QUARESIMA 2023
Quaresima 2023
La quaresima è il tempo penitenziale che ci prepara alla Pasqua del Signore che culminerà domenica 9 aprile 2023; è anche un tempo di rinnovamento interiore per ciascun cristiano che voglia seguire fedelmente Gesù, che deve sfociare in una bella confessione sacramentale, segno evidente di conversione. È pertanto un tempo penitenziale per eccellenza caratterizzato dalla mortificazione delle proprie passioni con segni esteriori che manifestino la volontà di ritornare al Signore con tutto il cuore, dal quale ci si è staccati col peccato. Le pratiche che ci aiutano nel rinnovamento spirituale sono: il digiuno, l’astinenza dalle carni tutti i venerdì, la preghiera più intensa, l’elemosina e la carità. La quaresima inizia mercoledì 22 febbraio con un rito penitenziale comunitario con l’imposizione delle ceneri, che solitamente viene svolto all’interno della Messa subito dopo l’omelia. Questo segno penitenziale denota in chi si assoggetta la volontà di cambiare le cose della propria esistenza che non piacciono al Signore, che sono poi quelle cose che non piacciono nemmeno a noi. Con l’aiuto della Grazia e l’ausilio dei mezzi che la Chiesa mette a nostra disposizione intraprendiamo questo cammino che ci porterà alla Pasqua di Risurrezione e alla gioia ritrovata dopo il perdono. Il Salmo cinquanta, il salmo penitenziale per eccellenza, ha una espressione molto bella e significativa quando dice: “Rendimi la gioia della tua salvezza, sostieni in me un animo generoso” (Sal. 51,14).
Pertanto come comunità cristiana che vive in Piumazzo l’appuntamento è per mercoledì 22 febbraio 2023. Per facilitare la partecipazione dei nostri bambini della scuola materna parrocchiale ci sarà per loro una breve celebrazione alle ore 9,30 in chiesa, assieme alle suore e alle maestre; nel pomeriggio, sempre in chiesa alle ore 16,45 una celebrazione per i ragazzi delle elementari che rientrano a casa dalla scuola. Per tutti l’appuntamento è alle ore 20,30 con la celebrazione dell’Eucaristia nel corso della quale saranno imposte sul capo di tutti i fedeli le sacre ceneri, come segno penitenziale comunitario.
La prima domenica di Quaresima è caratterizzata dal vangelo delle Tentazioni. Gesù ha sentito anche Lui la necessità di ritirarsi nel deserto prima della sua missione di predicazione del Regno di Dio. Ha vissuto così un tempo di digiuno e di preghiera mettendosi in ascolto del Padre suo, e il Vangelo c’informa che fu lo Spirito Santo a condurlo in quell’esperienza. L’evangelista Marco nella traduzione letterale di questo episodio usa un’espressione piuttosto vivace: “Lo spirito Santo lo cacciò nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana” (Mc. 1,12). Vorrei qui richiamare alcune parole di Benedetto XVI che ci aiutano a comprendere il cammino di Gesù, affinché con Lui possiamo intraprenderlo pure noi.
Dice: Perché Gesù scelse il deserto? Perché, «è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio». Ma non è solo questo: «il deserto è anche il luogo della morte, perché dove non c’è acqua non c’è neppure vita, ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione».
Gesù, dunque, nel deserto è tentato tre volte dal diavolo, che gli propone di cambiare una pietra in pane per dare sollievo alla fame, di darsi a lui per ottenere il potere sul mondo intero, e di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme perché Dio e i suoi angeli lo glorifichino salvandolo. Le tre tentazioni, in fondo, sono la stessa cosa: «la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere sé stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo».
Le tentazioni di Gesù invitano allora ognuno di noi a chiedersi, quando è di fronte a decisioni difficili, se sta cercando di «sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo» o invece di «convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto» Mettere Dio al primo posto significa «smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto “perdendo” la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla» (Benedetto XVI, dalla Catechesi di mercoledì 13 febbraio 2013).
