaciuto così.
Ho avuto modo di sperimentare che un ingrediente segreto della felicità è proprio la fatica.
Poichè l'età avanza, la prospettiva sapiente di una buona fatica futura, non è quella "sportiva", ma "d'amore e servizio" che abbia lo stesso ritmo lento, ripetitivo, semplice, gioioso, del pedale.
In questo pellegrinaggio tanto ho cercato, quanto ho scartato.
La bicicletta mi ha permesso di essere selettivo, di allontanarmi velocemente da compagnie o contesti in cui non mi trovavo bene, per entrare in rapporti o luoghi in cui invece l'animo si riconosceva. Ho sentito di amare molto le persone, ma anche di dovermi difendere dalle persone e preservare il "tesoro nascosto", dalla banalità o dalla inautenticità.
Ho incontrato con piacere molti sacerdoti: a Merida, a Caceres, a Bejar, a Zamora, a Ourense a Silleda. Tutti edificanti, quelli preferiti gli umili e composti, che non puntavano sulle loro personalità, ma sull'amore e cura alle "cose sante", ricevute e donate.
I temi evangelici ricorrenti durante il pellegrinaggio sono stati quelli del Buon Pastore, a conferma del desiderio di rinnovamento "battesimale" del mio ministero e il tema Eucaristico, con la lettura continuata di Giovanni 6, nella esperienza delle molte chiese prive di messa e sacerdote, che segnalavano questa necessità primaria, spesso disattesa.
Ho portato con me il Diario di St. Faustina, leggendolo meno di quello che avrei voluto. Una delle frasi guida che più mi è rimasta impressa è quella di vivere la misericordia con tutti i propri sensi: "Tutto quello che le orecchie odono, che le mani toccano, che i piedi raggiungono, che la bocca pronuncia, i pensieri, i progetti e le azioni ... siano tutte improntate alla Misericordia"
Nelle borse della bici pure l'Evangelii Gaudium. Un giorno ebbi questa ispirazione: "Il primo numero che vedrai, sarò quello della pagina, o del paragrafo della EG, da leggere e mettere in pratica". Vicino al Passo della Canda, su un fittone della strada, apparve il n 5. La pagina 5 è quella dell'inizio del documento: "Chi fa anche solo un passo per avvicinarsi a Cristo, lui farà il resto della strada verso di lui" e il paragrafo 5 è una lunga dissertazione sul tema della "gioia".
A S. Giacomo Apostolo, nel momento dell'abbraccio, questa volta non ho chiesto di tornare, ma di aiutarmi a servire Cristo e la Chiesa come lui, che ha fatto "presto" a santificarsi e raggiungere la meta della sua vita. Forse allora non è un caso che, poco prima di Santiago, abbia visto in un giardino una cosina, un pò surreale, che mi ha fatto sorridere, segno di una futura e festosa "velocità" da praticare, per raggiungere sollecitamente Cristo, fine di ogni cosa.
Un abbraccio e un grazie a tutti.