Quaresima: tempo sacro di Penitenza e Riconciliazione
“La misericordia di Dio sarà sempre più grande di ogni peccato”. Le parole di Papa Francesco ci scuotono, ci toccano nel profondo, e ci lasciano intravedere che “Dio è sempre là, sempre pronto a donare e a perdonare”. C’è qualcosa in noi, che ci tiene aggrappati ai nostri peccati, come una palla al piede che ci trasciniamo dietro, come un lutto permanente che non riusciamo ad elaborare. Dio però vuole farci superare questo nostro passato di miseria offrendoci nel suo perdono un inizio completamente nuovo.
La Quaresima è il tempo di questo rinnovamento spirituale, tempo di conversione, e l’occasione per fare esperienza della misericordia di Dio. Come ci ricorda il Santo Padre: “la celebrazione della misericordia avviene in modo particolare con il sacramento della riconciliazione, momento in cui il Padre ci viene incontro per restituirci la grazia di essere di nuovo suoi figli”. E’ importante ritrovare la centralità di questo sacramento nella vita cristiana. Come predisporci alla riconciliazione? Ci aiuta il Vangelo: “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24). Uscire da noi stessi per aprirci agli altri: questo può essere il primo passo.
La Confessione è un momento prezioso di incontro con Dio, che occorre preparare con cura facendo un buon esame di coscienza. Il sacramento della confessione diventa l’incontro col mistero della Passione di Gesù che ci “lava da ogni colpa, purificandoci da ogni peccato”; che non si esaurisce solo nel perdono di Dio, ma diventa motivo per iniziare ogni volta un cammino nuovo che si riverbera sugli altri, “la carezza del perdono di Dio” perché, come ci ricorda Papa Francesco, “Dio non perdona con un decreto, ma con una carezza”.
Il proposito della Quaresima di questo anno 2023 potrebbe essere proprio questo: vivere la riconciliazione come primo passo per accogliere con cuore libero la Resurrezione di Gesù Cristo, il quale nella sua Passione ci offre un ulteriore insegnamento, un dono d’amore, quando ci dice: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
QUARESIMA 2020
Mercoledì 26 febbraio, giorno di digiuno e astinenza dalle carni. Inizia così la Quaresima.
La Chiesa tutti i venerdì raccomanda caldamente l’astinenza dalle carni, cioè una piccola mortificazione per lasciare più spazio al Signore nella preghiera e nel soccorso del povero, condividendo con lui ciò che serve a una vita dignitosa (la Chiesa ci propone di privarci di qualcosa i essenziale in previsione di un bene più grande. Ci chiede cioè di svuotarci di noi stessi per dare più spazio al Signore che sazia la nostra fame e sete di giustizia. La mortificazione non è mai fine a sé stessa o contro qualcosa o qualcuno..). Questo cammino di conversione ci porterà a fare Pasqua col Signore, passando dalla morte del peccato alla vita di grazia.
QUARESIMA: IL CAMMINO VERSO PASQUA
MESSAGGIO DEL PAPA PER LA QUARESIMA 2017
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2017
La Parola è un dono. L’altro è un dono
Cari fratelli e sorelle,
la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).
La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. In particolare, qui vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31). Lasciamoci ispirare da questa pagina così significativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione.
1. L’altro è un dono
La parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il povero che viene descritto in maniera più dettagliata: egli si trova in una condizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle (cfr vv. 20-21). Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato.
La scena risulta ancora più drammatica se si considera che il povero si chiama Lazzaro: un nome carico di promesse, che alla lettera significa «Dio aiuta». Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale. Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).
Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco.
2. Il peccato ci acceca
La parabola è impietosa nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco (cfr v. 19). Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. La porpora infatti era molto pregiata, più dell’argento e dell’oro, e per questo era riservato alle divinità (cfr Ger 10,9) e ai re (cfr Gdc 8,26). Il bisso era un lino speciale che contribuiva a dare al portamento un carattere quasi sacro. Dunque la ricchezza di quest’uomo è eccessiva, anche perché esibita ogni giorno, in modo abitudinario: «Ogni giorno si dava a lauti banchetti» (v. 19). In lui si intravede drammaticamente la corruzione del peccato, che si realizza in tre momenti successivi: l’amore per il denaro, la vanità e la superbia (cfr Omelia nella S. Messa, 20 settembre 2013).
Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10). Essa è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 55). Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace.
La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza (cfr ibid., 62).
Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.
Guardando questo personaggio, si comprende perché il Vangelo sia così netto nel condannare l’amore per il denaro: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24).
3. La Parola è un dono
Il Vangelo del ricco e del povero Lazzaro ci aiuta a prepararci bene alla Pasqua che si avvicina. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vivere un’esperienza simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammatica. Il sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero, infatti, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si svolge nell’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1 Tm 6,7).
Anche il nostro sguardo si apre all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che chiama «padre» (Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo di Dio. Questo particolare rende la sua vita ancora più contraddittoria, perché finora non si era detto nulla della sua relazione con Dio. In effetti, nella sua vita non c’era posto per Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso.
Solo tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Abramo, tuttavia, gli spiega: «Nella vita tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti» (v. 25). Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilanciati dal bene.
La parabola si protrae e così presenta un messaggio per tutti i cristiani. Infatti il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (v. 31).
In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.
Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi. Incoraggio tutti i fedeli ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle Campagne di Quaresima che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana. Preghiamo gli uni per gli altri affinché, partecipi della vittoria di Cristo, sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vivere e testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua.
Dal Vaticano, 18 ottobre 2016
Festa di San Luca Evangelista
Francesco
SUSSIDIO QUARESIMA PER I RAGAZZI
“Il Regno di Dio è dentro di voi”
“Cari fratelli e sorelle, buon giorno!”. Ormai non riusciamo più a staccarci da questo saluto, cui Papa Francesco ci ha abituati. Ringraziamo Dio di averci donato una guida così buona. Così pure lo ringraziamo dei Santi Padri, che il prossimo 27 Aprile saranno canonizzati.
Davanti a noi sta la Quaresima e la Pasqua: intendiamo offrire alcune linee guida per viverle bene insieme. In quest’anno dell’Eucaristia, il tema “comunione” ha orientato molte nostre scelte, specialmente nel mondo dei giovani. Ci sforziamo di essere più aperti, più
accoglienti, vicini, di superare l’individualismo, sfida particolare del nostro tempo.
Nei mesi di Gennaio e Febbraio abbiamo lavorato per cogliere il tesoro racchiuso nella
Messa, esaminandone ogni domenica un aspetto; ora si tratta di raggiungerne il cuore e
raccoglierne i frutti. Il cuore di tutto è una vita di fede che si fa amicizia con Dio, comunione con Lui, ascolto e cammino alla sua sequela. Il frutto è una vita famigliare e comunitaria
improntata alla tenerezza, al servizio, nel profumo della speranza.
Ma sta cambiando veramente la parrocchia? Stiamo migliorando nell’amore? “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, così che possiate dire eccolo qui o eccolo là, il regno di Dio è dentro di voi”. Per chi sa vedere sono tanti i segni della grazia. Ringraziamo Dio che ci dona ogni domenica la Messa, ogni giovedì la Penitenza, ogni anno la Madonna, ogni giorno la Preghiera, ogni istante la Croce. Il segno più grande della sua Presenza, è la fede con cui viviamo le prove, sopportiamo le sofferenze, invochiamo la salvezza dal peccato. Le gioie della vita sono varie, quelle più profonde, le sole che rimangono in eterno, vengono dallo Spirito. Invito tutti a vivere la Quaresima, particolarmente quel momento nostro speciale, chiamato la “Settimana di Ascolto”.
Don Remo Resca
LIBRETTO PREGHIERA IN FAMIGLIA QUARESIMA
SUSSIDIO CEI QUARESIMA-Pasqua
2013
La Quaresima è il tempo che ci prepara a celebrare la Pasqua del Signore, è il tempo della conversione. La conversione è un atto di libertà che esige la totalità della nostra persona. La persona in quanto creatura capace di riflettere e di ritornare sui suoi passi, prendendo decisioni consapevoli e responsabili. In questo periodo la Parola di Dio ci interroga sulla vita dei battezzati, ci fa ritornare al cuore per prendere coscienza della continua chiamata e riscoprire il proprio battessimo, il mistero della pasqua di Cristo è la nostra Pasqua unita a lui.
Il riferimento del cristiano in questo periodo è sempre l’esempio di Gesù che dopo il battesimo trascorre quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, pregando, digiunando, prima di cominciare la sua vita pubblica.
Perciò in Quaresima, ascoltando la parola di Dio, la Chiesa ci invita, a seguire l’esempio di Gesù vivendo nella preghiera, nel digiuno e nella carità ( l’elemosina), così da dare un senso al nostro agire, rendere visibile con le opere la fede che è in noi e di testimoniare di essere cristiani.
La preghiera è un colloquio intimo con Dio, in cui l’Altro diventa un Tu. Lui stesso ci parla al cuore, dove noi possiamo scoprire il fascino del silenzio: senza il silenzio, infatti, non riusciamo ad ascoltare la sua voce. Perciò è necessario rafforzare il nostro rapporto con il Signore, attraverso la preghiera, in modo particolare in questo tempo di Quaresima, lasciamoci lo spazio necessario per gustare l’amore di Dio che Lui ci riserva. Lui metterà nel nostro cuore un sincero desiderio di novità!
ll digiuno riguarda il corpo, ma non si ferma ad esso, infatti, il digiuno è un mezzo di astinenza, di penitenza e di elevazione spirituale. Con il digiuno ci sottomettiamo umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia. Privandoci del cibo materiale che nutre il corpo, ci aiuta un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. L’ascesi non è solo una negazione di qualcosa ma, soprattutto è un’educazione, un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi.
L'elemosina non consiste soltanto di nutrire chi ha fame, o dare vestiti a chi non ne ha; ma sono tutti i favori che si rendono al prossimo, sia per il corpo, sia per l'anima, quando lo facciamo in spirito di carità. Comprendiamo che noi non siamo proprietari, ma siamo amministratori dei beni che possediamo. Perciò andiamo incontro ai bisognosi riconoscendo in loro il volto di Cristo; Avviciniamo a Dio, avvicinandoci agli altri, l’elemosina diventa strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.
Perciò prepariamoci bene in questo cammino di Quaresima ad incontrare Dio e lasciamoci riconciliare con Lui, affidandoci alla sua misericordia. Questo è “il momento favorevole e non accogliamo invano la grazia di Dio”. Come dice il Santo Padre che «la Quaresima sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell'amore di Dio donatoci in Cristo, amore che ogni giorno dobbiamo a nostra volta ridonare al prossimo, soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno. Solo così potremmo partecipare pienamente alla gioia della Pasqua» .
Suor Pavana
Quaresima deriva dal latino quadragesima: quaranta.
Infatti dura 40 giorni, così come i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto, come i 40 giorni di Mosè sulla montagna, i 40 anni trascorsi dal popolo di Dio nel deserto prima di entrare nella Terra promessa, e i 40 giorni del diluvio universale.
Sono 40 giorni dal Mercoledì delle Ceneri al Sabato santo, poiché le domeniche non si contano. Ogni domenica infatti è memoria della risurrezione di Gesù.
È tempo di conversione, di penitenza e di preghiera sull’esempio dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto
Durante la Quaresima il colore liturgico è quello viola. Nella Messa non si recita il Gloria e l’Alleluia.
I gesti che caratterizzano la quaresima sono :
- Preghiera; dobbiamo pregare di più in questo periodo.
- Digiuno ; per i bambini vuol dire rinunciare a qualche dolce oppure guardare meno i cartoni, giocare meno con i videogiochi per aiutare mamma e papà o fare compagnia alle persone sole.
- Carità; cioè pensare che ci sono persone meno fortunate di noi e che con una piccola rinuncia le possiamo aiutare.
Il mercoledì delle ceneri durante la celebrazione della messa tutti i fedeli si recano in processione davanti al sacerdote. Egli , dopo aver benedetto la cenere con l’acqua santa, ne metterà un pochino sul capo delle persone. Questa cenere è stata ricavata dai rami d’ulivo benedetti la Domenica delle Palme, l’anno precedente e poi bruciati.
Mentre mette la cenere, il sacerdote dice: “Convertitevi e credete al Vangelo”.
Il gesto di ricevere le ceneri sul capo esprime la nostra fede in Gesù
E la nostra gioia di essere accolti e perdonati
Il senso del digiunoSan Pietro Crisologo, Discorso 43: PL 52,320
Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna, abbia misericordia.
Quaresima in famigliaVito Groppelli
LUNEDI: rilettura in famiglia della Parola di Dio ascoltata in chiesa la domenica precedente.
MARTEDI: giorno della carità. Avvicinarsi ad una persona bisognosa di conforto, collega di lavoro, anziani, amici di scuola, ammalati, orfani ecc.
MERCOLEDI: giorno della rinuncia a qualche cosa che ci costa: sigaretta, alcolici, dolci, bibite ecc. Una rinuncia che fa bene.
GIOVEDI: giorno del dialogo con tutti, specialmente con chi non ci è simpatico e ci ha offeso.
VENERDI: giorno della conversione, della confessione, del ritorno a Dio. Il figlio prodigo che ciascuno di noi è deve ritornare al Padre. ASTENERSI DALLA TV.
SABATO: giorno a vivere in compagnia della Madonna. La preghiera del rosario può essere fatta anche durante il lavoro in campagna, nei supermercati e negozi, nelle fabbriche e mentre si
guida.
DOMENICA: giorno in cui la famiglia incontra l'Eucaristia e la comunità cristiana. Giorno in cui si porta l'offerta della settimana destinata al Signore ed ai nostri fratelli bisognosi.
QUARESIMA 2012
QUARESIMA 2011
● Il cammino quaresimale prepara e introduce alla Pasqua di liberazione. È un cammino di fede al tempo stesso personale, dunque interiore, e comunitario, nella misura in cui una comunità cristiana riesce a rendere ragione, di fronte al mondo, delle ragioni della sua speranza.
● Accostarsi ogni giorno, ogni domenica, alle fonti d’acqua viva, chiedere e ricevere il dono della luce e della forza per vivere nella grazia e nella verità, farsi vigilanti affinché la fede non si addormenti, vivere il digiuno come forma di solidarietà concreta: sono tutte tappe di un cammino che impegna e chiede rinuncia a se stessi.
● Il rischio sta nel pensare che i comportamenti e le scelte che caratterizzano questo cammino di vita siano già compiuti, una volta per tutte. No, il percorso quaresimale richiede scelte ogni giorno. La salvezza è un dono divino che chiede cura quotidiana nel volgerci nella direzione del Cristo.
● Ci aiuta in questo la liturgia, le cui domeniche sono altrettante tappe di questo cammino di vita che costruiamo insieme a lui:
– Mercoledì delle ceneri: Dio ci chiama alla conversione. La quaresima che inizia oggi ripropone a tutti i cristiani un tempo di rinnovamento spirituale: quaranta giorni di cammino interiore per arrivare ben preparati alla celebrazione della Pasqua. Le letture bibliche di questo inizio aiutano ad entrare nello spirito del rinnovamento proposto.
– Prima domenica di quaresima: Dalla tentazione all’adorazione. All’inizio della sua vita pubblica Gesù accettò la prova della tentazione, che è esperienza inevitabile anche per ogni essere umano. Perciò preghiamo: Padre nostro, non ci introdurre nella tentazione. Per riaffermare, alla fine, il primato di Dio sulla nostra vita: adorare soltanto il Signore.
– Seconda domenica di quaresima: Chiamati ad ascoltare. Il mistero della trasfigurazione: contemplare nel volto di Gesù la gloria di Dio, ci aiuta a porci in ascolto del Signore, per scoprire la nostra vera destinazione: l’ascolto della parola di Dio, della sua chiamata, attraverso i segni della storia, è il presupposto della fede e della sequela.
– Terza domenica di quaresima: Generati dall’acqua e dallo Spirito. La donna di Samaria, con la sua ricerca dell’acqua, ci richiama il nostro battesimo: in quella donna possiamo anche noi riconoscerci, specialmente per il bisogno di incontrare chi ci salvi e anche per la sorpresa che ci afferra quando avvertiamo i segni della presenza di Dio nella nostra vita.
– Quarta domenica di quaresima: Condotti dalle tenebre alla luce. Siamo condotti verso la luce della Pasqua. Il racconto del vangelo ne riassume la sostanza attraverso l’immagine: l’opera di Gesù non si limita a dare luce a un cieco, ma mette in condizione di diventare diffusori di luce. Il Signore non ci lascia mancare la sua luce, a condizione che riconosciamo la nostra cecità e apriamo il cuore al suo sguardo.
– Quinta domenica di quaresima: Passati dalla morte alla vita. Nella prospettiva della Pasqua, la vita ci è stata data per cercare Dio e per possederlo in eterno. La morte è stata superata dalla risurrezione di Cristo. Per il credente il suo destino è la visione di Dio, nella quale la vita mortale viene trasformata.
– Domenica delle Palme: Obbediente per amore. La liturgia è centrata sul racconto della passione di Gesù. Il cristiano è sollecitato ad unirsi al dolore di Cristo per vivere anche la gioia esuberante della vita che ritorna a fiorire. Questi i sentimenti con cui la liturgia ci introduce al triduo pasquale.
PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Inizia il nostro viaggio nel deserto con un compagno speciale: Gesù. Ma attenzione!
Molte sono le tentazioni che possono insidiare il nostro percorso.
- “Così fan tutti”: seguire le mode del momento
- “Lo farò domani”: non fare il tratto di strada possibile oggi
- “Che barba, che noia!”: vedere tutto il viaggio come una perdita di tempo … un modo per restare perennemente fermi
- “Tutto e subito”: voler raggiungere la meta non appena la base dipartenza è dietro le spalle
- ”Gli altri non lo fanno”, prendendo ad esempio i tanti che sono rimasti comodamente a casa
- “Boh!”: l’indecisione perenne, non sapere mai dove andare … perché prendendo una strada, bisogna lasciarne altre
- “Perché proprio io?”: cambiare strada appena ci si accorge che c’è bisogno di aiuto
- “Mi sento, non mi sento”: andare secondo l’umore del momento
- “Chi me lo fa fare?”: abbandonare il sentiero e prendere scorciatoie appena la fatica si fa sentire
- “Pensaci tu!”: chiedere a Dio di fare tutto Lui al nostro posto
Anche Gesù nel deserto ha subito delle tentazioni:come si è comportato?
Io sono prostrato nella polvere
dammi vita secondo la tua parola.
SALMO 119, 25
IMPEGNO
In questa prima domenica di Quaresima voglio fermarmi insieme a Gesù
nel deserto per imparare a pregare con Lui. Tante volte anche io
rimango affascinato da facili soluzioni ai miei problemi, piccoli o grandi
che siano, ma fermandomi a meditare con Gesù, scopro quanta forza mi
dia la Fede ogni giorno del mio cammino
PREGHIERA
Gesù, Tu ci conosci bene, sai quale è la nostra forza e la nostra debolezza e
noi sappiamo che non abbiamo nulla da temere se restiamo ancorati in Te.
Nel momento della tentazione rendici forti e ispiraci il comportamento da tenere.
SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
Anche dentro ognuno di noi c’è un dono,
paragonato a tutte le cose belle che ci circondano
forse è una piccola cosa,
ma quel dono serve per accendere le stelle del nostro cielo:
si chiama PREGHIERA.
La preghiera è il modo concreto per entrare in contatto con Dio.
COME pregare?
Nel modo più semplice, sull’esempio di Gesù. È preghiera quella che nasce dal
cuore, e che con spontaneità coinvolge Dio nei nostri problemi, nelle gioie, nei
dolori.
DOVE pregare?
In ogni luogo, come faceva Gesù. Ciò che conta è rivolgersi al Padre: allora
amare diventa più importante dell’ ottenere, lodare più del chiedere.
Lampada ai miei passi è la tua parola
luce sul mio cammino
Chi scopre la
tua parola entra nella luce
anche i semplici la capiscono.
SALMO 119, 109-130
IMPEGNO
Anch'io mi impegno a seguire Gesù per salire sul monte della preghiera.
La salita è difficile e faticosa, ma sulla vetta sono insieme a Lui nella luce.
Ecco la forza della preghiera: anche nei momenti più difficili e bui sono
certo che posso farmi avvolgere dalla Luce dell’amore di Dio.
PREGHIERA
La Tua trasfigurazione, Gesù, proietta una forte luce sulla nostra vita
quotidiana e suscita in noi il desiderio di pregare con Te.
TERZA DOMENICA DI QUARESIMA
Di fronte alle difficoltà e alle prove più tremende,
quando sembra che le speranze siano svanite,
Dio non ci lascia soli e accanto a Lui scompare ogni paura.
L’incontro con Cristo trasforma tutta la nostra vita:
è possibile per tutti, in ogni tempo,
perché Gesù è realmente alla portata di chiunque Lo accolga.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
SALMO 17
IMPEGNO
Mi impegno a stare saldamente in piedi sulla roccia della salvezza che
Gesù mi dona. È Lui la roccia della mia salvezza: con la preghiera e la
partecipazione alla S. Messa anch’io posso rafforzarmi nell’amore per il
Signore e nel servizio verso i fratelli.
PREGHIERA
Gesù, insieme agli amici, vogliamo impegnarci a percorrere un cammino
quaresimale di bontà, di aiuto fraterno, per seguire Te, che sei per noi roccia
sicura e salda.
QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
Una catechista aveva raccontato la parabola del padre misericordioso ai
suoi ragazzi. Si accorse però che ascoltavano distrattamente le sue parole;
allora, per metterli alla prova, chiese che gliene scrivessero il riassunto.
Uno di loro scrisse così:
Un uomo aveva due figli, quello più giovane però si era stancato di vivere a
casa, voleva fare nuove esperienze perciò un giorno se ne andò lontano,
portando con sé tutti i soldi. Quando i soldi finirono il ragazzo decise di
tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare.
Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bastone
e gli corse incontro. Per strada incontrò l’altro figlio, quello buono, che gli
chiese dove stesse andando così di corsa e con quell’arnese. Il padre rispose:
“E’ tornato quel disgraziato di tuo fratello, e dopo quel che ha fatto si merita
un bel po’ di botte!”. “Padre, ti aiuto anche io”, disse il figlio. Così, in due, lo
riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo, gli fece uccidere il
vitello più grasso e diede una grande festa, perché s’era finalmente tolto la
voglia di suonargliele a quel figlio che l’aveva combinata proprio grossa!
Ma la parabola di Gesù è ben diversa ...
Mi indicherai il sentiero della vita
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
SALMO 25
IMPEGNO
Tante volte anch'io ho intrapreso un viaggio che mi ha allontanato da Gesù, ma dal
Vangelo imparo che Gesù mi aspetta, pronto a perdonarmi e a condividere il Suo
amore con tutti. So che il Signore mi vuole bene ed attende sempre il mio ritorno
per farmi sentire a casa.
PREGHIERA
Gesù, Tu sei venuto per accompagnarci, per compiere insieme a noi, che spesso ci
allontaniamo da Te, il cammino del ritorno.
Allontanarsi da Te è cadere, abitare in Te è vivere
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA
Giudizio e rispetto
Un maestro spirituale tenne una lezione per spiegare la differenza tra giudizio e
rispetto. Un giovane allievo chiese di poter comprendere meglio. “Va’ nel villaggio di
Tay-Wa-goo e torna a riferirmi ciò che avrai visto”, gli disse il maestro.
La prima cosa che il giovane vide, entrato nel villaggio, fu un uomo che cavava acqua
da un pozzo con un secchio e la gettava via tra i rovi. La seconda fu una giovane donna
che, nascosta tra i fiori, gli sorrideva invitante. La terza un mendicante che,
aggrappatosi ai suoi abiti, gli chiedeva l’elemosina con preghiere da strappare l’anima.
Tornato dal maestro, gli disse: “Dove mi hai mandato, ho visto tre persone che hanno
ferito il mio cuore: un pazzo, una prostituta e un santo di Dio”. “In realtà”, gli rispose il
sapiente, “tu hai visto un saggio, una donna innamorata ed un ladro. L’uomo che
estraeva l’acqua dal pozzo e la gettava via era un saggio poiché il pozzo era avvelenato;
la donna non sorrideva a te ma al suo innamorato, ch’ella sola vedeva di lontano; e il
mendicante, mentre t’incantava con le sue preghiere, con la mano ti rubava il borsello”.
Il giovane si accorse che si era soffermato solo a giudicare l’apparenza. Chiese una
nuova prova e fu mandato in un altro villaggio.
Con sua grande sorpresa, vide le stesse persone che aveva notato nel primo. E fu felice.
Ritornò dal maestro e gli disse: “Grazie a te, o grande maestro, oggi ho potuto
modificare il mio giudizio: ho visto un saggio, una donna innamorata e un ladro”. Il
maestro si adirò fortemente e disse: “Non si possono giudicare le persone basandosi su
quello che dicono gli altri, è una cosa stolta e non ha nulla a che fare col rispetto. Oggi
hai visto un pazzo, una prostituta e un santo”
Pensoso, il giovane fu mandato a visitare il villaggio per la terza volta. Come
supponeva, vide nuovamente le stesse persone di prima. “Che cosa hai visto oggi?”, gli
chiese il maestro al suo ritorno. “Oggi”, rispose l’altro, “ho visto dell’acqua che veniva
gettata fra i rovi, un sorriso di donna e una mano tesa verso di me”. “Questa volta”, gli
disse il maestro, “ti sei limitato ad osservare senza giudicare”.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie,
salva dalla fossa la tua vita
ti corona di grazia e di misericordia.
SALMO 102, 3
IMPEGNO
Qualche volta anch’io sono pronto a giudicare chi ho vicino, qualche
volta ho la tentazione di lanciare per primo la pietra della condanna. Ma
penso a Gesù e alle sue parole, rileggo il suo messaggio di amore e
perdono che parla al mio cuore e, nella preghiera, mi ritrovo insieme a
Lui senza più pietre da voler lanciare.
PREGHIERA
Gesù, Tu sei venuto ad incontrare la nostra miseria sulle strade del mondo.
Aiutaci a non criticare i nostri stessi amici, a non lanciare sugli altri la pietra
del nostro stesso peccato e a vivere nel Tuo amore.
SETTIMANA SANTA
Giovedì Santo
Il Giovedì santo dà inizio al solenne Triduo Pasquale in cui i cristiani fanno memoria della Passione, Morte, e Risurrezione di Cristo dopo i quaranta giorni di preparazione durante la Quaresima. In tre momenti solenni, il Giovedì, il Venerdì e la notte del Sabato, la Chiesa guarda alla Passione, Morte e Risurrezione del suo Signore fermando l’attenzione su ognuno di essi in tre momenti liturgici che dilatano nel tempo il cuore della fede cristiana: la salvezza di Cristo operata mediante il suo mistero pasquale che troverà compimento nell’Ascensione e nella Pentecoste. Nella messa del Giovedì Santo la Chiesa fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, quale mistero d’amore di Gesù per i suoi discepoli. Nei segni del pane e del vino misteriosamente il Signore si rende presente nella sua Chiesa. Questo permette di capire il perché della croce il Venerdì santo: l’Eucarestia anticipa il mistero del dono d’amore di Gesù sulla croce. Il Giovedì santo questo mistero è rivisitato e contemplato attraverso il racconto giovanneo della lavanda dei piedi. Esso permette di interpretare e capire l’Eucarestia e la Passione di Gesù come servizio all’umanità, un amore che si manifesta nel servizio totale verso le creature che Dio ama e vuole salvare. Il gesto simbolico della lavanda dei piedi sta a significare nel suo valore simbolico tutto l’amore di Dio per l’uomo chinandosi a lavargli i piedi con umiltà, con la stessa umiltà con cui si consegnerà alla morte come servo obbediente che “maltrattato si lasciò umiliare…come un agnello condotto al macello” (cfr Is 53, 7).